100 lire


In effetti non so quanto l'interuebz sia specchio o campione della popolazione, quindi evito sempre di formulare giudizi generali in base a quello che leggo in rete. Però mi pare di notare che qualsiasi argomento generi una polarizzazione che si tramuta in scontro e lo scontro si tramuta in zuffa e alla fine non si sa più di cosa si parla.

Prendete il fatto di andare all'estero. Da un parte ci sono quelli che bisogna lasciare l'Italia che è il posto più schifoso del mondo non come qualunque posto basta che non sia qui io vedo come va ma se non cambia io me ne vado.

Dall'altra ci sono quelli che ma manco per niente è tutta fuffa noi siamo migliori di tutti e quelli che se ne vanno ci fanno solo un favore che come l'Italia non ce n'è nessuna.

Ai miei tempi andare a studiare all'estero o andare a lavorare in giro per il mondo era considerato un privilegio e, soprattutto, una cosa bella. Ci si sentiva fortunati.

Io mi sento ancora così. Sono anni che lavoro o vivo con persone da tutto il mondo, dal Giappone facendo tutto il giro fino agli Stati Uniti. Mi sento un po' un privilegiato, perché so che tanti mi invidiano e vorrebbero essere al posto mio. Non mi sento un martire dell'oppressione italica, non mi sento un cervello in fuga, non mi sento in fuga.

È vero che andando in giro ho capito che l'Italia non è il peggior luogo del mondo. Bisogna essere onesti quando si formulano giudizi: ci sono posti dove si sta davvero peggio, dove si fa fatica a mettere insieme il pranzo con la cena, cose che in Italia ci siamo dimenticati 60 anni fa. È un'offesa a chi sta male frignare su come si sta in Italia. E poi non è neanche vero che le nazioni dell'Europa ricca siano così migliori dell'Italia. Per molti aspetti lo sembrano, ma se si cambia la prospettiva la realtà si dimostra un po' diversa.

E mi dispiace che le discussioni spesso prendano delle pieghe incomprensibili, tra coloro che usano il loro status di “expat” come rivalsa sulle angherie subite alle superiori e coloro che gettano acido su tutto quello che sta loro intorno.

Qualche mese fa ho conosciuto un americano che lavorava per una ONG in Bielorussia. Quando il governo bielorusso ha espulso diplomatici e ONG americane, ha dovuto lasciare il Paese insieme alla moglie bielorussa. Si sono trasferiti in Lituania. Quando mi raccontava queste cose, si è forse lamentato? Ne avrebbe avuto motivo? Probabilmente sì, essere cacciati da un Paese non deve essere una bella cosa. Ma lui no, non si è lamentato. Semplicemente, mi ha detto che a lui piace vivere in Lituania perché, come ogni volta che si arriva in un Paese nuovo, anche i gesti quotidiani non sono più scontati: dove non si parla la lingua, persino fare la spesa diventa una piccola avventura.

Personalmente preferisco mantenere questo spirito, quello che avevo la prima volta che me ne sono andato a zonzo. Godermi la situazione così com'è e, quando non sarà più di mio gradimento, cambiare e cercare qualcosa di meglio. In Italia, in Germania, alle Galapagos o dove sarà.

Vi dico un segreto però: quando leggete dei geni finalmente compresi, non crediate che in realtà stiano facendo chissà che cosa. Nell'azienda dove lavoravo prima Logistics Manager era il ragazzo che si occupava del lavoro “pesante”, cioè di sedie, scrivanie, lampadine, cavi e monitor. Era finito lì dopo aver combianto qualche casino. Capitemi, il suo lavoro serviva a mandare avanti la baracca, però Logistics Manager suona di un bene che se lo sentite pensate ad uno yuppie con il megaufficio e le segretarie in bikini e invece era un tipo bassetto con i guanti da lavoro infilati nella tasca posteriore dei pantaloni.

E un'altra cosa: più o meno dappertutto la gente si assomiglia. Non ci sono più imbecilli qui o lì, la maggior parte delle persone è impegnata a tirare a campare senza rogne, come voi e me, e alla fine ognuno è diverso dall'altro e non c'è modo di sapere come, finché non lo si è conosciuto.

Tranne i tedeschi che portano le birchenstoc coi calzini.  

17 commenti:

Yossarian ha detto...

Quanto ai lavori, francamente mi adatto a tutto se non riesco a fare quello che so fare, che poi non e' nulla di speciale: l'impiegato.

Yossarian ha detto...

Guarda Tommy, io me ne sono andato perche' mi piace girare il mondo. Non credo di doverne fare una questione di orgoglio nazionale e tantomeno sputare fiele sulla mia nazione.

In questi anni di demenziale identitarismo-etnico credo che spesso ci si dimentichi che il mondo e' un posto molto interessante con gente interessante.

Antares ha detto...

Vivo da 5 anni in un Paese che sta a meta' tra Europa e Asia, e' il piu' grande del mondo e fa parte del G8.
I suoi abitanti hanno l'abitudine italica di parlar male della propria nazione e della loro condizione: si sono gia' dimenticati che 15 anni fa (non 60) mangiavano 1 volta al giorno e manco si sognavano le vacanze al mare.
Tutto il mondo e' paese.
E comunque, agli italiani che si lamentano dico: prego, emigrate! di posto al mondo ce n'e' per tutti, e in molti Paesi (compreso quello dove sto io) gli italini sono ammirati e rispettati.

Tommy Angelo ha detto...

Eh eh eh, se dovessi giudicare la Germania in base a quello che sento dire e non in base a quello che vedo, le Ferrovie farebbero schifo, l'autostrada sarebbe praticamente inutilizzabile a causa dei lavori in corso, il costo della vita sarebbe insostenibile, la scuola ormai non è più quella di una volta eccetera eccetera :-)

schatten ha detto...

E comunque le birkenstock coi calzini sono comodisssssime

Tommy Angelo ha detto...

Anche il pigiama e la vestaglia lo sono, ma non è che vai in giro per strada...

Marcus ha detto...

Finalmente un sito tranquillo... volevo dire la mia sui vari expat, non-expat, ecc.ecc... Quello che sfugge a molti (e che stranamente nessuno ha citato) è che all'estero c'è quello che manca qui: più opportunità. Non è che all'estero siano migliori di noi, anzi. Però per molti le prospettive forse sono migliori. Se il "logistics manager" lavora lì, è perchè qui forse starebbe a girarsi i pollici.. figuriamoci un buon ricercatore... Ecco è questo che non mi piace dell'italia, il fatto di presentare poche prospettive (o almeno che all'estero ce ne siano di più).
O sbaglio?

Polaris832 ha detto...

Second me in parte sbagli.
Il Logistic Manager che in realta' solleva scatoloni e disimballa i pallet lo puoi fare anche in Italia,e se ti fai il culo guadagni bene.
Il ricercatore universitario pure (almeno alla facolta' di Giurisprudenza e almeno nella mia vecchia citta'), pero' non so quanti soldi si prenda, forse troppo pochi per farsi l'aperitivo ogni sera dove vanno le matricole.
Se vuoi dirmi che in Italia per mancano le opportunita' per trovare SUBITO LAVORI BELLI E BEN PAGATI, allora per favore indicami i Paesi anche extra-europei dove ioe' e' possibile, che ci emigro domattina...

Tommy Angelo ha detto...

Credo sia una questione di prospettiva. Se tu dici: voglio fare il lavoro X ad Alessandria, hai un certo numero di possibilità di trovarlo.

Se non lo trovi e dici: voglio fare un lavoro nel campo X all'estero, allarghi il tuo spettro di ricerca in maniera esponenziale e quindi aumenti le possibilità di trovare lavoro.

Metti anche che decidi di cercare il lavoro X in un Paese anglofono, per rendere le cose più semplici, hai la possibilità di scegliere tra Usa, Canada, UK, Australia, Nuova Zelanda (altri?). Evidentemente è molto più facile trovare occupazione in questo caso: allarghi la prospettiva e aumenti le probabilità.

Io ho vissuto a Berlino, ma me ne sono dovuto andare perché non c'è lavoro, checché ne dicano sui giornali italiani. Ci sono due università e quindi qualcuno riesce a prendere un dottorato, alcuni vivono facendo "gli artisti" e tutto questo va benissimo, ma va bene per pochi, non puoi pensare di mandare avanti un'economia con Ph.D. e gallerie d'arte underground.

Io ho un amico a Berlino che oltre al Ph.D. fa tre lavori per mantenersi. Non credo sarebbe diversa la cosa in Italia.
A me per esempio di fare tre lavoretti contemporaneamente non andava molto bene e ho allargato la ricerca a tutta la Germania e alla fine ho trovato lavoro.

Poi considera che andare all'estero ha anche dei lati negativi: stai lontando dalla famiglia, dagli amici, devi imparare a vivere in un ambiente diverso: molti tra coloro che hanno studiato e non trovano lavoro non solo non hanno intenzione di fare niente del genere (lecito) ma nemmeno di cambiare città dove vivono. Conosco gente che non ce l'ha fatta a vivere a due ore di treno dalla mamma.

In ogni caso non sto negando che per esempio l'università italiana faccia pena, salvo eccezioni ed eccellenze. E' un dato di fatto purtroppo noto e chiunque abbia un minimo di talento sa che non c'è spazio di manovra.

L'unica cosa che mi viene da dire è che però il dottorato non è l'unica opzione lavorativa, quindi il fatto che in Italia il dottorato non sia un'opzione appetibile non significa che non ci siano altre opzioni.

Anche perché il dottorato o Ph.D. dura due/tre anni: io so di tutta questa gente che prende il Ph.D., ma dopo? In fondo alle università il dottorando fa comodo, lavora per pochi soldi. Ma vorrei anche sapere dopo che fine si fa, perché altrimenti è solo uno spostare il problema.

marcus_cn ha detto...

Si, lo puoi fare anche in Italia; ma se hai 40-45 anni, e la ditta dove lavori tanto bene e sei bravo o delocalizza, o chiude proprio, sei finito. E ne ho visti parecchi (un bravo magazziniere uno l'ho pure assunto io e adesso fa tutt'altro, per cui so bene di cosa parlo). Quello che voglio dire è che in teoria se sei bravo un posto lo trovi, il problema è che mancano proprio i posti. E secondo me le prospettive (qui da noi almeno) sono sempre peggio...

marcus_cn ha detto...

Appunto: o allarghi la zona in cui sei disposto a spostarti, o ciccia. Ma per molti c'è il problema (insormontabile) della lingua, e della famiglia magari con figli che vanno a scuola. "Sono un cittadino del mondo" ci può stare, ma solo a determinate condizioni, la realtà però è un po' diversa...

Tommy Angelo ha detto...

Certo, io non sto dicendo che non ci siano problemi. Se ti licenziano a 45 anni è una rogna, ma non solo in Italia. Quello che voglio dire è che quelli che elogiano eccessivamente l'estero non si rendono conto che trovare lavoro non è "facile", è che ci si rende maggiormente flessibili in giovane età, che è un aspetto fondamentale per trovare lavoro ovunque.

Come dici giustamente tu, quando non puoi più essere totalmente flessibile (età, famiglia eccetera) l'estero non è più una occasione così allettante, soprattutto per i lavori meno qualificati.

Il magazziniere di 45 anni che perde il lavoro, posto che anche parlasse inglese, all'estero avrebbe le stesse difficoltà che ha in Italia, e comunque dipenderebbe da cosa significa estero... se vai a Berlino sei all'estero, ma lavoro non ne trovi.

marcus_cn ha detto...

Non ho detto che fa schifo, certo un po' meglio potrebbe andare... ovvio che c'è chi sta peggio, ma non è questo il punto: è che ultimamente uno può sì arrangiarsi, ma per la miseria bisogna per forza emigrare per trovare un posto decente?
Riguardo al tizio senza arti, mi guarderei bene dal portarlo a esempio di qualcosa: cerca pubblicità, l'ha avuta (per tutti i suoi sacrosanti motivi). Ma non mi dire che c'entra qualcosa con quello che sto scrivendo...
Il problema è che NESSUNO parla del sistema-paese, che è quello che nel medio-lungo termine indica (per chi le sa leggere) le prospettive, e quindi più o meno direttamente giustifica o meno l'ottimismo. A me è li che cascano veramente le balle... basta vedere il teatrino di governo e (peggio che andar di notte) opposizione...

Antares ha detto...

Va bene Marcus, ammettiamo che la situazione in Italia faccia schifo, anzi peggio. Che facciamo? prendiamo corda e sedia e ci impicchiamo? oppure abbassiamo le nostre aspettative e viviamo piu' modestamente? oppure utilizziamo il nostro dna italico, che contiene l'opzione "arte di arrangiarsi"? oppure emigriamo anche con moglie e figli, come i nostri nonni/bisnonni hanno fatto in Usa, Australia, Belgio etc?
Come vedi ci sono molte opzioni. Soltanto mi fa rabbia che ci si dia per vinti, quando gli italiani vivono in un Paese in cui si puo' ancora mangiare 3 volte al giorno, andare al mare, parlare e scrivere liberamente, etc.
Si e' "finiti" come dici tu, soltanto quando si e' perso braccia e gambe. Anzi no ...http://lastampa.it/multimedia/multimedia.asp?IDmsezione=11&IDalbum=29953&tipo=FOTOGALLERY

Antares ha detto...

Anche io sono d'accordo nel dire che il sistema-paese fa schifo, funziona male eccetera. Mi indigno anch'io dei nostri politici e vedo il marciume delle amministrazioni pubbliche. Pero' chiedo: una volta in Italia era meglio? e cosa possiamo fare per migliorare le cose, oltre che smettere di votare sempre le stesse facce?
Il tizio senza arti e' l'esempio di come si possa sempre fare qualche impresa, al di la' della situazione iniziale. Uno senza braccia e senza gambe non soltanto non si dispera, ma attraversa la Manica a nuoto...Pensa cosa potremmo fare noi che abbiamo la salute! Se solo invece di piangerci addosso facessimo qualcosa di concreto tutti i giorni...pensa come cambierebbe in fretta l'Italia! Ma, tolti me e te che almeno discutiamo civilmente, il 90% cosa? maledice il governo e il capoufficio, poi si fa un bel caffe' e tutto resta uguale.

marcus_cn ha detto...

Per il capufficio minchione mi sono licenziato e mi sono messo in proprio, per il governo ci sto lavorando... :-)
Scherzi a parte se a certi problemi la soluzione volendo si trova (e in questo sono d'accordo con te) per altri problemi possiamo fare ben poco, se non manifestare il nostro "disappunto" facendo le valigie.
Ti saluto che sono in partenza e per qualche giorno niente PC.
Buona giornata.

lamb-O ha detto...

Con questo post, hai dato un importante contributo alla mia comprensione di una cosa molto importante. Perciò mille grazie, e perdona l'ermetismo se puoi.