Propositi per il 2012

Lo so, sono in ritardo, però rendo ufficiale il mio proposito per l'anno che si sta srotolando davanti a noi.

Prometto che riderò sguaiatamente e rotolerò sul pavimento in preda alle convulsioni ogni volta che sentirò parlare della meritocrazia che impera al di fuori dei confini italiani.

Se vi capita che vi rida in faccia, sappiate che non c'è niente di personale. È il fioretto.

10 commenti:

michele ha detto...

Aspetta... da quand'è che ti sei trasferito in Francia?? :D

Zuptepi ha detto...

Però a questo punto ci devi dare i dettagli. In quale episodio di raccomandazione spinta ti sei imbattuto?

Tommy Angelo ha detto...

Di raccomandazione non posso parlare per certo, perché mi mancano i dettagli. Ai miei occhi sarebbe una l'unica spiegazione, ma non lo posso dire.

Siccome è da un po' che sono qui in Germania, ormai mi sto abituando alla completa incapacità dei piani alti di riconoscere i meriti a chi li ha.

Se il nostro sistema è piagato dalla raccomandazione, il loro è piagato dall'ottusità. Solo che il nostro almeno ha un senso (uno scemo è lì perché ha gli amici giusti); il loro non ha nemmeno senso.

Andrea ha detto...

Vivendo in Inghilterra una delle prime cose che ho imparato che la raccomandazione e' da pezzenti, il networking e' da fighi. It's all about semantics ;)

Complimenti per il blog.

Andrea

Tommy Angelo ha detto...

Grazie Andrea :-)

Io da quando sono qui ho imparato che ci sono due generi di leccaculismo. Quello fatto ad arte, tipicamente italiano. E quello interiorizzato, tipicamente nordico.

Quest'ultimo è tale per cui non si esercita a livello cosciente, diventa uno stile di vita e un approccio alla vita che ti tramuta, senza che tu lo sappia, in una bagascia da pochi soldi.

Almeno il leccaculismo all'italiana è una strategia di sopravvivenza. Discutibile quanto si vuole, ma è una risposta all'esigenza di tirare a campare e quindi comprensibile, se non giustificabile.

Il networking invece è una cosa viscida che ti si attacca addosso, infetta chi ti sta attorno e rende la vita delle persone miserabile.

Non è bello vivere strisciando.

Zuptepi ha detto...

Ma quindi anche in Germania se c'è bisogno di assumere qualcuno non si mettono annunci ma si sparge la voce tra amici degli amici e parenti dei parenti? Questo per me è il vero tarlo del sistema italiano. Se non conosci nessuno parti svantaggiato dall'inizio...

Tommy Angelo ha detto...

No, non funziona come in Italia. Le assunzioni per lo più avvengono tramite ricerca (per lo più). Il problema sorge quando si è dentro l'azienda, dove la capacità di fare networking (cioè di crearsi una rete di relazioni, in italiano "leccaculismo") è decisamente più importante di saper lavorare bene. Nella mia limitata esperienza, saper lavorare è un grosso svantaggio sul lavoro e quando vedo qualcuno fare carriera sono abbastanza sicuro che sia un incapace.

E' anche il motivo per cui in Germania non c'è disoccupazione: il sistema diventa così poco produttivo che c'è bisogno del triplo della forza lavoro effettivamente necessaria :-)

Zuptepi ha detto...

Ah, vedere un tedesco fare il leccaculo dev'essere materiale per sociologi. Loro così attenti a mantenere le distanze e a farsi i fatti propri. Non avevo mai avuto testimonianze dirette della vita aziendale in Germania, ma come fa il Paese a non sprofondare se sono tutti così mediocri?

Tommy Angelo ha detto...

Risorse naturali, industria pesante ereditata dai tempi di Bismark e forte aiuto politico durante la Guerra Fredda (infatti la Germania dell'Est non è per niente meglio dell'Italia, anzi la chiamano "Mezzogiorno", con la parola italiana).

Da quando è finita la guerra fredda infatti la Germania non è esattamente lo stesso Paese di cui abbiamo lo stereotipo e sta gradatamente ridimensionando tutto l'apparato similsocialista che permetteva a tutti un tenore di vita abbastanza alto.

C'è anche da dire che la vera differenza con l'Italia è che, da quasi due secoli, anche le classi sociali più basse godono di un'istruzione migliore, più differenziata e molto più adatta a formare persone adattate a entrare nel mercato del lavoro. Se si può parlare di mediocrità, lo si può fare nel senso che mediamente c'è un assestamento del livello complessivo dei lavoratori e delle industrie su uno standard che permette di stare comunque sul mercato.

In Italia siamo ancora alle prese con la mentalità "o università oppure istituto tecnico e in fabbrica a 19 anni", abbiamo punte di eccellenza e abissi di vergogna e questo si riflette su chi poi arriva sul mercato del lavoro.

E non dimenticare mai che, sempre per questioni storiche che risalgono a prima dell'unificazione, la Germania ha un apparato statale che funziona bene, sopperisce alle mancanze del privato e non costituisce quell'enorme palla al piede che è in Italia.

Zio Effe ha detto...

Siete forti, voi emigrati all'estero per intelligenza. Vi stimo un po', anzi, mi fate schifo, ma molto meno di chi l'emigrazzione la minaccia e basta, e poi non emigra con la precipua raggione che se vieni schifato in Italia è facile che ti schifano anche all'estero.