Il mio post natalizio ha creato una tempesta in un bicchier d'acqua, provocando sdegno tra gli atei lettori e simpatia tra i credenti lettori. Credo sia un segno dei tempi e, se fossi religioso, penserei che il giorno della disvelazione è vicino, perché se un ateo fa successo tra i credenti, allora il prossimo passo saranno fuoco e zolfo che piovono dai cieli, fiumi e oceani che bollono, quarant'anni di tenebre, eruzioni, terremoti, morti che escono dalle fosse, sacrifici umani, cani e gatti che vivono insieme, masse isteriche! E io non sono pronto, francamente: urge quindi un post da far rizzare i capelli agli amici credenti.
Spazziamo via ogni dubbio. Io vivo in condizione di peccato mortale. Non è proprio una cosa da poco, perché mi aspetta l'inferno per l'eternità. Commetto peccato mortale in violazione dei seguenti Comandamenti:
Primo: ateismo
Secondo: nome di Dio invano
Terzo: mancata santificazione delle feste
Sesto: fornicazione, concubinato, contraccezione, masturbazione, pornografia
Nono: qui dipende. Se il mero desiderio è perseguibile, allora sì. Se invece è punibile solo il tentativo o la consumazione, allora no. Se una donna che vive in concubinato è considerata d'altri, allora sì, altrimenti no.
Considerato che io sono cattolico a tutti gli effetti, in quanto cresimato, credo di poter affermare di essere in a world of shit. Se ci fossi stato io sul crocifisso a fianco di Gesù, il Figlio dell'Uomo mi avrebbe guardato, avrebbe sospirato, scosso la testa e avrebbe esclamato “Eloi, Eloi, lema sabactàni?” Invece, siccome c'era un delinquente della peggior risma, gli ha promesso un posto in Paradiso e se l'è presa con Suo Padre perché gli stava dando soltanto l'onnipotenza e l'onniscenza. È proprio vero che i figli dei ricchi non si accontentano mai.
Nei commenti al post, mi è stato chiesto cosa possa significare per me un augurio di buon Natale. Che poi la domanda in pratica si può riaggiustare e diviene: come fa un ateo, un agnostico, un non credente a vivere in un mondo di credenti? Io parlo per me e quello che dico non ha valore universale, prendetelo per come viene.
Io non ho nessun problema a convivere con la religione. Principalmente perché so sempre come comportarmi. Se vado a Messa (matrimoni e funerali) so cosa fare in ogni momento. Non devo aspettare che tutti siano in piedi per alzarmi anch'io e non vengo colto di sorpresa quando un forestiero mi porge la mano. Potrei anche partecipare attivamente a tutta la cerimonia (che so a memoria), ma non lo faccio per rispetto, visto che non credo. Invece tutti i non credenti che ho conosciuto sono tali perché i loro genitori non lo erano, a differenza mia che non lo sono per scelta. Non conoscono né la religione, né i suoi riti, né i suoi precetti, ma si trovano a vivere in un mondo che è profondamente segnato dalla religione. Col tempo ho imparato ad accettare il fatto di vivere in un mondo che non è fatto a mia immagine e somiglianza. Se quasi tutti intorno a me sono religiosi ma io no, ho due scelte: considero tutti un branco di idioti ritardati ignoranti creduloni, oppure accetto il fatto di appartenere ad una minoranza e santa pazienza.
Negli anni ho aggiunto il rispetto. C'è chi la pensa in maniera diversa dalla mia e, anche se non sono d'accordo e sono fermissimamente convinto di aver ragione, comprendo che potrei anche sbag... sbagli... sb... sba... glia... sbagliare.
Ho fatto le medie dai preti e ricordo che una volta il professore di religione ci chiese se la dimensione autentica della religione fosse quella intima o quella pubblica (non usò queste parole, riporto solo il senso). Noi belammo all'unisono che la religione era un fatto intimo di rapporto diretto con Dio. Povero professore, una classe di protestanti che non sapevano nemmeno di esserlo. Comunque, ci disse che sbagliavamo, perché la dimensione della religione (cattolica, ovvio) era parimenti intima e pubblica, perché l'aspetto più importante per il cattolico è la Messa, che è appunto il momento comunitario per eccellenza. Allora ero troppo giovane per capire davvero cosa intendesse, ma col tempo ci sono arrivato.
Come tutte le espressioni dello spirito umano, anche la religione è divisa in due gruppi: il gruppo minoritario che ha un approccio problematico, ed il gruppo maggioritario non-problematico. I primi sono coloro che hanno la vera fede, che studiano i testi, la storia, la filologia, la filosofia e che vivono l'esperienza religiosa in maniera piena. Gli altri sono i religiosi senza coscienza che vivono la fede come fattore sociale, come garante del sistema morale vigente e come serie di riti pubblici che scandiscono la vita del proprio gruppo. Questa bipartizione è comune a tutti i gruppi umani. Anche tra i comunisti c'erano i pochi che studiavano gli autori, l'economia e la storia, e i molti che gridavano in piazza e pensavano che Marx avesse in mente lo Stato sociale.
C'è insomma nella maggioranza delle persone la necessità di ordinare la propria vita sociale attraverso l'instaurazione di riti a carattere ciclico comunitario. La messa, la processione, le feste comandate. Ma anche i comizi con il capo partito che predica, le manifestazioni che altro non sono che processioni con un simbolo diverso alla testa, le celebrazioni come il primo maggio, il 25 aprile, il 4 novembre. I canti, siano essi Symbolum 77, l'Internazionale o l'inno di Mameli.
Non c'è alcuna differenza tra il 25 dicembre e il 25 aprile, perché sono riti annuali che assolvono alla medesima funzione, cioè rinforzare i rapporti tra membri dello stesso gruppo. Il teologo cattolico non partecipa alle processioni e non costruisce il presepe come mezzo per avvicinarsi a comprendere Dio, così come lo storico non partecipa alle celebrazioni del 25 aprile per studiare meglio la seconda guerra mondiale.
Per tornare a me: 25 dicembre, 25 aprile, 4 novembre, 2 giugno, 20 settembre, I maggio, Pasqua compleanno, anniversario sono ricorrenze sostanzialmente vuote, perché non esiste nessuna realtà al di là di esse. Per chi crede ai sistemi dottrinali cui appartengono, significano qualcosa; per me sono semplicemente l'espressione di un'esigenza umana insopprimibile, che però non è mia.
Comprendo tuttavia che scambiarsi gli auguri a Natale e a Pasqua serva alla mia relazione con gli altri e quindi lo faccio, perché nel sistema sociale in cui viviamo le cose funzionano così. Perché quando faccio gli auguri a mia zia che va a messa ogni domenica e lei li fa a me, non stiamo discutendo una posizione teologica, né stiamo affermando degli articoli di fede. Lei non mi sta dicendo “sono cattolica e te lo dimostro” e io non le sto nascondendo il fatto di essere ateo. Stiamo semplicemente rinforzando il nostro legame nel modo codificato dalla nostra cultura. Se io non le facessi gli auguri, la sua percezione non sarebbe “ah, quindi sei ateo”, ma sarebbe “ah, ma che bel maleducato”.
Farei lo stesso in casa di musulmani, cioè adotterei le forme codificate di rispetto che vigono in quel gruppo, qualora dovessi esserne all'interno. Così come se entro in una sinagoga indosso la kippah non perché voglia far finta di essere ebreo, ma perché mi adatto al gruppo sociale in cui mi trovo e ne adotto le forme rituali.
L'idea che partecipare a questi riti sia un'imposizione della società cattiva che riduce le libertà del singolo è una sciocchezza sesquipedale. La nostra vita è intrecciata a quella degli altri e ci sono delle modalità attraverso cui organizziamo la socialità. Non sputiamo a terra, diamo del lei a chi non conosciamo, cediamo il passo alle signore, non gridiamo al cinema, facciamo gli auguri di compleanno ad amici e colleghi. Sono tutti comportamenti privi di significato oggettivo e sono un'imposizione della società sul singolo, al pari degli auguri Natale. Immagino che anche il più incarognito dei mangiapreti andrebbe al funerale religioso di una persona cara, come forma di rispetto e ultimo atto di vicinanza. Non occorre essere credenti per andare al funerale. E nessuno obbliga a partecipare. Ma se non si partecipa, si capisce cosa si sta infrangendo. Io applico questo concetto a tutte le feste comandate. Potrei starmene in Germania ed evitare il casino delle feste e scendere invece quando mi fa più comodo, tanto cosa cambia, io nemmeno sono credente... Invece scendo, sto con la mia famiglia e faccio gli auguri a zie, cugini, vicini di casa e a tutti quelli che mi capitano a tiro. Perché so che sono felici se lo faccio e mi sembra così disumano privarli di un po' di affetto solo perché ho deciso di essere diverso dagli altri.
Se invece qualcuno crede di essere più sveglio degli altri perché non va a Messa, se crede di essere più intelligente perché non fa gli auguri di Natale, probabilmente l'unico risultato sarà di vivere una vita con la gastrite e di non accorgersi di fare le stesse cose di un cattolico medio: partecipare alla liturgia settimanale, andare alla processioni vestito di viola, citare a vanvera la Bibbia civile, inventarsi forme diverse di moralismo d'accatto. Credo che prima di affibbiare i gagliardetti di stupidità ai credenti, bisogna essere sicuri di non averne una medaglia appuntata al bavero. Ma siccome si nota di più la pagliuzza nell'occhio altrui che la trave nel proprio, consiglierei di lasciare a terra la pietra, perché di solito l'adultera non ha commesso più peccati di noi.
16 commenti:
Primo punto: complimenti per il post, mi è piaciuto molto.
Ok, proseguo, io sono cattolico, un cattolico a cui piace molto la filosofia, per cui con tendenze eretiche, di quelli che, se fosse vissuto nel medioevo, sarebbe finito a vedere cuocere le proprie chiappe molto prima di tanti che si definiscono "atei". Anche io faccio il gioco dei comandamenti infranti su di me (uso la versione scolastica semplificata degli stessi, che è più facile da maneggiare):
1. Io ho molti "miti", non nel senso di persone, quanto di aspirazioni che diventano ragione di vita e divengono essi stessi una sorta di divinità all'interno del pantheon della mia vita.
2. Sul lavoro o giuocando a calcio/calcetto, la bestemmia scappa e anche in modalità fragorosa. Io, però, da credente, faccio un gesto che ha un significato di ribellione (non mi inoltro in alcuna disputa teologica, però si potrebbe discutere per ore su questo), mentre se uno si professo ateo non fa altro che seguire una convenzione, è come maledire "l'unicorno alato"...
3. Vado a messa (quasi) ogni domenica, ma soprattutto perchè è l'unica mezz'ora in cui posso "stare con me stesso" (lo so è una frase da tipico fricchettone sciroccato, ma non riesco a elaborare niente di meglio), in cui non vengo "disturbato" da nulla di "esterno"; per cui, tecnicamente, non è che santifichi un bel niente...
4. Spero di farlo...
5. Punto critico: io ogni volta che compio qualche atto drastico sul mio lavoro, io "uccido" finanziariamente il mio debitore o commercialmente il mio avversario; non è che sia molto dissimile da ficcare un coltello in pancia o nel petto a qualcuno...
.... Continua ....
... continua ....
6. Ho avuto una figlia prima del matrimonio (in chiesa) e ho sempre usato tutti i metodi contraccettivi... sono favorevole all'aborto, ma non credo riuscirei a consentirlo se mi fosse prospettata la necessità (spero di non dover mai essere messo di fronte a questa scelta).
7. Nel momento in cui so che sto prospettando un certo risultato per un contratto che mai si realizzerà a pieno, non sto forse rubando? Nel momento in cui sto facendo pagare più di quanto vale un immobile, seppur in maniera del tutto legale, non sto forse rubando?
8. Quando assicuro che tutto andrà bene, sapendo che la catastrofe è dietro l'angolo, lo sto contravvenendo?
9. Questo per me è impossibile... internet is for porn...
10. Non ci sarebbe ambizione se seguissi questo comandamento, non desidererei di migliorare costantemente la mia posizione sociale... è quasi impossibile da non contravvenire, anche senza scadere nell'invidia.
Non è semplice essere credente...
Beh, comunque la Geenna non può essere peggiore della visione di un qualsiasi film di Moccia messo in loop...
Cordialità
Attila
Ehm... mi scuso per la lunghezza del commento in due parti, ma, se non si è notato, il post mi ha molto colpito.
Rinnovo le cordialità
Attila
in primis: non prendermi mai troppo sul serio.
in secundis: hai avuto successo tra i credenti così come romano prodi lo ha avuto tra gli atei coniando la definzione di cattolico adulto: tu, nel post precedente, hai fatto lo stesso percorso ma dalla parte opposta. un po' come giuliano ferrara che si proclama ateo ma fa di tutto per non sembrarlo. e sono contento di alcune di queste precisazioni.
terzis in fundo: io sono stato cresimato in giovanissima età, per esemplificare i valori dei cattolici italiani mia madre mi propose di farlo al fine di organizzare una grande festa (per la sua gioia) e ricevere tanti regali (per la mia), e dieci anni dopo mi sono "sbattezzato": un po' per abbassare le statistiche degli "italiani cattolici al 97%", un po' per onestà intellettuale. e un po' per far dispetto a mia madre.
accetto di essere minoranza, è tutta la vita che sono minoranza, e so benissimo come comportarmi nelle occasioni religiose dato che mi sono fatto OTTO anni di suore (mannaggia al clero) ma nel tuo post precedente, per quel che vi avevo letto io, c'era un orgoglio laico nel rivendicare il "buon natale": quello assolutamente no.
passi la buona educazione con la vecchia zia o col capufficio, passi la compagnia con mamma e nonni ma io, ad esempio, alla mia ragazza ed ai miei amici non ho fatto auguri di natale. anzi, ho mandato a fare in culo chi me ne faceva.
probabilmente a formare questo mio pensiero è stato il mio passato di cattolico fervente: a dodici anni facevo la morale ai miei zii che consideravano il natale un'occasione per stare insieme, bere e giocare a carte, e ora non me la sento di appropriarmi di una festa religiosa che non sento più mia proprio per rispetto ai pochi che ci credono veramente.
sarò strano ma tendo a considerare il buon natale detto da un ateo alla pari di un rabbino con la kefiah: improprio.
riguardo ai rischi delle derive statali, sui quali ci siamo già scontrati, ho citato il 20 settembre così come avrei potuto citare il 25 aprile o il 2 giugno (sebbene sul 2 giugno abbia le mie idee), poichè viviamo in italia, non più nello stato della chiesa.
puoi parificarle dal punto di vista sentimentale e personale, certo, ma allo stesso modo io mi sento degradato a fare vacanza l'8 dicembre.
mi sembra più sciocco fare festa per un dogma istituito meno di 200 anni fa da un uomo, roba che non sta neanche nelle SS (sacre scritture), piuttosto di una ricorrenza nazionale che ricorda i morti per la guerra di liberazione: se tu le metti sullo stesso piano... che devo dirti? de gustibus.
non che mi sia sentito coinvolto dalla tua chiusura ma, al di là delle battute e dei ragionamenti filosofici che non sto qui ad iniziare, tengo a precisare che rispetto qualsiasi credo religioso: rispetto chi crede in dio e gesù, in allah e maometto, in satana e capezzone e li metto tutti sullo stesso piano.
l'importante è non sfociare mai nella violenza. e magari evitare di succhiare tre miliardi di euro l'anno dalle casse dello stato italiano.
un po' materialista, lo concedo: ma che vuoi farci, sono ateo... "e di vil pane si campa". (cit. Attila)
"Non sputiamo a terra, diamo del lei a chi non conosciamo, cediamo il passo alle signore, non gridiamo al cinema, facciamo gli auguri di compleanno ad amici e colleghi."
parla per te.
"È proprio vero che i figli dei ricchi non si accontentano mai. "
ahahah!!!
be', su questa dieci e lode!!!
Ciao, è la prima volta che commento un tuo post e lo faccio con una grande convinzione: credo di poter affermare che se tutti ragionassero come te probabilmente le guerre non esisterebbero! Dici che l'ho sparata troppo grossa?
Non credo di esagerare perché nelle tue ferme convinzioni, nelle tue affermazioni a volte un po' forti o irriverenti (dal punto di vista di un Cattolico) e nel tuo modo di comunicare agli altri quello che pensi non manca mai un profondo rispetto nei confronti di chi legge.
Esiste nei tuoi ragionamenti un eccezionale armonia tra quello di cui tu sei convinto e quello che in cui gli altri credono. Non mi pare cosa da poco. Penso che diventeró un tuo assiduo lettore!
Ciao, Antonino.
P.S.
Ovviamente Buon Natale e buon anno nuovo.
"Credo che prima di affibbiare i gagliardetti di stupidità ai credenti, bisogna essere sicuri di non averne una medaglia appuntata al bavero."
Esatto. Bravo.
Ho apprezzato davvero tantissimo Tommy.
Un post lucido, pacato ma tagliente e in linea con una tradizione di tolleranza liberal -democratica che mi appartiene in toto e che in questi tempi di fanatismi si sta diluendo anche nelle filosofie politiche di chi queste tradizioni dovrebbe difenderle.
Io non sono credente, anzi, diciamo che non sono religioso nel senso tradizionale del termine ( ho tuttavia una mia particolare visione della spiritualita', che senza offesa, sono cazzi miei...) ma sarei pronto a battermi per difendere la liberta' di culto.
L'ateismo di stato e' pericoloso e sinistro quanto la religione di stato.
Fra l'altro, l'ateismo d'assalto non mi piace per nulla.
Posto che si dia a Cesare quel che e' di Cesare, credo che sopprimere quello che e' un istinto e un anelito insopprimibile dell'animo umano, sia un grave e reazionario errore.
Fra l'altro c'e' sempre il rischio che la repressione scateni un estremismo opposto e anche peggiore.
Vedi URSS ed ex repubbliche islamiche.
Bel post.
Attila, la cosa brutta di essere cattolici è che, se non si è santi, si è sempre peccatori. La cosa bella è c'è sempre il perdono e la possibilità di ripartire. Quindi ogni peccato è al contempo gravissimo e perdonabile. Non lo devi fare, ma se lo fai sei in qualche modo scusato.
Ne discussi con una mia amica tanti anni fa. Noi poveri ragazzi di campagna venivamo educati secondo un codice morale molto duro: da piccolo dovevo inventarmi i peccati davanti al confessore, perché onestamente a 10 anni non sapevo cosa dirgli di così grave. Ci insegnavano che avevamo torto a prescindere, e a chiedere scusa a prescindere.
Chi non è cresciuto in questo ambiente si riconosce subito: sono quelli dei “diritti” (diritto di che? A noi insegnavano che si doveva ringraziare anche per il cibo sul piatto), quelli che vanno in piazza a chiedere al governo posti di lavoro e una fettina di culo col limone.
Noi abbiamo sconfessato gran parte dell'impianto dottrinale che stava dietro a quegli insegnamenti, ma siamo tutt'ora convinti che quell'educazione ci abbia fatto bene, più che bene. E riusciamo anche a spiegarci molte cosine che si vedono a questo mondo.
ed*, ora capisco, hai studiato dalle suore. Sinceramente, non ho mai capito perché la Chiesa non tolga di mano alle suore l'insegnamento dei giovani: nel 100% dei casi sortiscono l'effetto contrario a quello voluto, formando i peggiori mangiapreti in circolazione. Capisco gli asili, ma se guardo a tutto il resto, potrei anche pensare che le suore siano una quinta colonna del Nemico, votata al martirio pur di distruggere la fede cattolica.
Vaticano, per duemila anni non hai lasciato alle donne né l'accesso al clero né all'educazione, ci sarà un motivo, no?
mi sembra più sciocco fare festa per un dogma istituito meno di 200 anni fa da un uomo, roba che non sta neanche nelle SS (sacre scritture), piuttosto di una ricorrenza nazionale che ricorda i morti per la guerra di liberazione: se tu le metti sullo stesso piano... che devo dirti? de gustibus.
Le festività civili, quelle del risorgimento prima della IIGM, quelle della liberazione dopo, sono esattamente allo stesso livello delle festività religiose. Pre-IIGM, servivano a dare alla popolazione italiana un sostituto decente alla religione cattolica, che era nemica dichiarata del novello Regno d'Italia e che quindi doveva essere rimossa. Prova a chiedere ai massoni del Grande Oriente, che vanno ogni venti settembre a marcare il territorio sulla statua di Giordano Bruno: loro – con assoluta onestà – ti parleranno del Risorgimento come Religione Civile e Mito Fondante degli italiani, usando un liguaggio espressamente religioso, perché il loro intento è quello di scalzare il credo cattolico con il loro credo.
Lo stesso è successo dopo la Guerra, quando c'era bisogno di mettere insieme democristi, compagni e qualcun altro, è si è creata la mitologia della guerra di liberazione con celebrazioni varie ed assortite, che peraltro sono andate ad innestarsi alla perfezione con la mitologia risorgimentale (le brigate Garibaldi, un nome che parla da solo).
Il 25 aprile, il 20 settembre, l'8 dicembre sono assolutamente equivalenti: ci vuole un enorme atto di fede per credere alle idee che vi stanno dietro, e la fede è come il coraggio, uno non se lo può dare. Poi, uno è libero di crederci o meno, ma almeno su questo i cattolici lo dicono in partenza: la fede è oltre la ragione; mentre quelli che credono alle altre ricorrenze vorrebbero farmi credere che non sono atti di fede.
magari evitare di succhiare tre miliardi di euro l'anno dalle casse dello stato italiano
Lo Stato italiano si prende il 60% di quello che guadagnamo. Poi, di tutto questo bottino preso senza il nostro consenso, ne da un parte a chi ha la forza politica di chiederla. Si chiama democrazia ed è quello per cui si vanno a sventolare le bandierine il 2 di giugno a Roma.
Tonino, in effetti se tutti la pensassero come me, saremmo continuamente nel periodo refrattario e non avremmo alcuna forza di fare la guerra ;-)
* * *
Yoss, democratico lo dici a qualcun altro :-D
Un altro ottimo post, senza dubbio.
Alla fine, mi sto convincendo che gli scontri dialettici non si generano quando si trovano di fronte atei con credenti o juventini con milanisti o vegetariani con onnivori,ma quando si scontrano persone che non concepiscono l'idea che qualcuno possa pensare in modo diverso da loro.
Sembra scontato, ma questo spiega anche il motivo per cui il precedente post è stato apprezzato anche da "credenti".
Perchè non si trattava di un post di un "ateo", ma di una persona che ha delle idee e che non si fa problemi se altre persone ne hanno di diverse.
Alla fine la questione sta lì.
A presto
p.s: in effetti ho notato anche io che capita spesso che persone che ci mettono molta passione nel esprimere le proprie idee contro la religione ad un certo punto dicano frasi del tipo "so di cosa parlo, ho studiato dai preti/dalle suore"
Sicuramente un collegamento c'è..
p.s. n°2: questione minoranza/maggioranza.
nel "mondo reale" sicuramente i cristiani sono la maggioranza, perlomeno nominalmente.
Nel mondo della "informazione indipendente" in internet però le percentuali si invertono totalmente, tanto che per dirsi cristiani occorre una certa dose di coraggio, si fa un vero e proprio "outing" (mentre è accettabilissimo avere una qualsiasi spiritualità alternativa, seguire la wicca o il culto della dea madre, essere seguaci di steiner oppure buddisti, animisti ecc.)
Bel post Tommy. Aggiungo solo una cosa, a me l'ateismo m'e' sempre sembrata una religione, intendo come livello di irrazzionale accettazione dell'indimostrabile. Io personalmente oscillo tra tra l'agnosticismo e il deismo.
per meri fini statistici posso affermare che della mia classe, di 24 alunni, sono usciti fuori: un missionario, una suora, tre neocatecumene, almeno quattro tossicodipendenti (di cui un tentato suicidio), un omosessuale e una decina di disadattati. indovina un po' a quale categoria appartengo :-)
per quanto mi riguarda, ritengo mangiaprete un complimento in quanto gesù, per primo, è stato un mangiarabbini, e nella sua vita vi vedo un messaggio più importante di tutti gli altri (sì, a parte le retoriche dell'amore e dell'uguaglianza che probabilmente avrà sentito in qualche film di muccino): l'anticlericalismo avvicina a dio. specie quando ai vertici di una chiesa regnano corruzione et istituti bancari che riciclano denaro a mafia e p2: scribi e farisei non erano mestieri.
sulle festività civili e religiosi rinnovo le divergenze sui nostri punti di vista: per me rimangono date simboliche così come di simbolismo religioso o civile campano tutte le democrazie del mondo. persino l'australia ha i suoi eroi e le sue ricorrenze. e sto parlando di un paese di galeotti britannici sterminatori di aborigeni.
dicevamo, di alcuni simboli o festività vado fiero e non mi sveglio con le palle girate, di altre no.
non prendo come modello perfetto il 1861, sebbene il mio debole per il 1870 sia noto, e non sono per il modello albanese, la libertà di culto è "sacra", ma per gli stessi diritti per tutti, credenti di tutte le religioni e non: chiedo troppo?
e guardo con invidia e sproporzionata ammirazione le altre democrazie che, sotto questo punto di vista, si comportano in maniera vistosamente più dignitosa: dalla francia passando per l'olanda sino agli stati uniti.
"Lo Stato italiano si prende il 60% di quello che guadagnamo. Poi, di tutto questo bottino preso senza il nostro consenso, ne da un parte a chi ha la forza politica di chiederla. Si chiama democrazia ed è quello per cui si vanno a sventolare le bandierine il 2 di giugno a Roma."
fino a prova contraria la chiesa non è un sindacato o una confederazione e non viene convocata ai tavoli delle trattative: alla faccia della guida spirituale e della non-interferenza...
che devo dirti, a me sembra che sia l'unica categoria a godere di certi privilegi che, per amore della pace, non sto qui a ricapitolare ma l'ici l'ha pagata persino berlusconi: a tutto avrebbe dovuto esserci un limite.
e anche superando il discorso materiale non vogliamo pensare anche a quello dei diritti? gente che si batte per non vederti riconosciuto qualcosa perchè, pur non costituendo reato, lo ritiene offensivo per il proprio modo di pensare? il cattolicesimo è ovunque, nel mondo, in spagna il riconoscimento dei diritti civili lo fece aznar, sarkozy ha varato il divorzio veloce e obama ha sbloccato i fondi per la ricerca su staminali e aborto: qui da noi non c'è una forza politica, e dico una, che in parlamento propone certe cose.
persino in turchia (credo di averne già parlato qui o nel blog di attila) si ricerca sulle staminali, nell'argentina della moglie di kirchner (spero si scriva così che non ho voglia di ricontrollare) si è celebrato il primo matrimonio omosessuale: chiamala pure categoria che richiede il bottino ma, per me, rimaniamo una nazione di estremisti religiosi.
o meglio, talebani democratici collusi con organizzazioni criminali. ecco qual è la storia recente del nostro paese.
@Essere disgustoso: Le categorie che enunci si possono anche combinare in uno stesso individuo. Che so, suora tossicodipendente e omosessuale.
@palmiro
ehi, hai indovinato a quale categoria appartengo!
@Essere disgustoso: Suora? Poverino! E fa tanto male?
In effetti, l’espressione “Eli, Eli, Lama Sabachtani” non ha mai significato “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Significa originariamente il contrario. Sono le parole sacramentali utilizzati dall’iniziazione finale nell’antico Egitto, come anche in altre regioni, durante il Mistero della messa a morte del “chrestos” nel corpo mortale, con le sue passioni animali, e la resurrezione dell’uomo spirituale come Christos illuminato in un’aura ora purificata (equivalente alla “seconda nascita” di Paolo, il “nato due volte” o a quella iniziatica dei brahmani, ecc.). Queste parole erano rivolte all’io superiore dell’Iniziato (“Sé Superiore”), lo Spirito divino in lui nel momento in cui i raggi del sole mattutino si riversavano sul corpo in trance del candidato, e dovevano richiamarlo alla vita della sua nuova rinascita. Tali parole, poi distorte a fini dogmatici, erano indirizzate al Sole spirituale interiore, e significavano “Mio Dio, mio Dio, come mi glorificherai!” ( http://sabatoxuomo.altervista.org/riflessioni-su-abbandono-e-gloria.html ).
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