Quando tocca di riciclare

Per caso ho letto questo post, dove si spiega che a Roma si sta introducendo la raccolta differenziata dei rifiuti. Come in tutti i posti dove ho vissuto, sia in Italia che all'estero, la differenziata si fa separando i rifiuti alla fonte: ogni nucleo abitativo ha ha diversi bidoni dedicati (l'applicazione non è la medesima ovunque, ma il principio è quello) i quali vengono svuotati dall'azienda preposta secondo un calendario stabilito ad inizio anno.

Non so se questo sia il miglior metodo in assoluto, so che al giorno d'oggi praticamente ovunque si faccia differenziata questo viene adottato, e che se lo fanno anche i tedeschi allora sicuramente un senso ce l'ha. 

La cosa bella del post è che uno si aspetterebbe gioia e tripudio, finalmente ricicliamo e rispettiamo l'ambiente. Invece  l'autrice e tutti i commentatori (a parte uno) si lamentano che oh, gli tocca dividere la monnezza, gli tocca imparare a distinguere tra una mela e una bottiglia di plastica e che tutto è così oltre la loro portata.

Soluzione: abolire le vigenti leggi chimico-fisiche e produrre soltanto materiali ugualmente "biodegradabili", in modo che carta, plastica, metallo, cibo e acqua finiscano tutti nello stesso bidone senza bisogno di pensare.

Ma come? Cent'anni che rompono che dobbiamo riciclare e fare come all'estero e quando alla fine cominciamo a fare entrambe le cose, si scopre che non vogliono fare la fatica di avere due bidoni perché è troppo difficile? Eh no, dai, così poi uno pensa che lo pigliate in giro...

Comunque pare che il pagamento della tassa non sia proporziale alla quantità di rifiuto non riciclabile prodotto, ma sia legato al vecchio metodo della metratura della casa: bravissimi, così hanno eliminato il senso della divisione all'origine, cioè rendere la separazione economicamente vantaggiosa.  

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