Da quando ho trovato un lavoro sicuro, devo costantemente scrivere in inglese a della gente che può essere indifferentemente un madrelingua inglese, un giapponese, un altro italiano o sa il cielo chi. Fondamentale è scrivere senza errori. Nessuno pretende da me opere in prosa degne di Joyce, però non sono ammesse grafie scorrette, errori di battitura o di sintassi, perché è segno di poco rispetto verso chi legge e perché sintomo di poca professionalità e sciatteria, così i clienti vanno da un'altra parte, l'azienda non vede più soldi, io finisco disoccupato e poi ci sarà il divorzio e i figli sono infelici.
Contemporaneamente però non è che si può star lì a ricontrollare cento volte, dormirci sopra, farlo leggere ad altri. Bisogna fare presto e bene (che lo sono che non conviene, però bisogna e basta). E in una lingua diversa dalla propria, dove è facilissimo lasciarsi scappare l'errore.
Ciò detto, da neolaureato ero un potenziale grammar whore (una persona patologicamente attenta alla correttezza grammaticale). Per molti tra coloro che escono da facoltà umanistiche diventa abbastanza normale essere ossesionati dalla corretta grafia, dalla presenza di segni diacritici e di interpunzione e cose così. Come tutti quelli che sanno far bene qualcosa, è un attimo distrarsi e cominciare a ritenersi moralmente ed ontologicamente superiori a tutti coloro che non la sanno fare (immagino che anche i camorristi ritengano che il loro lavoro sia il più difficile e quello che richiede più intelligenza).
Il lavoro mi ha cambiato. Il dover scrivere senza errori non per vezzo ma per necessità mi ha fatto capire quanto sia difficile in realtà scrivere senza errori. Soprattutto, ho capito che puoi permetterti di essere un grammar whore solo finché non c'è nessuno che controlla sistematicamente tutto quello che scrivi. Quando quel qualcuno c'è, come nel mio caso, il tuo bel castello di carte crolla tristemente.
Di conseguenza non stupitevi se rispondo male quando qualcuno gioca a fare la maestra e, insinuando chissà quali nefandezze, mi fa notare con orrore che ho scritto “qual'è” e “un'uomo”, oppure che ho mancato qualche “acca” nel verbo avere.
Non mi riferisco a chi mi corregge un errore di battitura nel blog: anzi, credo di aver sempre ringraziato per questo, e se non l'ho fatto lo faccio ora cumulativamente. Mi riferisco a quelli che dicono “sono sicuro che nel tuo lavoro sei bravissimo, però 'qual' è troncamento e non elisione e quell'apostrofo non si può proprio vedere. Scusa se te lo dico, ma è un pugno in un occhio”.
Costoro mi irritano perché intendono insinuare che l'interlocutore sia stupido o ignorante. Se non è capace di scrivere, figuriamoci tutto il resto, compreso il suo lavoro. Inoltre, so per esperienza che fare il maestrino dalla penna rossa è puro cazzeggio esistenziale: la tua mente è talmente sgombra di pensieri, preoccupazioni ed impegni che puoi permetterti di dedicarti agli errori di ortografia altrui. E non hai imparato una delle cose fondamentali della vita: agire comporta sbagliare e l'assenza di errore è sintomo di due sole cose: mancanza di controlli o mancanza di azione. Se credi di essere senza errore, significa che nessuno controlla quello che fai oppure che non fai niente. Insomma, cazzeggio esistenziale.
In aggiunta, mi spaventano perché hanno una scala di valori in cui un apostrofo sta più in alto dell'istinto di evitare il contrasto con un altro essere umano. Niente di buono può venire da un atteggiamento del genere.
Infine, a scrivere si impara da bambini, insieme a leggere, far di conto, camminare e andare in bicicletta. Sono attività che si compiono in automatico e capita a tutti di leggere male un testo, sbagliare a fare un'addizione al supermercato, inciampare sul marciapiede o cadere dalla bicicletta. Vi credereste intellettualmente superiori ad una persona che dà un euro di meno alla cassiera o che mette il piede in fallo salendo sull'autobus? Spero di no. Ecco, un errore di ortografia è la stessa cosa, non è grave, sono normodotato e lo so da me che 'qual' si scrive senza accento apostrofo.
E chi me lo fa notare, si crede migliore per saper svolgere un'attività alla portata di un bambino di 7 anni. Bravi, volete anche il busto in piazza?
20 commenti:
fantastico!
Mi sto spellando le mani a furia di applaudire!!!
Nessuno pretende da me opere in prosa degne di Joyce, però non sono ammesse grafie scorrette, errori di battitura o di sintassi, perché è segno di poco rispetto verso chi legge e perché sintomo di poca professionalità e sciatteria
Sono d'accordo che bisogna curare cosa si scrive, ma più per evitare di non essere chiaro o di generare fraintendimenti. Anche a me capita di scrivere mail in inglese e mi impegno affinché siano corrette, ma non mi sembra che dall'altra parte siano così attenti alla sintassi al punto da perdere il cliente.
Anzi mi sembra che siamo molto più noi italiani a badare alla forma che gli stranieri.
> lo so da me che 'qual' si scrive senza accento.
Ma noooo, semmai senza APOSTROFOOOOO. Che roba, questa tua frase mi perseguiterà ogni notte per i prossimi sei mesi.
Kaspar, a me non capita di scrivere mail: io passo la giornata a scrivere in inglese (un discreto palo nel didietro, devo dire) e certamente chi legge non ha tempo a controllare i miei errori.
Invece i miei superiori e chi mi paga controllano e sorvegliano che non faccia errori.
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lamb-O: lo sapevo, lo sapevo che in questo post avrei fatto un errore. Era assolutamente inevitabile :-)
Invece i miei superiori e chi mi paga controllano e sorvegliano che non faccia errori.
Quindi non hanno un granché da fare se controllano tutto quello che fai? Non c'è il rischio di micromanagement in questo modo?
Ovviamente chi paga ha tutto il diritto di controllare su questo non ho dubbi, ma se controlla tutto quello che faccio allora la sua fiducia nei miei confronti è pari a zero.
Ho lavorato in realtà medio grandi dove inizialmente controllavano tutto ciò che facevo ma dopo un po' hanno ritenuto che fossi degno di fiducia ed hanno smesso di controllarmi delegandomi semplicemente le attività.
Io sono tuttora maniaca dell'ortografia, specialmente in inglese.
Secondo me la questione del "qual e'" e' quasi un vezzo; per quanto scorretta, non storpia il senso di cio' che uno sta dicendo.
Quando pero' leggo "your" al posto di "you're" o "it's" al post di "its" da penne madrelingua, mi sale la pressione.
bixx
Come ha detto Bixx, ogni volta che un madre lingua mi risponde con un "tonite" al posto di "tonight", oppure con un "its" invece di "it is" (che la prof di inglese rompeva le scatole con la storia che le abbreviazioni si usano nel colloquiale, ma non in risposte scritte formali, è una tara che mi porterò nella tomba), mi procura un sacco di fastidio, perchè mi sento trattato quale piccolo bifolco pascolavacche, cosa che non accadrebbe se il mio interlocutore fosse deutscho, jappo o spagnolo (sono solo esempi di etnie non che non usano come lingua madre l'inglese).
Cordialità
Attila
ma è davvero automatico che se ti licenziano tua moglie divorzia? non potrebbe essere invece una occasione per aprire,che so, una gelateria e fare un mucchio di soldi?cosi',tanto per dire.
@ Tommy Angelo in risposta a lamb-O:
Muphry’s law ;-)
Scrivere correttamente in una lingua che non è la propria crea una deformazione 'professionale' per cui diventi attento a tutto quello che scrivi o che vedi scritto, anche nella tua lingua madre.
Quello che dici ha un senso e sono d'accordo che non si può catalogare tutta una persona in base a questo, ma quando leggo della roba scritta 'formalmente' coi piedi, mi spiace, ma non posso evitare di pensare che il tipo di fronte a me si presenta come un "animale", un cialtrone. Dai, è la solita cosa di quando senti parlare certa gente in quella specie di meta-lingua infarcita di "buzzword". Certo, si capisce cosa vuoi dire, ma mi stai sulle balle già solo per questo.
Penso che il 'come' scrivi sia un biglietto da visita, al pari di 'cosa' scrivi. E ti dico solo che accanto a me lavora uno che manda le mail scrivendo il testo giustificato alla perfezione A OCCHIO, mentre lo scrive! Altro che "spelling nazi" ... :)
ciao ciao,
uebmaestro
Kaspar: ho chiesto di poter avere una LAN dedicata ed indipendente, con un generatore a parte, che giri su server dedicati e di avere tutti i dischi fissi che uso criptati.
Purtroppo mi hanno detto che non è possibile, quindi il mio lavoro continua ad essere visibile a tutti quelli che lavorano con me.
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Bixx, Attila, quelli però non sono errori di sbaglio, quello è non rendersi conto della differenza tra due diverse parti del discorso.
Dovuta al fatto che la grammatica che studiamo noi alle medie equivale a quella che studiano all'università loro: io litigavo sempre con il mio insegnante di tedesco perché diceva delle castronerie assurde quando spiegava le regole grammaticali (era laureato in Germanistik).
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Aristide, non sono più gli anni '60. Aprire una gelateria qui è come cercare di sfondare nel mercato della pasta in Italia.
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uebmaestro: scusa, ma sono curioso di sapere che genere di layout vede il destinatario delle e-mail giustificate a mano. Sul serio, non ho idea di cosa succeda nella realtà.
Oppure vorrei vedere la faccia del tuo collega se per ischerzo gli modifichi le dimensioni delle finestra.
In pratica stai ripetendo il mio percorso delle FAQ del mio blog.
:)
Uriel
Kaspar: ho chiesto di poter avere una LAN dedicata ed indipendente, con un generatore a parte, che giri su server dedicati e di avere tutti i dischi fissi che uso criptati.
Purtroppo mi hanno detto che non è possibile, quindi il mio lavoro continua ad essere visibile a tutti quelli che lavorano con me.
:-) anche io committo tutto il mio lavoro in un repository centrale eh.
Non è che ad ogni commit c'è qualcuno che va a controllare cosa ho fatto.
così i clienti vanno da un'altra parte, l'azienda non vede più soldi, io finisco disoccupato e poi ci sarà il divorzio e i figli sono infelici.
Eh la madonna. Spero di no. :-)
Mi fai sentire colpevole Tommy perche' ho mandato a cagare uno qualche giorno fa per un "fin'ora"...
:-)
scherzi a parte, m'aveva fatto girare le balle, c'erano altri motivi e comunque lo rifarei diecimila volte.
Comunque sono d'accordo con te.
Quando scrivo commenti o post a volte mi scappano parecchie vaccate, altre volte sono semplici refusi. Credo sia normale.
Ti dico per esperienza professionale che capita anche quando correggi le bozze di chi dovrebbe saper scrivere in maniera eccelsa.
Io comunque generalmente non rompo il cazzo a nessuno perche' il libro non si giudica dalla copertina. Senza contare che scrivere correttamente non ti esula dallo scrivere minchiate, che poi per me e' quello che conta.
Personalmente credo inoltre di capire quando chi scrive fa semplicemente errori o refusi per un qualsiasi motivo, oppure non sa mettere insieme un pensiero coerente e sintatticamente corretto.
Per me e' l'ultima cosa che conta.
A voler essere sinceri mi interessa piu' l'analisi logica che quella grammaticale.
Ci sono mille motivi per cui uno puo' sbaglire un apostrofo o commettere un errore d'ortografia.
Ma se non sai mettere insieme soggetto, verbo e predicato le cose cambiano.
Addendum
Anch'io ho dovuto scrivere in inglese correttissimo per ctre anni e fino a poco tempo fa.
Pensa che mi correggevano acnhe tutti gli " ise .
Se scrivevo "commercialize" me lo cambiavano in "commercialise" perche' il primo e' inglese USA e non UK.
il bello è che la tale che ti ha richiamato per il "qual'è" aveva ricevuto questa risposta a un suo commento su friendfeed (http://bit.ly/cil5f6):
"se tu insegni alle medie e non sai accentare «né» né evitare tre eufoniche in una riga, forse abbiamo trovato l'anello mancante tra lemigliorielementaridelmondo e l'analfabetismo"
chi la fa l'aspetti... o forse non vedeva l'ora di rivalersi su qualcun altro.
gdm
ROTLF
Comunque è esattamente quello che intendevo: tutti sbagliano, te ne accorgi appena c'è qualcuno che ti fa notare gli errori che fai.
Scusa Tommy, ma il richiamo a quando risale? Me lo devo essere perso...
Al 10 luglio
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