È
da un tre o quattro mesi che volevo scrivere sulle piste ciclabili
(ognuno ha i suoi pensieri per la testa, ok?) ma poi mi sono informato
in giro e le argomentazioni sarebbero troppe e spiegare tutto in un blog
a voi che siete in ufficio e leggete con l’ansia di dover far finta di
lavorare e tanto non seguite il ragionamento non serve a niente. Quindi
salto subito alla conclusione.
Le
piste ciclabili non dovrebbero esistere. Dovrebbero esserci i pedoni
sul marciapiede e i veicoli sulla strada. Sapete perché? Perché poi
succede come qui al nord, dove i ciclisti - privati dei loro predatori
naturali - sono diventati una setta di bigotti estremisti. E, come tutti
i bigotti, strepitano e puntano il dito contro i peccaminosi
comportamenti altrui, mentre loro si sentono superiori a qualsiasi forma
di diritto positivo o di civile convivenza.
Non
fraintendetemi, anche in Italia i ciclisti ragionano come una setta di
bigotti moralisti, ma poiché l’auto che falcia anche 7 biciclette al
colpo è sempre in agguato, sono troppo impegnati a sopravvivere per
alzare troppo la cresta.
Qui
invece chi va in bicicletta pretende che tutta la viabilità si fatta a
misura dei propri desideri: vuole una strada a parte, blindata e
inaccessibile ad auto e pedoni; vuole che le auto si fermino al suo
passaggio, non sorpassino mai, si fermino sulle strisce pedonali anche
quando si butta senza preavviso sulla carreggiata. Ma, attenzione, il
ciclista nordico sputa su tutte le regole che invoca per gli altri:
passa sempre col rosso, va contromano, attraversa dove non può, corre
sulle zone pedonali.
Se poi comincia a parlare,
allora è la fine. Perché voi credete che lui vada in bicicletta e
invece sta salvando l’ambiente, l’ecosistema, il pianeta. Soltanto
pedalando il suo macinino cigolante col campanello dling dling. Mica scherzi...
Poi, quando si mettono insieme, decidono che devono rompere i coglioni a chi non gli ha fatto niente e fanno la critical mass,
che nient’altro è se non la legge del branco applicata al traffico
cittadino. E si mettono in tanti in mezzo alla strada, ben sapendo che
la Forza Pubblica non interverrà e impediscono alla gente che vorrebbe
mandare avanti la propria vita in santa pace di potersi muovere. Perché
si sa, quando stai salvando il pianeta non importa a chi scassi l’anima.
Ma
la cosa che più irrita dei ciclisti è che nella loro città ideale tutti
dovrebbero andare in bicicletta. I moralisti credono che il mondo sarà
un posto migliore se tutti fanno come loro, dimostrando di non aver
imparato una delle regole fondamentali: se una cosa è bella e funziona,
dipende dal fatto che sono in pochi a prendervi parte.
Se
voi mettete moltissime biciclette per strada, non risolverete il
problema del traffico, ma semplicemente passerete dal problema “traffico
auto” al problema “traffico biciclette”. In conseguenza di alti volumi
di traffico di biciclette si verificano incidenti, code, rallentamenti
esattamente come per le macchine; di seguito arrivano le leggi, i
regolamenti e i controlli di polizia. In Olanda hanno già cominciato a
imporre un limite di velocità di fatto (20 km/h) e in Germania c’è chi
invoca la targa per i velocipedi.
Detto
da uno che usa la bici come principale mezzo di trasporto: lasciate che
siamo pochi a usare la bicicletta. Avere la strada intasata da ciclisti
è il male per chi in bici ci va. Al 99 per sono pericolosi, azzardano
manovre impossibili, non rispettano le regole, fanno quello che vogliono
e vanno dannatamente piano.
Vorrei che i ciclisti fossero pochi, che i pericoli fossero di più e
che si operasse una selezione naturale. Se dovete andare piano e non
volete usare la macchina, prendete il tram. Se volete essere
ecocompatibili, prendere l’autobus elettrico. Se avete paura di guidare
in mezzo alle macchine, state a casa. Se volete usare la bicicletta,
accettate il fatto che esistono le macchine e i pedoni.
Perché
insomma, la bici è bella perché è una delle poche cose rimaste che ti
puoi costruire da te, che ti permette di andare in giro senza che la
polizia ti flashi, ti fermi, ti controlli i documenti e ti faccia
l’etilometro, dove puoi avere ancora il gusto di violare le regole
sapendo di doverne pagare le conseguenze sul proprio corpo.
Invece
se tutta questa mania ecologista prende piede, mi troverò le strade
intasate di biciclette guidate da scriteriati, così aumenteranno gli
incidenti, aumenteranno i controlli, si inaspriranno le regole e alla
fine non potrò nemmeno bere una birra se devo andare in bici.
No, pochi ma buoni, grazie. E niente piste ciclabili.