Megamind [sneak preview]

Megamind è un film in computer grafica (un cartone animato) che parla dello scontro tra il supereroe Metroman e il villano Megamind, ma dal punto di vista del villano (da cui il titolo). I cliché del genere ci sono tutti, ma proprio tutti, solo che vengono manipolati e riorganizzati in una forma nuova, a metà tra la parodia e l'omaggio. La trama presenta delle ottime svolte narrative e le battute scorrono via piacevolmente.

Se avete una conoscenza almeno basilare di fumetti e della cinematografia che ne deriva vi farete un sacco di risate. I continui riferimenti e le citazioni vi lasceranno talvolta piegati in due. Se invece siete nati dopo il '90 o non sapete niente di supereroi in calzamaglia, probabilmente non vi entusiasmerà se non per quelle poche scene di comicità generalista buona per tutti i palati. Evitate la versione doppiata in italiano, vi perdereste tre quarti delle battute.

Commento finale: storia divertente scritta da nerd over 30 per nerd over 30.

Profilazione di massa

Notoriamente il web 2.0 è un apparato di controllo attraverso cui il turboliberismo socialista intende monitorare i pensieri delle persone per poter vendere loro tutto quello che si può vendere e renderle schiave, creando in questo modo miliardi di poveri senza lavoro che posseggono tutto quello di cui hanno bisogno ed anche di più.

Ma come ci riescono? Sto cercando di vedere come funziona il mio monitoraggio (che è in atto ed è innegabile).

Io faccio ampio uso di Amazon. Amazon conosce il mio vero nome, il mio indirizzo, gli estremi del mio conto in banca, l'e-mail, il mio numero di telefono, i miei gusti, le mie preferenze; sa che ho una Xbox360, sa che ho una bicicletta, sa che mi piace leggere un certo tipo di libri e non altri. Sa tutto di me ed ha tutte le conoscenze necessarie per craccare il mio cervello.

Come? Per mezzo dei “suggerimenti”. Come funzionano? È una metodologia geniale nella sua malvagità. Allora, se io – per dire – compro The Bonfire of the Vanities di Tom Wolfe, Amazon, per mezzo di un algoritmo proprietario e dell'abilità dei suoi psicologi comportamentisti, mi suggerirà tutti i libri di Wolfe. E poi tutti i libri su Wolfe. È o non è un distillato di malvagità liberal-socialista?

Poniamo che io compri, oltre a questo, due libri di due autori prolifici, chessò? IT di Stephen King e Il porto delle nebbie di Simenon. Le prime 30 pagine di suggerimenti di Amazon mi mostreranno esclusivamente i libri di Wolfe, King e Simenon, più i libri su di loro.

Cosa si può fare di fronte a tanta cattiveria? Rivolgersi ai veri cattivi: Google. Si sa che il piano per conquistare il mondo da parte di Google è preparato nei dettagli. Loro offrono servizi gratuiti, in cambio vogliono l'anima degli utenti. Quando avranno raccolto abbastanza anime, formeranno un esercito di immortali con il quale marceranno su Washington, Mosca e Pechino e le conquisteranno.

È tutto vero. Grazie al mio account di Google tengo in piedi il blog, ma utilizzo anche Google Reader, l'aggrumatore di feed che ha una funzionalità splendida: nella versione inglese si possono leggere i cosiddetti recommended items, cioè una selezione di articoli presi da vari blog e siti che provoca immediata dipendenza.

Google attraverso la mia webcam opera uno scanning della retina, risale il nervo ottico fino al cervello e da lì riesce a studiare i miei pensieri e a modulare l'offerta di recommended items. Inoltre, se si fanno delle ricerche su Google mentre si è collegati al proprio account, Google stesso elaborerà le query e il giorno dopo Google Reader vi offrirà una serie di letture che vi constringeranno a offrir loro la vostra anima.

Nel mio caso, una sera ho cercato negozi on-line di biciclette in Germania. I due mesi successivi, Google Reader mi ha bombardato di articoli in tedesco che parlavano di downhill e ricambi da 5000 euro l'uno.

Poi c'è il sito della CIA, quello dove ci si iscrive con il proprio nome e con la propria foto e dove si raccontano le proprie vite, in modo che il Presidente degli Stati Uniti possa rubare la ricetta segreta della peperonata della nonna. Lì si vede la mano dei veri professionisti, la capacità di cogliere i punti nodali dei network sociali più importanti, l'abilità di scoprire le connessioni laddove esse sono celate. Se Tizio conosce Caio e Caio conosce Sempronio, allora Tizio e Sempronio si conosceranno di certo. Oppure un altro metodo è quello di far scorrere all'ignaro utente la rubrica della propria casella di posta elettronica e chiedergli se conosce qualcuno dei contatti che lui stesso vi ha inserito.

E così io ho liste e liste di gente che secondo la CIA è mia amica, gente che non ho mai visto, gente da altri continenti e con la quale mi dovrei tenere in contatto. Una volta mi è stato consigliato di mandare un messaggio a Frau Angelo, che era tanto tempo che non la sentivo.

L'orrore del web 2.0, la cattiveria, la mefistofelicitevolezza del neosocialismo liberista che dispiega tutta la sua potenza. Tremate e pentitevi, combattete e siate pronti a resistere, stanno per conquistarci.

[no seriamente, le cose sono due: o questi metodi in realtà non funzionano; oppure questi metodi funzionano perfettamente con tutti gli altri e non con me, quindi io sono statisticamente marginale, cioè socialmente disfunzionale. Ma siccome i tre esempi che ho portato condividono tutti lo stesso enorme successo planetario, il cerchio si restringe. Merda.]

Fair Game [sneak preview]

Ho pensato di aprire una nuova rubrica in cui vi racconto i film che non sono ancora usciti ma che ho potuto vedere al cinema. Lo faccio come omaggio ai miei lettori, ma anche perché voglio arrivare ad indirizzare il pubblico verso certi film anziché altri, in modo che le major mi paghino per fare marchette.

Non è una rubrica di recensioni, è un tentativo di dare informazioni utili a capire se soggettivamente vale la pena di andare a vedere un film o no.

Il primo che andremo a recensire è Fair Game. Basato su un libro autobiografico, racconta la storia di un'agente della CIA travolta dai giochi politici americani a cavallo dello scoppio della seconda guerra irachena.

Non è un film a tesi e non è un film d'azione. Ritrae il mondo dei servizi segreti fuori dagli schemi del thriller o della cospirazione planetaria, un mondo fatto di persone normali con i pregi e i difetti delle persone normali. Non ci sono eroi e non ci sono cattivi: solo uomini e donne alle prese con la guerra e la morte e le responsabilità che ne derivano.

Un film pacato, sostanzialmente scevro di retorica, in cui la storia si sofferma sulle zone grige, più che sui bianchi e neri. Non è un film per chi cerca azione ed emozioni forti, né per chi è appassionato di cospirazioni impossibili e trame intricate. È un film che tenta di essere verosimile, consigliato a chi ama la geopolitica e il “dietro le quinte” degli affari internazionali.

Commento finale: ottimo prodotto, da guardare senza pretendere di veder svelati misteri nascosti del post 9/11.

Smetto quando voglio

Nel blog del Dr. Manhattan ho scoperto che Enrico Brizzi ha pubblicato un libro. Mi ci è voluto un po' a capire chi fosse Brizzi, poi Google in 0,678 secondi mi ha detto che è quello di Jack Frusciante. Ooocchei.

Il libro esce e di cosa parla? Del Berluscone. Perché Berluscone è talmente avanti da essere diventato un genere letterario a sé (uno scrittore può campare scrivendo polizieschi, o horror, o poesia erotica, oppure scrivendo di Berlusconi. Un caso unico). I topoi ci sono tutti: il palazzinaro, la televisione, Drive-in e tutto quello che fa da contorno. Ora che sappiamo di cosa parla, cosa ci insegna questo libro?

Una verità molto triste. Che nel nostro Paese coloro dai quali ci si aspetterebbe una maggiore apertura ed un più ampio progresso intellettuale sono in realtà quelli che meno vedono e meno sanno del mondo.

Consideriamo l'idea secondo cui Berluscone ha formato... no, deformato l'immaginario e la cultura italiani per mezzo delle sue tv. Soltanto una persona che abbia guardato esclusivamente Finivest/Mediaset può dire una cosa del genere. La televisione italiana trasmette esattamente gli stessi programmi che si vedono in tutti gli altri Paesi democratici/capitalisti. Usa, Uk, Francia, Germania. Anzi Berluscone ha portato in Italia negli anni 80 quello che in America aveva avuto successo durante il boom del secondo dopoguerra, niente di che. C'era un territorio vergine e lui ci è arrivato per primo vendendo patacche dismesse.

Questo la dice lunga. Tutti che guardano fissi Berluscone e la tv, non voltano mai la testa, e poi si lamentano che Berluscone e la sua tv sono dappertutto e controllano tutto. Ma se solo voltassero la testa di 90 gradi, scoprirebbero un mondo intero a cui di Silvio non interessa nulla.

Perché se passi il tempo a rincorrere Berluscone, Berluscone sarà sempre più avanti di te per definizione. Abbiamo internet? Sì. Come lo usiamo? Scrivendoci sopra i commenti a quello che si è visto la sera prima in tv!

Non se ne perdono un minuto: Santoro, Fazio, Saviano, Minzolini, Vespa, tutti tutti tutti i programmi si guardano, dal primo all'ultimo, poi ne scrivono sul blog, poi taggano su Facebook, poi ripostano su Tumblr, infine discutono su Friendfeed. E alla fine commentano: eh in Italia c'è la videocrazia signora mia, comanda tutto la televisione. Se avessimo la banda larga, allora sì che staremmo meglio.

Sì, ma se si provasse un po' a spegnerla? Se si provasse un po' ad usare internet per vedere di cosa discutono, per esempio, negli altri Paesi? A cosa serve internet se poi si legge Repubblica.it o il Corriere.it?

È vero che all'estero la televisione non è un fenomeno così pervadente, ma non è dovuto al fatto che sia intrinsecamente migliore della nostra. È solo che le persone con un livello culturale medio non la considerano. Sanno che la tv produce principalmente liquami tossici, sanno che è intrattenimento a basso costo per le masse e basta, non la guardano. Non stanno tutti i giorni incollati alla tv per poi lamentarsi della tv; non fanno i sociologi da blog; non vanno in giro come i monatti a raccogliere i cadaveri dei lobotomizzati.

Abitando in Germania non vedo la televisione italiana, ma sono sempre al corrente di quello che trasmettono, perché la blogosfera italiana non parla d'altro. Ne parla magari male, ma ne parla. Su YouTube si trovano i video dei programmi. C'è gente che registra i programmi, poi li converte, li edita e li carica su YouTube. Fatica e sforzi e (presumo) fegati grossi a quale scopo?

Perché io voglio la banda larga per guardare Ballarò, vero? Per guardare Bersani in bassa risoluzione?

Internet offre la libertà di esprimersi e creare a poco prezzo. Ebbene, al netto degli sciroccati, di quelli che prevedono la fine imminente della qualunque, cosa rimane? Quelli che parlano male di Berluscone e quelli che parlano male di quelli che parlano male di Berluscone.

È un'ossessione. Eppure sarebbe così facile: smettere di guardare la tv libera la mente, libera connessioni neurali e libera dal fardello di guardare compulsivamente la tv per poter accusare la tv di controllare i cuori e le menti degli italiani.

Tempo da perdere

Non so perché, ma tutte le persone a cui lo dico mi prendono in giro: io guardo e apprezzo Glee. E allora?

Voglio dire, a parte che saran ben fatti miei cosa guardo e cosa mi piace, gli stolti non si rendono conto che Glee è l'unico prodotto a memoria d'uomo in cui i personaggi maschili sono delle persone vere, sane, intelligenti e sensibili, mentre quelli femminili sono tutti delle acide, isteriche, egoiste, ipocrite carrieriste.

Così, mentre gli stolti tentano di mettere in discussione la mia eterosessualità, io affermo che Glee è l'unico vero programma maschilista della storia della tv. E per questo mi piace.

Dai libri sibillini alle righe di codice

All'alba dell'era dell'informatica di massa, la nuova frontiera della cultura pop veniva colonizzata da un nuovo personaggio, il nerd. Caratterizzato da un'intelligenza superiore, applicata principalmente a materie tecnico-scientifiche, e dalla passione per divertimenti ad esse legati (videogiochi, fantascienza, ma anche fumetti e letteratura fantasy...), originariamente il nerd era oggetto di scherno da parte della comunità di pari. Un personaggio quasi negativo.

A distanza di anni, l'immaginario collettivo e la cultura pop usano lo stesso personaggio in maniera opposta, quale figura positiva da valorizzare. L'incapacità di gestire i rapporti sociali viene trattata con accondiscenza, l'incapacità di relazionarsi con le donne diventa motivo di comprensione. Nel 2010 è il nerd che tratta la biondona con alterigia.

15 anni fa questa era fantascienza

La ragione del mutamento è evidente. Poiché le redini del mondo sono tenute da Bill Gates, Steve Jobs, Larry Page, Sergey Brin e Mark Zuckerberg (tutti nerd), poiché costoro controllano le nostre vite, sanno quello che facciamo, dove siamo, chi sono i nostri amici, quante ore di Tube8 guardiamo al giorno, progressivamente stanno trasformando l'immagine di sé stessi: ora siamo nella fase intermedia, quella dei teneri imbranati rubacuori; domani saranno la nuova nobiltà e il nuovo clero, l'élite in grado di far funzionare il mondo informatizzato adorata da una popolazione di niubbi che sa soltanto premere il pulsante “Potenza”.

La religione di domani

La cosa interessante però è il cambiamento sociale che si sta verificando. Ormai sempre più persone che sprecano le loro giornate giocando ai videogiochi e leggendo fumetti si definiscono con orgoglio “nerd”. È interessante perché costoro mancano dell'attributo fondamentale del nerd, l'intelligenza superiore e la passione per lo studio e la scienza, e si dedicano esclusivamente ai passatempi tipici del nerd. Cioè, ci sono persone che si atteggiano a nerd pur non essendolo; come quelli che si indebitano per poter ostentare un'auto da ricchi, sempre più individui ricercano l'accettazione sociale scimmiottando i tratti marginali e esteriori della figura del nerd.

In una completa incomprensione del “fenomeno nerd”, scambiano le cause con gli effetti e dunque credono che l'incapacità di relazionarsi agli altri sia segno di intelligenza, anziché semplice incapacità di relazionarsi. Pensano che leggere fumetti sia un'attività intellettualmente superiore, anziché il passatempo di intelletti superiori. C'è gente che fa finta di essere affetta dalla sindrome di Asperger quasi non fosse una malattia ma un simpatico tratto caratteriale. Che è come far finta di avere la sifilide per far credere di essere grandi amatori.

Insomma, tutto questo è sintomatico di un mondo che sta cambiando le proprie élite culturali ed in cui le classi “inferiori” cercano di emulare alla meglio, nei tratti più semplici ed riproducibili, queste élite. Ed è anche, per i giovani più svegli, la direzione da prendere se si vuole stare abbastanza in alto nella piramide sociale. 

Musica, e sai cosa ascolti

Quand'ero adolescente era tutto più facile. La musica. C'era la radio, MTV, gli amici e qualcuno più grande, per i più eruditi anche le riviste. Era così che si conoscevano i gruppi e i cantanti. E quindi non c'era molto tra cui scegliere: il giro di amici sbagliato e il gusto musicale si riduceva a qualche brano da discoteca o poco più.

Tanto, anche se avevi gusti raffinatissimi, i CD dovevano pur essere comprati. Che sembra banale, ma se non abiti a Milano il negozio di dischi non offre chissà quali eterodossie.

Era un mondo più semplice, era sufficiente avere l'accidente di ascoltare qualcosa che sarebbe stata importata in grandi quantità l'anno dopo ed già eri fuori dalla corrente e ti sentivi escluso o ribelle, a seconda della disposizione d'animo.

Non come oggi con internet e gli mp3, scelta infinita, musica infinita e gratuita senza dover nemmeno mettere la giacca e uscire di casa, signora mia...

Gli è che tutta questa scelta, tutti questi generi, tutti questi artisti fanno confusione, se fossi adolescente oggi non saprei cosa ascoltare. Insomma, posto che la libertà è inutile e dannosa, cosa consigliare ad un giovane musicofilo per orientarsi in questo girone infernale? Come distinguere il valore dall'operazione commerciale? Come capire cosa vale e cosa provoca orrore?

Personalmente applico dei parametri molto rigorosi, che mi permettono di scremare e operare una scelta seria e consapevole. Essi sono:

  1. L'artista deve appartenere al genere con il quale si ha piacere di avere relazioni di natura intima.
  2. L'artista deve suscitare alla vista desideri sconci e impudichi.
  3. L'artista deve avere un look provocante e sopra le righe.
  4. Le canzoni devono essere sufficientemente note da poter essere facilmente trovate nei principali canali di streaming, come YouTube o Grooveshark.
  5. Gli album devono facilmente essere reperibili su Megaupload, Rapidshare e simili.
  6. Le canzoni devono mettere allegria in situazioni come la metropolitana affollata, i fogli excel sullo schermo, amici e colleghi che parlano di politica eccetera.
  7. La musica deve far muovere il piedino o la testina.

Andiamo nel concreto. Dovendo operare delle scelte, come si procede? Nel mio caso, ecco una possibile alternativa che mi si para davanti al momento di riempire il box di ricerca su Filestube.com (da non confondere con Findtubes.com, di cui parleremo magari un'altra volta).

Nicole Scherzinger

Uno famoso

Applicando la tabella di cui sopra, ci troveremo facilmente fuori dagli impicci, perché il punto 1 ci fa scegliere in favore di Nicole Scheringer.

Ma proviamo con una scelta più difficile:

Christina Aguilera

Patti Smith

Altro che difficile... Basta arrivare al punto 2 che già abbiamo operato la scelta migliore.

Questo metodo è in assoluto il migliore ed il più economico. Anche se i sette punti coprono tutte le possibilità, difficilmente si va oltre il punto 3, qualche volta il 4, ma molto di rado.

E per quelli che stanno ridendo: questo post non è ironico.

Graditi ritorni

Ultimamente la cosa più emozionante che mi è capitata è stata una riunione con pranzo in compagnia di un potenziale cliente. A me è bastato fare presenza e lasciar parlare i grandi. Ma è stata una piacevole sorpresa conoscere questa manager polacca, tanto graziosa quanto professionale, parlare di cose serie e concrete. E non ci crederete, ma PowerPoint non lo ha nemmeno nominato.

Ho così tanta voglia di emozioni che sto giocando ad un videogame che di nome fa Favola, dove non si può morire mai e ci sono i boschi e le fate e i laghetti incantati e i mostri da uccidere per salvare i poveri villani per ottenere in cambio archibugi e pozioni magiche. Davvero maturo.

Sto leggendo Sorvegliare e punire, ma non faccio commenti per non spoilerare il finale a chi non l'ha letto.

Il dottore ha pronunciato le parole più dolci che la lingua tedesca possa offrire: kein Tumor. Non ero preoccupato di quello, ma lui mi ha rassicurato lo stesso, perché in fondo lo sapeva che il pensierino girava in background. Immagino di essere entrato nella routine del mondo moderno a tutti gli effetti.

Ho fatto l'apprendista stregone con le partizioni del disco fisso, quindi avete rischiato di perdere il vostro blogger per un lungo periodo. Ma lavorando di lima e martello sono riuscito a mettere tutto a posto.

Dai che si riparte.