M'avanza un Colosseo

Da qualche settimana sto combattendo, come mi accade ciclicamente, contro un negoziante che ha cercato di imbrogliarmi in maniera puerile, una truffetta di così bassa lega che non so neanche perché ci abbia provato. La mia pazienza in questi casi ha raggiunto ed oltrepassato ogni limite, soprattutto perché, come quasi tutti, vivo del mio stipendio e anche la truffetta da poche decine di euro pesa sul bilancio.

Poi stasera mi arriva questa mail da parte di uno dei grandi capitalisti cattivi, la grande distribuzione che uccide le realtà locali, che sono tanto buone e ti fanno anche i grattini sulla schiena:

On 08/29/2010 06:53 PM, Amazon.co.uk Customer Service wrote:

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Il punto non sono le 5 sterline. Il fatto è che io ho preordinato il tal gioco che sarebbe uscito il 27 agosto. Il 26 agosto mi comunicano che è stato spedito e il 28 agosto (un giorno in più perché il pacco viene dal Regno Unito) mi viene recapitato a casa. Dopodiché, senza che io faccia niente, mi rifondono di 5 sterline perché di sì, perché nel frattempo avevano abbassato il prezzo ancora.

Dove credete andrò a comprare la prossima qualunque cosa mi serva?



8 anni

... che aspettavo.



Psicopatologia della trasferta di lavoro

Sono molto molto depresso.

La trasferta di lavoro mi ha messo di fronte ad una realtà sconcertante. Dato un campione numericamente consistente di esemplari di uomini e messo di fronte a situazioni simulate in cui si trova a dover scegliere tra l'opzione corretta e quella scorretta, immancabilmente il campione sceglierà quella scorretta.

Poiché le opzioni sono due e poiché l'opzione sbagliata si dimostra tale immediatamente (vista l'impossibilità di continuare la simulazione) verrebbe da pensare che il campione di uomini adotti quindi quella corretta. Invece no, il campione persiste nel scegliere l'opzione chiaramente scorretta.

Quel che è peggio, è che se al campione viene suggerita palesemente l'opzione corretta, non la seguirà e continuerà a sbagliare pur sapendo di sbagliare. Pur sapendo cosa deve fare, farà il contrario.

Il soggetto proseguirà ostinatamente nell'errore finché ad un certo punto qualcosa scatta nel suo cervello e cambia azione e passa a quella corretta.

Ho visto ripetersi questo schema così tante volte che mi sono convinto che siamo tutti così. Facciamo cazzate senza saperlo, pur sapendolo e nonostante ci venga detto che sono cazzate. Dopo un po', senza motivo, smettiamo.

Sono molto molto depresso.


IL BLOG È CHIUSO CAUSA TRASFERTA DI LAVORO


L'ATTIVITÀ RIPRENDERÀ DAL 23 AGOSTO P.V.

PER URGENZE RIVOLGERSI A QUESTO LINK

TV Tropes


Siccome per il fine settimana di Ferragosto sarete tutti in vacanza; siccome, per evitare di cadere in depressione a causa dell'elevato numero di parenti e della crisi di astinenza da ufficio, vi collegerete a internet con qualsiasi apparecchio elettronico possibile; siccome tutti gli altri blogger saranno nella vostra stessa situazione e nessuno aggiornerà il proprio blog e non ci sarà niente da leggere; siccome dunque l'internet italiano dimostra di essere uguale a quell'Italia sempre uguale dagli anni '60 ad oggi, e per questi giorni diventa un buco nero in cui tutti sentono il bisogno di non fare assolutamente niente, come se Ferragosto fosse la fusione dello Sabbath ebraico e del Ramadan islamico.

Insomma, se siete lì in spiaggia col vostro Aifon e non sapete come arrivare a sera, vi consiglio un sito imprescindibile (è in inglese, ma è un buon motivo per imparare l'inglese): tvtropes.org.

Avvertenze: vi deve piacere il cazzeggio e vi deve piacere la cultura pop. Se queste cose non vi interessano o se, al contrario, siete tra coloro che, con monocolo e pipa in bocca, discettano con grandi parole sulla valenza iconoclastica dell'ennesimo reboot dell'ennesimo franchise dell'ennesimo eroe in calzamaglia, non fa per voi.

In poche parole, il sito tratta i luoghi comuni, i topoi narrativi, le tecniche di costruzione di film, telefilm e videogiochi. In maniera più o meno scanzonata, dissezionano un telefilm e ne espongono la struttura portante (rendendo visibile il lavoro “manualistico” che sta dietro alle opere di intrattenimento).

Come molti altri siti di questo tipo (ad esempio, Serialmente in Italia) tvtropes.org ha iniziato parlando di Buffy the vampire slayer, man mano allargandosi ad altri telefilm, poi ai film e poi a tutto.

Io ve lo consiglio: ce n'è per tutti i gusti e crea altissima dipendenza. L'altro giorno sono partito dalla pagina ISO Standard Human Spaceship e poi ciao, mi sono perso nei meandri delle flotte spaziali e non ne sono uscito prima di notte fonda.

Sapevatelo.

Voglio diventare grande

C'è una cosa che accomuna i pantaloni corti alla marijuana: in prossimità dei trent'anni sarebbe opportuno che non facessero più parte della vita sociale di un individuo. Da soli a casa va anche anche bene, in compagnia di altri no.

Ci si può depilare con un post-it?

In quanto giovani adulti degli anni '70, i genitori degli anni '80 erano terrorizzati dalla droga (eroina assunta per via endovenosa soprattutto) e tutti noi bambini di allora abbiamo ricevuto una fortissima educazione alla prevenzione, allo stare lontani dagli spacciatori e dagli sconosciuti che distribuivano droga gratis.

Inevitabilmente, quand'è venuto il momento di affrontare da soli il mondo, non avremmo saputo riconoscere uno spacciatore nemmeno se ci avessimo sbattuto contro. Inevitabilmente, eravano del tutto impreparati ad affrontare la questione droga, uso, abuso, dipendenza eccetera. Credo sia per questo che al giorno d'oggi c'è gente fulminata nel cervello che non si considera tossicodipendente perché non si infila un ago in mezzo alle dita dei piedi nei bagni della stazione.

Lo stesso sta succedendo con quelli che hanno orchestrato la campagna dei post-it sulla bocca. Stanno facendo un quarantotto per una legge che verrà, mentre è ormai da anni in Italia la magistratura e la polizia possono chiudere un sito praticamente per sempre a totale discrezione loro, senza processo e senza difesa.

Della cosa se ne sono sempre fregati tutti, perché all'inizio erano misure contro i terroristi islamici i pedofili: tradotto, riguardavano qualche immigrato con le pezze al culo e qualcuno che era considerato talmente rivoltante da non meritare alcuna protezione, nemmeno quelle richieste dalla Costituzione.

È bastato lasciare tempo al tempo e si è arrivati al punto che se uno sciroccato qualsiasi con qualche contatto “importante” vi querela, il magistrato che si occupa della questione decide che il vostro blog, tutto e per intero, deve essere chiuso e fa in modo che il vostro servizio di hosting stacchi la spina.

Mentre quelli che si lamentano del fatto che una legge voglia rendere obbligatoria la rettifica dei contenuti bla bla bla, contemporaneamente è pratica abituale che i blog vengano fatti chiudere senza processo e senza condanna. Nel silenzio generale. Senza post-it.

Ora, nelle questioni giuridiche non metto parola, non mi compete. Però due cose mi paiono chiare. La prima, come ho già avuto modo di scrivere, è che in Italia manca completamente una mentalità dei diritti personali inviolabili, che sono sempre stati considerati sacrificabili in favore del partito, della corporazione e dello Stato. Anche perché pensate che in Italia quelli che si definiscono liberali e liberisti sostengono Berlusconi. No, per dire a che livello siamo.

La seconda è che una situazione del genere (che un blog venga fatto chiudere a tempo indefinito senza una condanna e che nessuno se ne lamenti) è il frutto maturo delle politiche di chi per anni ha chiesto allo Stato tutto. Abbiamo chiesto allo Stato di darci la sanità, la scuola, l'università, le pensioni, la casa, il lavoro, pensando di non dover dare niente in cambio. Non ci siamo resi conto che c'era un prezzo da pagare per tutte queste cose: la libertà. Così oggi, quello Stato a cui ci siamo rivolti mostrandoci deboli ed indifesi, ci tratta come tali: se siamo deboli ed indifesi, è giusto che sia lo Stato a decidere quali blog dobbiamo leggere e quali no. La censura è sempre fatta per il nostro bene, no?

Al pari dei bambini degli anni '80, i difensori della libertà a mezzo post-it non riescono a distinguere la censura e la limitazione dell'espressione del pensiero nemmeno quando ci sbattono contro, perché sono stati abituati a pensare che la censura sia una legge scritta da un Presidente del Consiglio molto cattivo nella quale esplicitamente si ordina la censura. E finché quella legge non c'è, la vostra libertà di espressione può essere calpestata a piacere senza che se ne accorgano.

Concorso di bellezza

Per colpa di qualcuno, non si fa credito a nessuno

Escluso il Ventennio, fanno 120 in 126 anni e ancora la caduta di un governo fa notizia e la gente ne discute. Mah... contenti voi.

Comunque, per parlare di cose serie: avrete notato che sono passato a Disqus per meglio gestire i commenti. Siccome il sistema di commenti nativo di Blogger è troppo rudimentale, e siccome non voglio dover colpire nel mucchio, ho deciso di fare l'upgrade. Sto imparando ad usarlo, se qualcosa non funziona a dovere, portate pazienza.

E visto il post di servizio, ne approfitto per dire la mia su Chrome, il browser di Google, che non c'entra niente ma piace molto ai gio-va-ni. Sto usando da qualche settimana Chromium, la versione open. Come sempre, ci sono pro e contro.

Pro: velocissimo (sia ad aprirsi che a caricare) e i servizi di Google funzionano meglio.
Contro: vedo tutta la pubblicità e gli script dell'intero internèt, cosa cui non ero più abituato (non è che Google si tira la zappa sui piedi, nevvero).

Ho adottato la via di mezzo: per Blogger, YouTube, Analytics e Google Maps uso Chromium, per tutto il resto c'é Firefox. Che però mi sembra la cosa più lenta di sempre.

Tanto vi dovevo.

Ignoranti

Ogni tanto mi faccio un giretto delle blogstar. Più che altro perché spesso sono linkate nei blog che leggo quotidianamente e perché ultimamente al lavoro è un po' fiacca. Così mi capita di leggere spesso e volentieri la tirata contro i veneti ignoranti. Un esempio recente è questo (consiglio di leggere i commenti, molto esplicativi) (un'alternativa è questa).

La maggior parte dei miei lettori, a occhio, non è veneta. Io lo sono. Chi è veneto come me, soprattutto se è nato in centri minori o proprio in campagna, è cresciuto nutrendosi di commenti come quelli del blog di cui sopra (non è che queste blogstar brillino per acume o originalità).

Sostanzialmente gli intellettuali che sentono il bisogno di commentare riguardo al Veneto vi sgranano sempre il medesimo rosario di castronerie.

  1. In Veneto sono tutti bifolchi ignoranti e odiano i negri
  2. In Veneto parlano tutti dialetto, a dimostrazione del punto 1
  3. In Veneto sono tutti ricchi e hanno tutti la fabbrica
  4. In Veneto sono tutti finti cattolici baciapile
  5. In Veneto si lavora e basta

Scrivere e leggere su un blog cose del genere è normale, soprattutto se il vostro blog si dichiara progressista e di sinistra. Ma, come ho scritto, non sono stati certo i blogger a scoprire queste ostinate verità sociologiche: se siete veneti, le avete sentite per una vita.

Di fronte a tali giudizi, potete reagire in molti modi. Uno, molto comune, è quello di cercare di dimostrare che voi siete dei fini intellettuali, che non parlate dialetto, che non avete la fabbrica, che siete atei e che non lavorate. Sarete una delle figure che, ottant'anni fa, potevano vantare una qualche forma di prestigio sociale, perché capaci di leggere e scrivere in un mondo di analfabeti o perché in fortuito contatto con le classi sociali superiori.

Eppure la maggior parte delle persone non sceglie questa via. Se penso alle persone che frequento io, nessuno ha avuto voglia di fare l'intellettuale: qualcuno è operaio, qualcuno è magazziniere, altre sono infermiere o impiegate; c'è anche qualcuno che lavora in proprio, una fabbrichetta, qualche dipendente. Molti vanno a messa la domenica. Si parla dialetto tra di noi. I nostri nonni parlavano dialetto, i nostri genitori parlavano dialetto, noi parliamo dialetto. Non è una scelta o una rivendicazione d'orgoglio, è semplice quotidianità.

Ecco, tutte queste persone, che non sono ricche, che non vanno in giro col SUV, sono coloro i quali i nostri intellettuali progressisti si divertono a trattare come minus habentes. Ma provate a pensare: vi alzate tutte le mattine alle cinque per andare in fabbrica; fate il turno di notte in un centro di assistenza per disabili; vi siete fatti 10 ore sotto il sole a tirar su muri; avete il mutuo da pagare, le bollette, la dichiarazione dei redditi, la macchina che non va, il dentista che costa una fortuna. Voi ci andate anche a messa, ma le bestemmie ve le cavano di bocca. E poi arrivano questi, gente mai vista, gente studià, e vi dice che siete ignorante, che siete razzista, che siete materialista e che pensate solo alle vacanze al mare.

Vi accusano di lavorare, che pensate solo al lavoro. Perché tanto il mutuo si paga da solo, no? Le bollette basta metterle da parte, la visita medica a pagamento basta non pensarci, no?

Vi accusano di essere ricchi, perché non vivete in uno slum da terzo mondo.

Vi accusano di parlare dialetto, come se fosse un delitto, come se faceste del male a qualcuno.

Accusano i vostri nonni di essere stati poveri e non di esserlo più.

Accusano i vostri genitori di essere ricchi (ancora con questa storia? Sì, siete tutti ricchi in Veneto).

E allora cosa fate? Votate per chi dice che invece no, che il dialetto è meglio dell'italiano, che non siete dei bifolchi e che non accettate che qualcuno venga a giudicare il modo in cui siete usciti dalla miseria. E come darvi torto? La Lega non sarà il massimo, ma è anche l'unica opzione, perché la classe intellettuale ha aborrito le proprie origini e si è allontanata da quelli di cui avrebbe dovuto essere espressione, lasciando un vuoto che è stato colmato alla bell'e meglio dalla Liga Veneta e dalla Lega Nord. Così, mentre il Veneto ha prodotto il più celebrato poeta italiano vivente, ci si fa rappresentare da chi pensa che cultura voglia dire cartelli stradali monchi dell'ultima sillaba.

Davvero complimenti, per fortuna che sono intellettuali e progressisti... che poi insomma, almeno una volta c'erano i signori che schifavano i poveri e non era una bella cosa, ma era comprensibile: ricco, studiato, vestito bene, facevate un figurone di fronte ad un povero analfabeta con le mani grosse come un badile e gli zoccoli di legno ai piedi. Ma oggi? Tutta questa gente che non riesce più a trovare il prestigio sociale di una volta, prof, giornalisti, impiegati di basso rango, tutti che si atteggiano con aria di superiorità e additano il popolo ignorante e cafone, mentre il popolo non sa nemmeno della loro esistenza. E accusano il popolo di essere ricco e crapulone, solo perché loro non riescono a pagarsi i vestiti firmati.


Note a margine:

Mi pare che queste bloggostelle siano cresciute a pane e telefilm americani, da grandi abbiano letto i libri americani e, in breve, abbiano assimilato la giusta dose di politicamente corretto. È logico dunque che per loro qualsiasi conflitto tra etnie diventi la lotta tra wasp e afroamericani. Peccato che il mondo non sia l'Alabama, men che meno lo è il Veneto. Basta con questa storia che i veneti odiano i negri e che cercano la purezza del sangue ariano. Davvero, è patetica.

Altra cosa: il Veneto non è l'Inghilterra vittoriana e nemmeno gli Usa della Bible Belt, quindi non esiste nessuna morale sessuale come la si vede denunziata nei libri e nei film anglosassoni. Vi posso assicurare che siamo entrati anche noi, a pieno titolo, nel ventunesimo secolo.

Infine, comprendo che la commedia, con la sua struttura modulata secondo topoi vecchi di quasi 3000 anni e con le sue maschere caricaturali, possa risultare di più facile comprensione per le menti semplici. Ciononostante, Signore e signori rimane sempre una commedia, non un trattato sociologico o antropologico. E farà anche ridere ma non ha più attinenza alla realtà di Arlecchino e Pantalone.