Insomma, ad essere onesti deve essere ormai trascorso qualche anno da quando ho avuto l'ultima discussione seria riguardo politica, religione, musica e un sacco di altre questioni. Non perché mi manchino gli interlocutori, ma è che mi è passata la voglia. Ci ho messo un po' a razionalizzarne il motivo, ma penso di esserci arrivato.
Ora però voi non offendetevi per quanto sto per scrivere, tutto è inteso "esclusi i presenti", com'è costume.
La voglia mi è passata perché dopo tante discussioni, in internet e nel mondo reale, mi sono reso conto che non c'era alcuna discussione - o dialogo - nel senso platonico: si poteva andare avanti per delle ore e mancava qualunque progresso dalle posizioni iniziali e una completa assenza di condivisione di almeno alcuni punti di partenza. Si può discutere se le orbite dei pianeti siano delle circonferenze con il Sole al centro oppure delle ellissi in cui il Sole occupa uno dei due fuochi, ma per farlo bisogna essere tutti copernicani. Se invece un tolemaico e un copernicano si mettono a dibattere la questione, senza nemmeno accorgersi della differenza di base, potranno andare avanti dei mesi a chiaccherare, ma non ne ricaveranno mai niente.
L'esempio dei copernicani e dei tolemaici lo faccio perché è il classico contrasto tra due opposte visioni del mondo, letteralmente. L'unica discussione che le due fazioni potevano avere consisteva nel convincere l'altro dell'errore e fargli cambiare idea.
Tornando a noi: nel tempo mi sono convinto che le idee politiche, le idee religiose, la musica che si ascolta non sono altro che visioni del mondo. O meglio, sono una mappa della realtà nella quale si distingue ciò che è giusto e ciò che è sbagliato per essere sicuri di stare sempre nel giusto. È ovvio, nessuno vuole stare nel torto e in qualche modo bisogna sapere come evitarlo.
Così, quando qualcuno mi parla di politica, non mi sta esprimendo un'analisi della situazione politica in un dato contesto, ma mi (e si) sta dicendo invece: io voto x e quindi sono nel giusto, quindi sono giusto. Quando qualcuno mi parla di religione, mi (e si) sta dicendo: io credo in y e quindi sono nel giusto, quindi sono giusto. Quando qualcuno mi parla di musica, mi (e si) sta dicendo: io ascolto z e quindi sono nel giusto, quindi sono giusto.
Ma lo stesso vale per qualsiasi cosa vi possa interessare: se entrare in un forum di appassionati di biciclette vedrete gli stessi meccanismi. Il fatto di andare in bicicletta diventa un filtro per interpretare il reale e, ovviamente, chi va in bicicletta si sente dalla parte del giusto, si sente giusto e migliore di chi non è dalla sua parte. Provate a vedere i forum o i blog di arti marziali: stessa cosa, io pratico la tale arte marziale, quindi capisco il mondo meglio di chi non la pratica, quindi sono migliore.
Discutere di praticamente qualunque questione diventa impossibile, a meno che non si vada d'accordo a priori, per due motivi: primo, le visioni del mondo sono autoescludenti. Ma questo non sarebbe un grosso problema, perché in fondo ognuno la pensa come vuole e poi si va a bere una birra. Il vero motivo è che parlare di politica, per esempio, non significa parlare di una serie di eventi e dei loro esiti, ma mettere in discussione la mappa mentale dell'interlocutore, di conseguenza mettere in discussione la sua distinzione tra giusto e sbagliato, di conseguenza mettere in discussione la giustezza stessa dell'interlocutore.
Quando qualcuno vi parla di politica (o di religione, o di qualunque altra cosa), non vi sta parlando di politica, vi sta convincendo della sua giustezza in quanto essere umano. Per contro, se voi non siete d'accordo con lui, non state dubitando dell'idea politica che segue, ma della sua giustezza in quanto persona.
Siccome tutti abbiamo bisogno di queste mappe mentali e tutti abbiamo bisogno di sapere che siamo nella parte giusta della mappa e che quindi siamo persone giuste, avere qualcuno che tenta di rimuovere quella sicurezza diventa destabilizzante. Non possiamo dubitare di essere nel giusto come persone, altrimenti tutta la nostra vita diventa senza senso.
Quindi io non discuto più con nessuno non perché pensi che gli altri hanno torto, ma perché mi rendo conto che significherebbe andare a mettere in discussione la loro persona e la loro consapevolezza del mondo e della realtà. Siccome non direi mai a nessuno che è sbagliato in quanto persona, io do sempre ragione a tutti, a prescindere, così almeno lo faccio contento e so che si sente meglio per avere qualcuno che la pensa come lui.
L'unico problema di questo discorso è che ovviamente è a sua volta una mappa mentale che mi sono costruito io, per essere sicuro di essere nella parte giusta e quindi di essere giusto. E in sostanza, affermando questa idea, cado nel paradosso del mentitore: se tutte le visioni del mondo sono solo mappe mentali ad uso di chi le crea, anche ritenere che tutte le visioni del mondo sono una mappa mentale è una mappa mentale e pertanto se è vera la prima, non è vera la seconda; se è vera la seconda, non è vera la prima.
Il che dimostra che devo scopare di più e pensare di meno.