Mafia II, la recensione. Una specie. [spoiler!]


Otto anni fa Illusion Softworks, software house indipendente ceca creò un videogioco dall'iconico titolo – Mafia – una pietra miliare dell'industria. Nel 2007 viene annunciato il seguito. Nel 2008 Illusion Softworks viene inglobata da Take-Two Interactive, un colosso del settore, le viene cambiato nome (diventa 2K Czech) e inizia a rimandare l'uscita del gioco fino ad agosto 2010.

Quella che segue è la storia di come il marketing sia in grado rovinare anche le cose meglio riuscite. Ci saranno spoiler grossi così:



In tutti i forum e riviste del settore si legge che il titolo sì vabbè, però Gran Theft Auto è molto meglio. Questo significa che in molti si aspettavano un gioco tipo GTA. E perché se lo aspettavano? Perché il marketing ha evidentemente voluto così, cercando di far soldi sfruttando un franchise conosciuto al grande pubblico.

Negli ultimi due anni gli sviluppatori si affannavano ogni tre per due a dire che Mafia II non è GTA, segno che probabilmente sapevano che la strategia di marketing era invece proprio quella di attirare i milioni di giocatori di GTA. Si capisce che lo spirito era di creare un gioco dalle forti assonanze con film come Bronx e Goodfellas. Negli intenti doveva essere un titolo fortemente story driven.

Solo che non ci riesce, perché la storia manca di spessore, è troppo breve e tutto succede troppo in fretta. I personaggi sono monocromatici e la trama è solo una successione di luoghi comuni tenuti insieme con lo scotch, talvolta al limite del grottesco. In trasparenza si capisce che tutto ciò è dovuto al fatto che mancano pezzi eliminati a posteriori, manca l'evoluzione e quindi mancano tutti i passaggi logici, prima ancora che narrativi, che fanno arrivare dal punto A al punto B. Ma partiamo dall'inizio.

La storia comincia con una lunga cutscene melodrammatica in cui il protagonista, Vito Scaletta, racconta la storia strappalacrime della famiglia di emigranti siciliani che arriva a New York Empire Bay in cerca di fortuna. Nel giro di 30 secondi ci vengono scodellate l'infanzia e la giovinezza di Vito, in un crescendo di sentimentalismo da edicola della stazione, il povero disperato giuovane italiano che si dedica al furto per avere una vita migliore. Tutto d'un tratto Vito viene arrestato (siamo sempre nella cutscene iniziale) e siccome la Merica vuole invadere la Sicilia (non esiste l'Italia in questo gioco, esiste solo la Sicilia), Vito viene arruolato a forza e mandato in una sorta di reparto speciale operazioni segrete Tier 1 Black Ops.

A questo punto ci si trova a giocare Call of Duty in Sicilia, si sparacchia ad un po' di soldati italiani che occupano la piazza del paese, finché un colpo di artiglieria non vi lascia mezzo morto. Il concept ha senso. Dovendo fare un gioco di sparatorie, si sceglie un veterano di guerra che ha imparato a maneggiare le armi. In più, il tutorial diventa parte integrante del gioco ma, non coinvolgendo la trama vera e propria, non sembra quasi un tutorial.

Solo che tutto va a remengo perché fa la sua truzza comparsa il supereroe che ci accompagnerà per tutto il resto del videogioco: il mafioso che, con il potere della parola, riesce a cambiare il corso della storia. Nel caso particolare, mentre la Merica e la Sicilia stanno combattendo la seconda guerra mondiale, il mafioso dai superpoteri si mette di traverso alle pallottole e, con un megafono stile sindacalista FIOM, dice di smettere e così la seconda guerra mondiale in Sicilia finisce perché il potentissimo Salvatore 'u pisciacurtu ha detto di smettere.

Vito è ferito gravemente e lo rispediscono in Merica per un po', ma poi dovrebbe ripartire per il fronte. Appena tornato (da sottolineare che torna a casa perché ferito, ma non ha un graffio, cammina normalmente, neanche un cerotto a X sulla tempia, niente di niente), prima di tutto va al bar con il suo vecchio amico Joe Barbaro, il quale confessa di essere in contatto con la mafia. Vito pare non capire, ma Joe gli dice che se entrambi riescono ad entrare nella mafia otterranno anche loro i superpoteri, proprio come ha visto fare al supereroe siciliano. E in un attacco di sboronaggine acuta va a fare una telefonata, con la quale convince il Pentagono che, nel bel mezzo della seconda guerra mondiale, un soldato addestrato e con esperienza non gli serve poi così tanto e puf Vito non deve più ripartire per il fronte.

Tutto questo accade nei primi 5 minuti. Ricapitolando: un immigrato arriva in Merica con la nave dall'Europa, due volte, scappa dalla guerra e incomincia a fare carriera nel mondo del crimine organizzato. La trama ciclostilata di GTA IV.

Il resto della storia è un susseguirsi di snodi narrativi ancora più cialtroni. Per un po' continuate a fare i ladruncoli da quattro soldi. E vi beccano. Ancora. Finite in prigione e qui un'idea potenzialmente geniale come ambientare una sezione del gioco all'interno di un penitenziario viene rovinata in maniera clamorosa. Anche in gattabuia c'è il supereroe mafioso che vive come un maragià e vi prende sotto la sua ala, con le guardie che gli lucidano le scarpe e tutto il corredo di luoghi comuni. Passate il tempo facendo a pugni e scappando dalle checche stupratrici, finché qualche altro mafioso coi superpoteri non vi fa liberare.

Vito torna in città che sono ormai gli anni '50. Continua a voler entrare nella mafia e continua a fare il delinquente da quattro soldi insieme al suo amico Joe Barbaro. Poi la storia perde completamente di senso. In pratica ci sono tre famiglie mafiose in città, solo che non sono famiglie vere e proprie, con padri e madri e nipoti, ma delle specie di associazioni di soli maschi siciliani. Voi prima lavorate per una, poi per l'altra, poi per l'altra ancora. Tutti vogliono ammazzare tutti, ma senza motivo. Poi – per non farci mancare nemmeno un luogo comune – la mafia incomincia a maneggiare la droga e comincia il declino e tutti incominciano ad ammazzare tutti.

Talvolta si raggiunge la schizofrenia. Esempio. Ci sono Vito e Joe che devono uccidere un capoclan. Hanno bisogno di un autista e Joe sceglie un ragazzino che conosce lui. Vito è quello calmo e riflessivo, Joe è quello impulsivo e superficiale. Discutono a lungo, Joe continua a dire che non succede niente, mavalà, un giochetto, cosa vuoi che sia; Vito invece è preoccupatissimo, si sta parlando di un adolescente che non è neppure affiliato. La ragione contro l'insensatezza. Alla fine il ragazzino partecipa alla missione e viene ucciso. I due delinquenti partono di brocca. Joe, che non ha mai provato un sentimento uno fino ad allora, comincia a piangere e soffrire e disperarsi come un prefica; Vito invece diventa improvvisamente übercool e comincia a menarla che questi sono i rischi del mestiere, che tutti sapevano che poteva finire così, che non ha senso avere rimorsi. Un delirio totalmente incoerente rispetto a quanto raccontato fino a 10 minuti prima.

Un altro esempio è Henry. Ad un certo punto questo Henry vuole fare affari con Joe e Vito e tutto va a rotoli, come ogni singola cosa che fanno i mafiosi in questo gioco, e finisce mortammazzato. Joe e Vito sbroccano ancora, perché costui sarebbe un loro carissimo amico. Probabilmente lo era nella versione alfa, ma nella retail è solo uno fra le decine di mafiosi che appaiono per cinque secondi, così il giocatore si chiede chi sarà mai questo Henry? Sarà un amico loro, non so, non lo conoscevo, solo di vista, eh ma cavolo così giovane.

La storia si ingarbuglia ancora un po', fino a che c'è lo sfregio totale. In pratica il protagonista del primo Mafia, Tommy Angelo, diventava un infame collaboratore di giustizia e il gioco si chiudeva con lui ormai vecchio fatto fuori da due sicari nel giardino della sua villetta. Rullo di tamburi... in Mafia II hanno deciso che Vito e Joe dovevano essere quei due sicari e così, fottendosene allegramente del fatto che originariamente i due tizi fossero sulla quarantina e vestiti con impermeabile e borsalino, ad uccidere Tommy Angelo arrivano due giovinastri con la camicia pacchiana ed il giubbotto di pelle. Una caduta di stile gratuita ed immotivata. Eh, dice, ma la macchina usata è la stessa. Sì, la macchina sì, ma le persone no! Siamo ai livelli delle armi di Mass Effect!

Succede ancora qualcosa, tipo che Vito va, fucile in mano, ad uccidere i lavoratori del porto in scioperto, ma questi gli dicono che suo padre è stato mortammazzato da quello per cui Vito lavora e Vito cambia idea, gira sui tacchi ed uccide il suo superiore. Si usa così nel mondo del crimine organizzato, no?

Joe a questo punto vuole uccidere Vito, ma non lo uccide perché insieme uccidono un capoclan e un altro capoclan li va a prendere e li fa salire su due macchine diverse e quella di Joe svolta a destra e quella di Vito va dritta. Fine. Senza senso, fine.

Della storia mancano intere sezioni, eliminate per poter creare un polpettone di serie B, su ordine dei dolicocefali del marketing, i quali hanno già cominciato a rivendere le parti mancanti come DLC a 10 euro a botta. E così vi trovate in mano un gioco che doveva essere story driven ed invece sembra una delle sceneggiature scartate di un film di Mel Gibson, un patetico tentativo di racconto buono nemmeno per un film in prima visione assoluta su Italia1.

Poi si stupiscono che la gente ci rimane male che non è come GTA. Ci credo: una storia sgangherata, dei personaggi ridicoli (Joe Barbaro l'hanno creato così stupido, ma così stupido che il dialoghista ad un certo punto fa dire a Vito “ma Joe, ma lo sai che sei così ritardato che mi stupisco che sia ancora vivo?”), sparatorie e corse in macchina, per forza uno pensa che sia GTA ambientato negli anni '50.

E ovviamente tutto ciò non c'entra niente col fatto che 2K Czech sia sussidiaria di 2K Games, posseduta al 100% da Take-Two Interactive, che possiede al 100% Rockstar Games, di cui fa parte Rockstar North, creatrice di Grand Theft Auto.

E non c'entra niente il fatto che il primo Mafia, perla rara creata dalla Illusion Softworks (ora 2K Czech), fosse stato pubblicato da Gathering of Developers, che aveva come obiettivo tenere gli sviluppatori indipendenti lontani dalle grinfie dei colossi come Take-Two.

Grazie signori del marketing, un'altra bella carriola a riempire la concimaia.

9 commenti:

liberi_tutti ha detto...

Riguardo al marketing e chi lo fà, vale il suggerimento di Bill Hicks: una sana e convinta eliminazione dei parassiti.

http://www.youtube.com/watch?v=uZub-7ulikc

lamb-O ha detto...

Posso mettere il link su faccialibro?

Tommy Angelo ha detto...

Non devi chiedere :-)

Yossarian ha detto...

Fantastico Tommy. Fantastico. E grazie. Sono seriamente tentato di chiederti dei pareri su ogni videogame in uscita.

Guarda, complimenti davvero. E' raro leggere recensioni cosi' belle e complete. E sono una guida preziosa dal momento che i videogames costano.

Chapeu

Tommy Angelo ha detto...

Lo farei volentieri, per ogni videogame che esce. Basta trovare i finanziatori e siamo a posto :-)

Attila_m74 ha detto...

Mi fa venire in mente la "parabola" di Command & Conquer.

Cordialità

Attila

lamb-O ha detto...

Idem; sono vincolato a recensire anticaglie per pezzenteria... (non che non mi piaccia il videoludo retrò, chiaro)

Bruno ha detto...

Ma quindi il primo Mafia che tipo di gioco è? Non ci ho mai giocato, ma ricordo che all'epoca le riviste lo definivano sempre un clone di GTA (certo le riviste facevano pure paragoni del tipo "è meglio Resident Evil o Lara Croft"). Vale la pena recuperarlo? E questo Mafia a parte la storia, com'è come gioco in sé?

Tommy Angelo ha detto...

Mafia è un action shooter in terza persona, caratterizzato da una narrazione ottima e da una ricostruzione storica del periodo eccellente e da un sistema di guida particolarmente realistico (per il genere).

Con GTA condivide la struttura sandbox (la città in cui si può liberamente muoversi), chiaramente la visuale in terza persona e vagamente il tema criminale che fa da sfondo. E' un clone di GTA nella misura in cui F1 2010 è un clone di Gran Turismo: automobili, piste e corse per la vittoria. Basta guardare dal punto di vita giusto e tutti i videogiochi sono cloni di Space Invaders e Pong.

Il gioco in sè è carino, ma niente di spettacolare. Anche perché, essendo uno shooter, è incentrato sulle sparatorie. Ma siccome io alla missione finale ci sono arrivato portandomi 4 diversi mitragliatori, 4 pistole, un fucile, un fucile a canna liscia, 5 bombe a mano è abbastanza facile vincere in queste condizioni.