Per chi è d'accordo sul piano teorico che si stia vivendo un periodo che non è proprio il massimo e che ci sia bisogno di cambiare le cose anche radicalmente, la domanda più naturale è: “sì, tu hai ragione in teoria, ma in pratica cosa si fa?”
Domanda che mi sono posto a lungo e che continuo a pormi, perché non ho una risposta. Cerco però di analizzare la situazione in maniera razionale.
Considerando la realtà secondo il principio di causa ed effetto, la soluzione sarebbe la rivolta armata. Grazie alla rete, sarebbe possibile organizzarsi, coordinarsi e radunare forze a sufficienza, in modo da poter contrastare il monopolio della forza, che è uno dei cardini dello Stato moderno. Sul campo, il risultato sarebbe il seguente:
Quindi, a meno che l'asso nella manica non sia far morire dal ridere l'avversario, non vedo la rivolta armata come una soluzione utile allo scopo. A nessuno scopo, se è per questo.
Che in realtà bisogna pensarci bene prima di mettersi a cambiare le cose. Bisogna sapere cosa si vuole e soprattutto cosa andrà a sostituire il presente. Tradizionalmente siamo stati abituati ad avere le idee chiare. Una volta anche il più improbabile dei rivoluzionari aveva in mente come far funzionare il mondo a venire, a prescindere dalla giustezza o meno delle sue idee. Era l'epoca in cui esistevano le ideologie, un termine che oggi si ripudia con vergogna, ma che ha fatto compagnia alla vita di molti. Non è certo il caso di rimpiangere quei tempi, però in effetti pare che nella gran furia di buttare via le ideologie, ci si sia dimenticati sia di buttare via anche chi quelle ideologie propagandava, sia di sostituirle con qualcosa di meglio.
Il non aver buttato via le persone ci dovrebbe mettere in guardia da molti cosiddetti militanti e dalla classe dirigente che essi scelgono. Se c'è gente che per anni è stata iscritta al PCI, o alla DC, o ai Radicali e che oggi milita per idee del tutto contrapposte, significa che hanno mentito nel passato o stanno mentendo ora. O hanno sempre mentito e continuano a farlo. E questo non esclude che abbiano mentito o stiano mentendo anche a se stessi.
La mancanza di un sostituto alle ideologie è meno grave del fatto di avere dei cazzari patentati come classe dirigente, è fuori discussione. Il fatto è che c'è gente che continua a sperare nella rivoluzione, intesa come capovolgimento dello stato di cose, ma quello che hanno in mente non è esattamente da considerarsi un mondo migliore.
Se escludiamo frange minoritarie tipo gente che crede ancora nel comunismo-leninismo o nel fascismo, quello che si può notare anche senza fare studi approfonditi è che nessuno vuole un vero cambio di sistema. In media, il genere di cambiamento richiesto consiste nel pretendere che lo Stato fornisca una lunga serie di... tutto, in modo che noi non si debba più pensare a niente. Lo Stato e i governi dovrebbero far funzionare l'economia, offrire istruzione eccellente e gratuita, salvare l'ambiente dal riscaldamento globale, promuovere la cultura, fare informazione oggettiva ed indipendente, più tutto quello che di buono vi viene in mente.
Una cosa poco nota, nel senso che tutti fanno finta di non saperla, è che questa concezione di Stato non è l'unica presente nell'universo, ma è nata in un contesto ben preciso, quello dei gloriosi anni 20 e 30. Incominciò col Fascismo, continuò col Nazismo e l'Unione Sovietica e trovò forma più moderata nelle dottrine di Keynes in America. Uno Stato che si intromette, regola e sanziona la vita dei cittadini al fine di regalare pace, ordine e felicità. Come è andata a finire con i primi tre regimi non c'è bisogno di dirlo. Con Keynes, be' pensate che propugnava l'inflazione come tassa occulta per le classi più povere. E che le politiche keynesiane, partite da un innocente “il Governo commissiona lavori anche inutili per avviare l'economia” sono arrivate a creare il tristemente noto “complesso militar-industriale”. E la Federal Reserve Bank, la quale ultimamente non si è certo fatta notare per acume e intelligenza.
Da quello che osservo io (ma non ho certo la pretesa di vedere meglio degli altri), mi pare di capire che le uniche idee per un cambiamento siano o l'utopismo – chiamiamolo così – di chi vota sperando per un non meglio precisato motivo che prima o poi arriverà qualcuno a mettere le cose a posto, e la rabbia di chi vuole uno Stato-padre-padrone che stana i commercianti ad uno ad uno, tassa i ricchi all'75%, stampa cartamoneta senza ritegno, e fa tutte le cose che i socialisti italiani hanno fatto negli anni 80. Oltre a nazionalizzare tutte le industrie. E le banche. E la produzione di vibratori.
Nell'aria sento voglia di Stato totalitario. E l'odore non mi piace per niente. Soprattutto non mi piace che non ci sia nessuno a contrastare l'andazzo. A destra vogliono rendere lo Stato violento con chi non gli garba; a sinistra vogliono una socialdemocrazia dove tutto è in mano ai privati, ma è in regime di monopolio garantito dallo Stato. Chi è escluso, vuole semplicemente che lo Stato gli dia pane e companatico, non importa a che prezzo, fosse anche quello di trovarci in un delirio nazisoviet, basta che siano gli altri a pagarlo.
Se questa è davvero l'aria che tira, allora sinceramente preferisco che le cose restino come sono. Almeno in questa situazione so barcamenarmi. Un branco di politici dediti all'uso di droga e a far soldi mi fanno meno paura di un gruppo di rivoluzionari fanatici e moralisti che hanno deciso di migliorare il mondo costi quello che costi. Io non ho mai avuto problemi con chi esercita potere su di me. Mediamente chi esercita l'autorità è più stupido di me. Se non lo posso combattere, di solito lo frego con l'intelligenza. Se vengo condannato a morte, scelgo a che albero venire impiccato.
Se invece arriveranno i rivoluzionari a portare il bene in Terra, quelli come me sono fottuti: di fronte al rivoluzionario, devi fare dichiarazione di fede. Non basta farsi i fatti propri, è necessario dimostrare che si crede alla causa. Ed io, che una causa non ce l'ho mai avuta e non voglio averla, siccome non sono capace di far finta di averne una, sarei braccato come nemico del popolo.
Perché ai rivoluzionari di tutti i tempi una sola cosa non è mai interessata: la libertà. E a me, la seconda cosa che mi interessa nella vita è la libertà. Io e la rivoluzione siamo incompatibili.
Per questo io vi dico: mi va bene questo mondo che se ne frega di me, di quello che penso e di come mi vesto, se questo significa evitare di avere moralisti rivoluzionari statalisti che possono disporre della mia vita.
Grazie.