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Il dito punta dove la banca duole

Nella mia dieta non manca mai, una volta alla settimana, un menu maxi da McDonald's, accompagnato a volte da un secondo cheesburger. E innaffiato di Coca-cola. Faccio così da quando ne ho avuto abbastanza di sentirmi ripetere che il junk food fa male, che le nostre tradizioni culinarie moriranno per sempre, che usano carni OGM che mi trasformeranno in un X-man, che McD uccide i propri dipendenti per farne hamburger.

Da anni ormai non bevo più caffè espresso, ma solo il caffè che noi chiamiamo "americano" e che tutto il resto del mondo chiama "caffé", perché non ne posso più di sentire gli italiani che ne parlano schifati e si vantano di bere quella mezza tazzina di acqua nera che sa di bruciato come fosse il più grande lascito culturale del nostro Paese. A casa me lo preparo con una miscela di un famoso produttore di caffè tedesco, Tchibo, nella macchina ad infusione. E se sono fuori vado in qualsiasi negozio di Tchibo e lo prendo lì, che con 95 centesimi mi danno un bel bicchiere di squisito caffè che sa di caffè (ancora mi vergogno al ricordo di aver creduto che il caffè fosse amaro, quando invece è l'espresso che è amaro). In più, se qualcuno mi dice che senza l'espresso al mattino non si sveglia, mi vien da ridere, perché l'espresso non sveglierebbe nemmeno mia nonna: bisogna provare del vero caffè per capire cosa voglia dire svegliarsi dopo una tazza.

Quando devo fare compere, vado esclusivamente in grandi catene, centri commerciali e grandi magazzini, ma solo quando proprio non posso comprare via internet, perché se sento un'altra volta parlarmi del contatto umano col negoziante che con mani amorevoli prepara ogni singolo articolo in vendita come fosse figlio suo e vi accoglie nel suo negozio coccolandovi e facendovi i grattini mi sparo un colpo sulle rotule.

E via dicendo, la lista sarebbe lunga. Come si può vedere viviamo immersi in un mondo pieno di gente fastidiosa e petulante che - per una qualche ragione nota solo a loro - vuole cambiare il mondo irritando i proprio simili nel tentativo di far cambiare loro idea. 

Avete presente quelli di Occupy? Certo, puntano il dito verso le banche, la finanza e bla bla, ma cosa mi può interessare? Anche Marx, Mussolini, Ezra Pound e il Papa puntano il dito contro le stesse cose, ma non mi sogno nemmeno dopo un chilo di peperonata di andare dietro a uno di questi, perché - ovviamente - l'alternativa che offrono non è migliore del male che indicano.

Cioè, non è importante puntare il dito su quello che non va: conta cosa proponi di fare in alternativa. Qualsiasi cattolico bigotto sa dirti che il mondo fa schifo, ma io non voglio andare in giro col cilicio e la cintura di castità. Sul serio preferisco il mondo così com'è.

Quelli che odiano McD mi propongono come alternativa un'alimentazione povera, costosa e inadatta alla mie esigenze. Vivendo in Germania, se dovessi nutrirmi come tradizione comanda, dovrei mangiare solo patate, crauti e carne di porco. Non so se avete presente cosa vogliano dire sei mesi così... immaginate una vita. E nella mia terra natia la tradizione culinaria prevede un sacco di pellagra; non ci tengo, francamente.

Quelli che denigrano il caffè "americano", chiamandolo sprezzantemente "beverone", mi propongono in alternativa quel sorsino di liquido bruciacchiato amaro come la morte. No, mi dispiace, ho provato le alternative e non torno indietro.

Quelli che odiano la grande distribuzione vogliono che entri nei vecchi negozi di una volta, piccoli, cari, senza scelta e con il padrone che ti guarda infastidito quando entri. Veramente non tornerei mai a quei giorni nemmeno se messo ai ceppi.

Tutti i movimenti antagonisti, di destra o di sinistra che siano, mi propongono come alternativa... bah non è nemmeno chiaro, ma di solito è una specie di Stato-gendarme che viene a controllare quello che penso, quello che leggo, a insegnarmi cosa pensare, cosa dire, come comportarmi. In cambio, forse, di un tozzo di pane assicurato per legge. 

Grazie, ma io sono a posto così. Voi fate quello che volete, basta che non mi tiriate in mezzo. Io nel mio piccolo do una mano ai capitalisti imperialisti plutocratici a fare in modo che le cose restino come siano, piuttosto che tutto vada in mano a certa gente.

Natale è alle porte, occupiamo

Leggo sui giornali che si è aperta la stagione delle occupazioni scolastiche. Vuol dire che siamo già verso dicembre... come vola il tempo. Comunque, pare che quest'anno alcuni studenti (no, gente dei centri sociali! Ah perché uno dei centri sociali non può essere uno studente?) le abbiano prese e siano finiti in ospedale.

Propongo quindi di aprire la rubrica “racconta la tua occupazione”, e non si tratta di fare live-blogging dalle scuole autogestite, ma di ricordare tutti insieme come abbiamo passato noi le nostre occupazioni. Perché io sono per il recupero e la salvaguardia delle tradizioni, che non vanno assolutamente perdute.

Ho partecipato alle ultime occupazioni/autogestioni quando chi è in quinta superiore adesso aveva da poco imparato le tabelline. Le mie prime risalgono a quando chi protesta ora era un frugoletto che la nonna si strapazzava tutto il tempo.

Personalmente ritenevo che di motivi per protestare ne avessimo a bizzeffe. Avevamo un docente che dormiva per buona parte della lezione. Un altro che spiegava per dieci minuti e il resto della lezione cazzeggiava. Uno lo abbiamo cambiato ogni anno e un anno ne abbiamo cambiati tre. Uno non aveva alcuna conoscenza della materia che spiegava. Uno ci faceva dare i voti alle ragazze della scuola. Uno diceva di seguire le nuove frontiere della pedagogia moderna (all'università mi hanno bocciato una sola volta: nella materia che insegnava costui, con un esame casualmente incentrato sulle uniche tre cose che costui ci aveva insegnato). A scuola si spacciava e si consumava droga in completa tranquillità. Fecero la differenza una giovane supplente, bellissima e di cui mi ero vagamente infatuato, e un'altra supplente che per quel poco che rimase ci obbligò a studiare sul serio (sostituiva quello delle nuove frontiere della pedagogia, infatti poi all'università non fui costretto a studiare da zero le parti di programma da lei tenute).

La cosa brutta è che questi insegnanti pretendevano pure che andassimo bene, impresa al limite dell'impossibile. Il fatto è che io a casa non avevo una schiera di parenti che mi potessero aiutare in tutte le materie, né provenivo dalla parte “buona” della società e non avevo il vantaggio di essere raccomandato come molti miei compagni. Insomma, avevo un bel po' di motivi per voler protestare.

Del tutto ignorati dal resto degli studenti.

I quali ritenevano degne solo le cause dal nome magniloquente e dalla retorica stantia, ma che non avevano mai nessuna ricaduta pratica sulla vita quotidiana. Se invece protestate perché il vostro docente ruba i soldi delle tasse snocciolando fesserie, quello il giorno dopo ve lo trovate in classe e vi fa pentire di essere venuti al mondo. E così mi ritrovavo sempre una scuola autogestita, in cui i professori non dovevano nemmeno più far presenza e in cui non c'era niente da fare.

Però ricordo che un anno partecipai ad un gruppo di lavoro. Credo fosse l'epoca della riforma Berlinguer, ma potrei sbagliarmi. Il gruppo di lavoro doveva studiare la parte della riforma che riguardava le scuole private. La retorica degli occupatori autogestori – come potete ben immaginare – era la stessa di oggi: vogliono distruggere la scuola pubblica, vogliono mettere tutto in mano a Confindustria e farci diventare tutti operai in fabbrica. Così il nostro gruppetto, il più piccolo e sfigatello, si è messo pazientemente a leggere gli articoli incriminati. Alla fine della lettura, convenimmo tutti sul fatto che, almeno per quell'ambito, la riforma era la solita cosa all'italiana, dove tutto cambia nella forma ma rimane identico nella sostanza. E così redigemmo il nostro documento in cui si affermava proprio questo. Ma poiché il documento non diceva che la riforma voleva privatizzare la scuola il lavoro venne cassato. La scena si volse sotto i miei occhi e sono testimone del capetto politico di turno che affermava chiaramente che lui non poteva accettare un documento che andava contro quello che lui diceva. Fine della discussione.

Per il resto l'autogestione era anche divertente: concerti, birra, ragazze (gli altri, io su quel versante ero fortunato tanto quanto in politica).

All'università trovai altrettanti argomenti di protesta. Un corpo docente a dir poco imbarazzante, che a tratti si trasformava in clan e dal quale penso siano stati partoriti figli deformi a causa della mancanza di varietà genetica. Senza contare che la casta professorale se ne fotteva allegramente di... oh be', di tutto. Docenti che non pubblicano mezza pagina da anni, che non si presentano a lezione, che spostano le date degli esami a piacere. Ragazzi che si facevano chilometri in treno per niente. Biblioteche quasi inesistenti. Agibilità dei locali dipendente dalle condizioni metereologiche. Insomma, la vostra buona dose di bile quotidiana, se pensate che quella che non state ricevendo è tutta l'istruzione che avete a disposizione nella vita. Io mi sono tenuto lontano da tutte le conventicole politiche, all'università volevo studiare e basta. Però succedevano cose strane.

Ogni tanto la facoltà veniva circondata da tizi mai visti che iniziavano a parlare della “nostra” università, del “nostro” futuro e dei “nostri” diritti vari e assortiti. Non posso certo provare che costoro non fossero iscritti all'università, questo no, anche perché formalmente iscritte sono schiere di persone, che magari hanno finito da anni e gli manca la tesi oppure da gente cui interessa la scusa per stare fuori casa. Tutte cose che sapete anche voi. E questi arrivavano e cercavano di impedire le lezioni. Perché se gli Usa invadono l'Iraq e tu occupi la facoltà, certamente Bush ritirerà le truppe, è chiaro. Erano comunque tentativi destinati al fallimento: intere schiere di pendolari, reduci da un viaggio con Trenitalia, non si sarebbero certo fatte fermare da quattro pischelli con la fregola dell'occupazione (erano coetanei, ma viaggiare con Trenitalia ti fa invecchiare dentro e ti sembrano tutti pischelli, anche le signore di 80 anni). Allora questi ripiegavano su argomenti più seri, come il diritto ad avere le fotocopie gratis e la connessione ad internet gratuita ed illimitata. Immaginate l'effetto di queste proposte a gente come noi che a volte doveva andare in un'altra università di un'altra città per avere un libro assolutamente introvabile nella nostra biblioteca.

Ecco, questi sono i ricordi che ho io delle mie occupazioni e autogestioni.

Piccolo manuale pratico per lo studente protestante

Immagino ci sia un ristretto numero di studenti che genuinamente credono nelle proteste che portano avanti. Mi rivolgo a loro.

Ricordatevi che quello che ora difendete, noi lo avevamo combattuto; quello che voi ritenete un diritto, per noi era un sopruso. Pensateci.

A meno che non abbiate serie intenzioni di fare politica attiva da grandi, state perdendo il vostro tempo. Le vostre proteste non servono a niente. Credete davvero che un gruppo di minorenni che gridano per strada possa avere la minima influenza sulla politca di una nazione? No. Sul serio, non è una provocazione. No. Usate il vostro tempo in maniera più utile. Studiate, anche quello che non vi insegnano. Coltivate degli interessi, leggete, anche cose scientifiche, non ci sono solo romanzi. Viaggiate. Visitate un museo della vostra città. Lavatevi, radetevi i baffetti e chiedete alla ragazza che vi piace di uscire con voi (ma radetevi i baffetti, mi raccomando). Questo era per i ragazzi, lo so. Ragazze, rilassatevi. State con le vostre amiche, uscite con i ragazzi. Siete tutte bellissime, ognuna per quello che è. Non andate a rovinarvi con i dreadlock in testa o mischiandovi a teppaglia parafascista. Giocate coi videogame. Se siete maggiorenni, organizzatevi un bel viaggio con Ryan Air, venite qui in Germania e scoprite le meraviglie della prostituzione legalizzata. L'importante è che stiate lontani dalla massa protestante. Lo ripeto, quello va bene solo se volete fare politica di mestiere. Per tutti gli altri, è solo tempo sprecato. Di vita ne avete una sola, non buttatela via con la politica.

Non partecipate a nessuna manifestazione. E' una cosa stupida. A chi pensate di gridare, camminando per le strade svuotate? E chi pensate stia ascoltando, a parte i vostri amici e i poliziotti in testa al corteo? Manifestare non è niente di diverso dall'andare allo stadio la domenica, una massa di ragazzi in piena scarica ormonale che si lasciano andare. Siete meglio di così, dico davvero.

Senza considerare che ultimamente le manifestazioni tendono a finire male, ci sono sempre più botte da orbi, sia da parte di altri manifestanti che della polizia. Il manganello fa male. Chi ve lo fa fare? Se non vi piace fare a botte (è una iniezione di adrenalina non da poco, devo ammetterlo) state lontani e usate il vostro tempo in maniera migliore.

Fate l'amore, non fate politica.