Tutti i cretesi hanno una mappa
Cocci aguzzi d'illegalità
Benissimo, io con queste persone finisco sempre a litigare (e dico litigare, non scambiare differenti opinioni) per la solita cosa: quando andare a buttare il vetro nell'apposito cassonetto.
Perché dove vivo io il vetro si va a buttare nei cassonetti appositi, che sono lungo la strada e servono diverse case o condomini. L'operazione è consentita in orari determinati, dalle 7 della mattina alle 7 di sera dei giorni lavorativi. Il motivo di questa regola è evidente: buttare delle bottiglie vuote dentro un contenitore vuoto o pieno a metà di altri vetri fa molto rumore e non si vuole che tutto il vicinato sia disturbato dal casino di vetri rotti.
L'orario di per sé è arbitrario, nel senso che le sette di sera sono poco diverse dalle sette e mezza o dalle otto. Solo che, quando hanno dovuto decidere per un'ora, hanno deciso per le sette. Come per il limite di velocità, non è che 50 all'ora sia molto diverso da 55 o 60 all'ora, ma bisognava decidere un limite e si è deciso quello.
Se voi prendete uno dei nostri connazionali che sono venuti in cerca della legalità, andrà sempre a buttare il vetro dopo le sette o di domenica. E se proverete a fargli notare che esiste un regolamento che vieta di farlo dopo le sette, vi guarderà come se aveste detto la più gran castroneria dai tempi di Omero.
Perché per gli italiani che su Facebook condividono le foto dei magistrati morti e linkano gli articoli a favore della legalità, la legge è un'entità astratta e generale, nel senso che esiste in una dimensione teorica che coinvolge una ipotetica cittadinanza. Ma non appena la legge arriva a sancire il comportamento concreto ed inviduale, cioè quando vieta a te di fare la tal cosa in questo momento, tutti - e ripeto: tutti - gli italiani che conosco si irritano e reagiscono come se la legge gli impedisse di buttare il vetro per sempre e li obbligasse ad accatastare le bottiglie vuote nella vasca da bagno di casa.
E siccome a loro questo non va bene, si rifiutano di rispettare il regolamento e buttano il vetro un po' quando gli pare. E si incazzano come iene se glielo fai notare. E di solito sono io che glielo faccio notare, per il semplice motivo che è un regolamento di puro buon senso che serve a fare in modo che nessuno rompa le scatole agli altri, te compreso.
Ma attenzione, perché questo comportamento non viene percepito come una violazione delle regole. Queste persone ragionano all'incirca così: quello che faccio io è giusto; la regola vieta i comportamenti ingiusti; quindi non violo alcuna regola. Manca del tutto la percezione che il proprio comportamento concreto si attiene o non si attiene alla regola concreta e non ad un vago concetto di giustizia che viene creato dal singolo e che si applica aprioristicamente secondo la convenienza.
Ora, l'esempio è scemo ma pregnante, perché questa mentalità ha due conseguenze: che il singolo italiano viola le regole senza rendersene conto e - di conseguenza - che certamente violerà le regole ogni volta che queste andranno contro il suo utile.
Se parliamo di un neolaureato in cerca di lavoro in Germania, le regole infrante sono tutto sommato di poco conto. Non è che la polizia vada in giro a controllare che alle sette e dieci minuti non ci sia gente che getta le bottiglie nel cassonetto. Ma se quel neolaureato diventa col tempo un dirigente o un dipendente pubblico, si troverà ad infrangere le regole senza saperlo; solo che questa volta le conseguenze saranno ben più gravi e non si limiteranno ad un po' di rumore. Un dirigente che gestisce in maniera "allegra" i conti dell'azienda la farà fallire e farà perdere il lavoro a tanta gente. Un dipendente pubblico che acceleri certe pratiche perché sono quelle dell'amico e rallenti certe altre perché sono quelle di uno sconosciuto, moltiplicato per tutti i dipendenti pubblici, blocca il sistema nel suo complesso.
Per questo quando vedo i link tipo "Democrazia e legalità", "Parlamento pulito" eccetera, non riesco a non pensare che sia solo il nuovo bigottismo del secondo millennio. Come una volta si predicavano pubbliche virtù e poi ci si andava a far ricucire l'imene dal dottore amico di famiglia, oggi si alzano alti lai per l'illegalità della casta e poi, in privato, si viola la legge quando fa comodo.
Con la differenza che essere ipocriti sulla verginità prima del matrimonio non fa male a nessuno, essere ipocriti sul rispetto della legalità danneggia ogni singolo individuo. E lo stato in cui si trova l'Italia oggi ne è la prova.
Spic & Span
Scene da un matrimonio
Soffitto di cristallo
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Una curiosa mancanza
Tira la palla, mordi l'esca
La storia è bella perché, quando fatta bene, scardina i luoghi comuni ed i concetti sedimentati nel senso comune. La democrazia non fa eccezione. Cercherò di non svelare il finale dell'opera, ma posso certamente anticipare la tesi di fondo: l'ideologia democratica, da sempre, reca in sé i germi della tirannide. Oltre a ciò, essa si costituisce di un'ambiguità di fondo che le impedisce di essere davvero ciò che afferma di essere: il governo di tutti. Ogni volta che un popolo si è dato un ordinamento democratico, si è anche dato dei limiti precisi su quanto democratico dovesse essere. Atene si definiva democratica, ma i diritti civili erano ristretti ad un numero limitato di persone. Gli Stati Uniti si definivano una democrazia, ma convivevano con la schiavitù ed un sistema politico decisamente elitario. E così via.
Ed in effetti la riflessione di Canfora (solidamente sostenuta sul piano espositivo e delle fonti) è talmente buona che riesce a dare spiegazione di molti fenomeni; quando il potere politico rincorre il consenso del popolo nel suo complesso, rischia di trasformarsi nel contrario della democrazia: la tirannide greca, il cesarismo romano, il bonapartismo francese, il fascismo italiano... La ricerca del massimo di libertà produce la negazione della libertà.
Questa riflessione mi ha fatto capire che viviamo tempi strani. Il nostro sistema politico-economico è talmente complesso e stratificato da essere contemporaneamente il migliore ed il peggiore che il mondo abbia conosciuto. È un mondo fatto di contrasti ed antitesi che non si ripianano ma che si alimentano a vicenda. Abbiamo un sistema economico che crea il massimo della ricchezza e contemporaneamente produce il massimo del degrado; abbiamo un sistema politico che aborre le guerra e che contemporaneamente sperimenta le più grandi devastazioni; esaltiamo la libertà come valore fondante e creiamo le più feroci dittature.
È un mondo incomprensibile al singolo, che non riesce a ricondurre ad unità le diverse spinte cui è sottoposto. Per qualche millennio i popoli sono vissuti sostanzialmente allo stesso modo, società agricole i cui codici erano dettati da necessità di ordine superiore che, in quanto tali, non permettevano né scelta né disobbedienza. Non si poteva trasgredire al volere della natura che regolava pioggia e siccità, abbondanza e scarsità, salute e malattia, morte e vita: si era dipendenti da essa e non vi era altra via che accettare l'ordine costituito. E l'ordine costituito prevedeva l'esistenza di Dio, dei suoi vicari clericali, dei suoi agenti incoronati e delle preghiere di scongiuro.
Quando però la natura ha smesso di essere madre e matrigna ed è divenuta ancella umile e sottomessa, in un poderoso effetto domino si sono fatte saltare tutte le necessità fino a prima così imprescindibili: non temiamo più la carestia, non aspettiamo più la pioggia e sfidiamo la morte inghiottendo delle pilloline bianche; così Dio non è dato più per scontato, né il suo clero né i suo agenti incoronati. Non c'è più un ordine necessario superiore, ma dato che noi abbiamo bisogno di un ordine, dobbiamo crearcene uno.
Ci è necessario sapere cosa accade di fronte a noi. Siamo istintivamente portati a classificare il reale in base al suo grado di pericolosità, di vantaggio e di utilità, ma non è facile come un tempo. In più siamo costretti ad avere un'opinione per tutto. Dobbiamo avere un'opinione per votare, per leggere il giornale, per discutere al bar, per capire il mondo. E per avere un'opinione, dobbiamo ridurre la complessità del mondo, perché eccessiva. Abolendo la complessità, classifichiamo l'esperienza secondo il criterio binario buono/cattivo. In base a questa scelta, derivano i ragionamenti.
Rivoluzione francese: essa contiene sia il germe di tutto ciò che di buono il mondo moderno ha conosciuto (libertà) come pure il male (il Terrore), ma si deve scegliere se essa sia stata buona o cattiva, perché non è concepibile che sia insieme buona e cattiva. E allora qualcuno sceglierà che sia buona, esalterà gli aspetti positivi e minimizzerà quelli negativi. Al contario, qualcuno sceglierà che sia cattiva e procederà in senso inverso.
Capitalismo: ha creato ricchezza, abolito la fame, estratto le masse contadine da una vita di stenti; ma anche creato masse di miserabili, guerre imperialiste, nuove forme di schiavitù. Si deve scegliere: è male o bene? Chi dirà che sia bene, ignorerà le parti negative; chi dirà che sia male, ignorerà ogni vantaggio da esso creato.
Per ogni avvenimento o processo storico si è di fronte a questa scelta, che è quasi inevitabile. O di qua o di là. Tertium non datur.
Sarebbe interessante comprendere quale sia il meccanismo che ci fa scegliere l'una o l'altra opzione. Probabilmente è un processo meno razionale e cosciente di quel che si creda. Forse è poco più di un caso, di una serie di accidenti slegati ma consequenziali che agiscono sulla nostra sfera emotiva. È il desiderio di dividere il mondo in “bene” e “male”, di semplificarlo ai minimi termini così da poterlo percorrere sani e salvi fino alla fine.
Su questa semplice debolezza fa leva chi ci vuole convincere: politici, venditori, preti e blogger. Ci mostrano un succoso pezzo di semplificazione e, quando lo mordiamo, un amo acuminato si aggancia al nostro palato e ci tira su, pronti a finire sul piatto del pescatore.
Io faccio così: quando leggo o sento qualcuno con la spiegazione di tutto, smetto di leggerlo o ascoltarlo e faccio altro. Cose particolarmente irrilevanti o superficiali. Per festeggiare lo scampato pericolo.
Magre false
Leggo sul Corriere un articolo (un post dal blog di Alessandra Farkas) riguardo al servizio fotografico di cui ho parlato nel post precedente. Il titolo recita: "Grasso è bello. V-Magazine sfida il mondo della moda." Dopo un po' di bla bla e qualche immagine di prigioniere dei campi di concentramento nazisti, l'articolo – sottolineiamo: scritto da una donna - si conclude così: "Siamo quindi alla vigilia di una rivoluzione all'insegna del "Grasso è bello"? La speranza è che non si tratti di un fenomeno passeggero, ma di una svolta davvero epocale."
Ma io mi chiedo dal profondo del cuore: ma la vogliamo smettere di far tracimare i pensieri dalla scatola cranica solo perché si scrive per una testata nazionale? Quelle donne non sono grasse, sono normali. Nor-ma-li.
E quando dico normali, non intendo che tutte le donne devono essere così. Non sto stabilendo un nuovo canone di bellezza. Dico solo che è il mondo è pieno di donne dalle forme rotonde, come è pieno di donne alte e filiformi.
Oltre ad essere normali, sono anche considerevolmente attraenti. Fatti salvi i gusti personali di ciascuno, quelle donne sono infinitamente più belle delle intellettualine da salotto cultural-onanistico milanese, che leggono i giornali della gente perbene, che passano le serate a discettare di femminismo e a farsi di bamba in compagnia.
Francamente mi sono stancato. Sarebbe anche ora la facessero finita. Non capiscono che quello che scrivono viene letto da migliaia di donne, anche giovani, e che dire ad una ragazza “mi piaci come sei, anche grassa” è come dire ad un malato di sindrome di Down “ti voglio bene per come sei, mongoloide ritardato”? Non potete dire ad una donna che “grasso è bello”, perché le state dicendo che una cosa rivoltante è bella: si sentirà ancora più uno schifo! È come dire “cara, certo non sei bella come me, ma sono sicura che da qualche parte ci sarà un uomo abbastanza pervertito da sentirsi attratto da te”.
Cosa non è chiaro? E dire che a scrivere è una donna, queste cose dovrebbe spiegarla lei a me. Se poi ad alcune piace vivere mangiando insalate e facendo palestra, con il naturale risultato che a trentacinque anni sembrerà una vecchia incartapecorita, a me va bene; anzi, consiglio di raddoppiare il carico di lavoro e dimezzare l’apporto calorico per accorciare l'agonia. Ma per favore, per favore che eviti di rendere partecipi gli altri delle proprie fissazioni. I giornali nazionali non sono lo sfogatoio di pensieri da magroline inacidite, sono dei potenti mezzi di comunicazione che riescono ad influenzare la vita delle persone.
E soprattutto non trattate con condiscendenza quelli che non vivono come voi.
È già difficile convincere fidanzate, amiche, sorelle, madri, nonne, suocere e cognate che no, una 34 non è una taglia extra-large, se vi ci mettete pure voi non è più finita. Andate a fare le progressiste da qualche altra parte, create dei gruppi di autosbrodolamento per donne secche e alla moda, fate quello che volete, ma fatela finita col finto progressismo del “grasso è bello”.
NOTA: questo post è stato pubblicato secondo la versione incivilita. La prima versione conteneva un tale quantità di insulti e parolacce da essere decisamente illeggibile. Volevo condividere coi lettori il mio buon senso.
Una ricetta veloce
Vedo che ultimamente sta prendendo piede la mania di dare ricette di cucina nel proprio blog. Siccome io chi sono, il figlio della serva, no – proponiamo qualcosa di veramente sfizioso. La lettura è sconsigliata alle anime sensibili.
Preparativi: un sabato sera a casa da soli
Ingredienti: un'automobile; una connessione a banda larga
Preparazione
Prendete le chiavi della macchina e scendete. Accendete la macchina e dirigetevi al vicino Burger King, che non deve distare da casa più di 5 minuti a piedi. La cosa migliore è che abbia un drive-through, cioè quella cosa per cui voi arrivate con la macchina, ordinate dalla macchina e ricevete il cibo in macchina. Ordinate alla cassiera indiana un triplo Whopper menu, formato extra-large (tre etti di patatine fritte e mezzo litro di Cola). Dopo essere riusciti a capire cosa la cassiere indiana abbia cercato di dirvi tutto il tempo, pagate e tornate a casa. Accendete il computer e aprite il vostro browser (di solito a questo punto si consiglia Firefox, ma personalmente non mi sento di dare indicazioni in questo senso. Usate quello che vi pare). Sintonizzate il vostro browser su un sito a scelta tra YouPorn, PornTube e Tube8, oppure mescolateli in parti uguali tra di loro. E godetevi il vostro Whopper menu.
Ovviamente questa è la ricetta base, ma alcune varianti sono ammesse. Per esempio, se siete omosessuali potete tranquillamente accompagnare l'hamburger con la visione di GayTube o affini (non sono molto esperto in questo settore, chiedete ad un amico eventualmente). Se siete donne è statisticamente probabile che il porno non vi interessi, ma potete sostituirlo con la visione di Twilight e New Moon o altri capisaldi.
Come vedete, la preparazione è molto semplice. Tuttavia il buon funzionamento della ricetta non sta nella scelta degli ingredienti, ma nello spirito con cui la consumerete. E' la consapevolezza a fare la differenza. Dovete essere coscienti di ciò che state per fare. Anzi, direi commettere. Infatti:
a) scegliete di stare a casa il sabato sera. Cioè, preferite evitare di uscire, spendere un sacco di soldi, farvi belli, cercare di raccattare una tipa abbastanza fatta o abbastanza disperata da starci con voi (con voi, rotfl), assumere alcol e cannabis, eventualmente anche un po' di coca (tanto non è più reato, no?) per poi svegliarvi il giorno dopo che non avete battuto chiodo, la bocca sembra una miniera di carbone e quando vi mettete a sedere sul letto dalla bocca esce uno sfiato di grisu... ne siete sicuri? Pensate a lunedì, quando i vostri colleghi passeranno tutta la mattina a descrivervi queste stesse cose più e più volte, vantandosi di quanto erano ubriachi e bla bla bla. Voi invece sarete i paria: siete rimasti a casa.
b) Avete un macchina. Male. Molto male. Ciò è del tutto incompatibile con la situazione ambientale del nostro pianeta e non state facendo la vostra parte per abbassare l'emissione di gas serra. Male. Molto male.
c) Prendete la macchina per fare un tragitto minimo. Passi che avete una macchina, ma che la usiate per coprire una distanza che a piedi si compie in cinque minuti è fuori da ogni grazia di Dio. Dovreste vergognarvi di voi stessi.
d) Ora, qui viene la parte veramente dolorosa. Avete scelto Burger King. Forse non avete idea di quanti peccati avete commesso.
d 1) A differenza di tutti gli italiani sulla faccia della Terra, non cercate di compensare l'enorme arretratezza culturale, sociale e politica del vostro Paese facendo sfoggio di cultura culinaria e trattando il cibo come mezzo di riscatto sociale. Male: oltre a essere italiani, non siete neanche capaci di fare l'unica cosa che viene bene agli italiani, mangiare.
d 2) Avete presente la cassiera indiana che vi ha servito? Ecco, per colpa vostra il ciclo di sfruttamento capitalista dei lavoratori oppressi si perpetua all'infinito, cosicché quella ragazza, che al suo Paese era un fisico nucleare ad un passo dal conseguire il Nobel, è costretta a servire panini in un drive-through. Bravi.
d 3) Avete presente la cassiera indiana che vi ha servito? Ecco, per colpa vostra queste catene di pseudo-ristoranti assumono stranieri che rubano il lavoro ai vostri concittadini. Per colpa di gente come voi, tra qualche anno ci troveremo invasi da orde di musulmani che imporranno il minareto in tutti i Burger King.
d 4) Non fate finta di niente, dai. Mentre la cassiera indiana vi parlava e voi non capivate niente di quello che diceva, avete pensato che “insomma, vieni a lavorare qui e nemmeno parli la lingua, prova a trovarti un altro lavoro, magari non a contatto con il pubblico, no?” Raz-zi-sti! Ecco cosa siete. Avete già dimenticato l'Olocausto?
d 5) Avete scelto Burger King. Ma non lo sapete che esso è il simbolo del turbocapitalismo neoliberista che vuole distruggere la diversità culturale nel mondo omogeneizzando tutte le culture antagoniste a questo modello di sviluppo a crescita continua di un mondo che sta per affrontare la fine delle risorse? Sì?
d 6)Avete scelto Burger King. Ma non lo sapete che esso è l'avamposto della finanza anglosassone, dei banchieri della City e dei finanzieri di Wall Street, ed ha lo scopo di imporre le scelte di politica interna ed estera ai politici italiani, che sono schiavi dei suddetti banchieri, per bloccare ogni legittimo interesse nazionale e per eliminare qualsiasi uomo di Stato che osi perseguire tale interesse sovrano? Guardate cosa è successo a Mussolini, a Craxi e a Berlusconi! E solo perché non volevano che Burger King aprisse un ristorante in Italia!
d 7) Mangiate carne! Assassini!
d 8) Se proprio dovete mangiare carne, almeno mangiate quella ricavata da metodi di allevamento rispettosi della dignità dell'animale. Chiedete alla cassiera indiana se al manzo l'allevatore leggeva le favole della buonanotte prima di andare a letto; informatevi se è stato ucciso in maniera degna, col conforto del prete e se gli è stato concesso di appellare la sentenza di morte di fronte al giudice. Altrimenti rifiutatevi.
d 9) Il fast food fa male, fa male, male male male! Morirete tutti fra due settimane soffocati dal colesterolo che prenderà fuoco all'interno del vostro corpo, carbonizzandovi all'istante. E ve lo sarete meritato.
e) Mangiate davanti al computer. Non si fa, si mangia sempre a tavola, masticando lentamente e assaporando ogni singolo boccone.
f) Usate internet. Non lo sapete che internet è stato inventato dalla Cia per controllarvi? Spegnete subito.
g) Usate internet, ma non per scambiare conoscenza e informazioni con gli altri cittadini della rete. E' per colpa di gente come voi se la cittadinanza digitale vede i propri diritti ristretti ogni giorno che passa; è per colpa vostra se la banda larga non prende piede, se il Wi-Fi è ancora al palo, se le aziende non investono e se i ragazzini picchiano i disabili.
h) Guardate il porno. Siete degli essere ignobili. Nemmeno vi siete presi il fastidio di sapere che l'industria della pornografia è un vero e proprio commercio di schiave, allevate in batteria sin da bambine per diventare delle macchine da meretricio seriale. Continuate a perseverare nella vostra visione maschilista della donna, mercificandola e riducendola ad oggetto che soddisfi i vostri desideri.
i) Guardate il porno. Non lo sapete che esso è il cavallo di troia con cui i banchieri della City e i finanzieri di Wall Street intendono scardinare i valori della civiltà occidentale, rendendola inerte e vile ed incapace di opporsi all'imminente invasione musulmana oscurantista che ci convertirà tutti e obbligherà le attrici porno a girare i film col burqa?
Ora, se – e solo se – manterrete a mente tutto questo; se – e solo se – comprenderete davvero cosa significa, io vi prometto che ogni singolo pezzo di hamburger, ogni patatina, ogni sorso di Cocacola sarà la cosa più gustosa che abbiate mai mangiato. Un'esplosione di sapori, un'euforia ed una felicità come non li avete mai provati.
Per chi può, a conclusione del pasto consiglio un'ottima sigaretta della marca preferita (non credo di dover spiegare perché).
(e tutto questo solo mangiando un panino. Non sapete quali piaceri nascondano altre attività anche solo leggermente più complicate)
Natale è alle porte, occupiamo
Leggo sui giornali che si è aperta la stagione delle occupazioni scolastiche. Vuol dire che siamo già verso dicembre... come vola il tempo. Comunque, pare che quest'anno alcuni studenti (no, gente dei centri sociali! Ah perché uno dei centri sociali non può essere uno studente?) le abbiano prese e siano finiti in ospedale.
Propongo quindi di aprire la rubrica “racconta la tua occupazione”, e non si tratta di fare live-blogging dalle scuole autogestite, ma di ricordare tutti insieme come abbiamo passato noi le nostre occupazioni. Perché io sono per il recupero e la salvaguardia delle tradizioni, che non vanno assolutamente perdute.
Ho partecipato alle ultime occupazioni/autogestioni quando chi è in quinta superiore adesso aveva da poco imparato le tabelline. Le mie prime risalgono a quando chi protesta ora era un frugoletto che la nonna si strapazzava tutto il tempo.
Personalmente ritenevo che di motivi per protestare ne avessimo a bizzeffe. Avevamo un docente che dormiva per buona parte della lezione. Un altro che spiegava per dieci minuti e il resto della lezione cazzeggiava. Uno lo abbiamo cambiato ogni anno e un anno ne abbiamo cambiati tre. Uno non aveva alcuna conoscenza della materia che spiegava. Uno ci faceva dare i voti alle ragazze della scuola. Uno diceva di seguire le nuove frontiere della pedagogia moderna (all'università mi hanno bocciato una sola volta: nella materia che insegnava costui, con un esame casualmente incentrato sulle uniche tre cose che costui ci aveva insegnato). A scuola si spacciava e si consumava droga in completa tranquillità. Fecero la differenza una giovane supplente, bellissima e di cui mi ero vagamente infatuato, e un'altra supplente che per quel poco che rimase ci obbligò a studiare sul serio (sostituiva quello delle nuove frontiere della pedagogia, infatti poi all'università non fui costretto a studiare da zero le parti di programma da lei tenute).
La cosa brutta è che questi insegnanti pretendevano pure che andassimo bene, impresa al limite dell'impossibile. Il fatto è che io a casa non avevo una schiera di parenti che mi potessero aiutare in tutte le materie, né provenivo dalla parte “buona” della società e non avevo il vantaggio di essere raccomandato come molti miei compagni. Insomma, avevo un bel po' di motivi per voler protestare.
Del tutto ignorati dal resto degli studenti.
I quali ritenevano degne solo le cause dal nome magniloquente e dalla retorica stantia, ma che non avevano mai nessuna ricaduta pratica sulla vita quotidiana. Se invece protestate perché il vostro docente ruba i soldi delle tasse snocciolando fesserie, quello il giorno dopo ve lo trovate in classe e vi fa pentire di essere venuti al mondo. E così mi ritrovavo sempre una scuola autogestita, in cui i professori non dovevano nemmeno più far presenza e in cui non c'era niente da fare.
Però ricordo che un anno partecipai ad un gruppo di lavoro. Credo fosse l'epoca della riforma Berlinguer, ma potrei sbagliarmi. Il gruppo di lavoro doveva studiare la parte della riforma che riguardava le scuole private. La retorica degli occupatori autogestori – come potete ben immaginare – era la stessa di oggi: vogliono distruggere la scuola pubblica, vogliono mettere tutto in mano a Confindustria e farci diventare tutti operai in fabbrica. Così il nostro gruppetto, il più piccolo e sfigatello, si è messo pazientemente a leggere gli articoli incriminati. Alla fine della lettura, convenimmo tutti sul fatto che, almeno per quell'ambito, la riforma era la solita cosa all'italiana, dove tutto cambia nella forma ma rimane identico nella sostanza. E così redigemmo il nostro documento in cui si affermava proprio questo. Ma poiché il documento non diceva che la riforma voleva privatizzare la scuola il lavoro venne cassato. La scena si volse sotto i miei occhi e sono testimone del capetto politico di turno che affermava chiaramente che lui non poteva accettare un documento che andava contro quello che lui diceva. Fine della discussione.
Per il resto l'autogestione era anche divertente: concerti, birra, ragazze (gli altri, io su quel versante ero fortunato tanto quanto in politica).
All'università trovai altrettanti argomenti di protesta. Un corpo docente a dir poco imbarazzante, che a tratti si trasformava in clan e dal quale penso siano stati partoriti figli deformi a causa della mancanza di varietà genetica. Senza contare che la casta professorale se ne fotteva allegramente di... oh be', di tutto. Docenti che non pubblicano mezza pagina da anni, che non si presentano a lezione, che spostano le date degli esami a piacere. Ragazzi che si facevano chilometri in treno per niente. Biblioteche quasi inesistenti. Agibilità dei locali dipendente dalle condizioni metereologiche. Insomma, la vostra buona dose di bile quotidiana, se pensate che quella che non state ricevendo è tutta l'istruzione che avete a disposizione nella vita. Io mi sono tenuto lontano da tutte le conventicole politiche, all'università volevo studiare e basta. Però succedevano cose strane.
Ogni tanto la facoltà veniva circondata da tizi mai visti che iniziavano a parlare della “nostra” università, del “nostro” futuro e dei “nostri” diritti vari e assortiti. Non posso certo provare che costoro non fossero iscritti all'università, questo no, anche perché formalmente iscritte sono schiere di persone, che magari hanno finito da anni e gli manca la tesi oppure da gente cui interessa la scusa per stare fuori casa. Tutte cose che sapete anche voi. E questi arrivavano e cercavano di impedire le lezioni. Perché se gli Usa invadono l'Iraq e tu occupi la facoltà, certamente Bush ritirerà le truppe, è chiaro. Erano comunque tentativi destinati al fallimento: intere schiere di pendolari, reduci da un viaggio con Trenitalia, non si sarebbero certo fatte fermare da quattro pischelli con la fregola dell'occupazione (erano coetanei, ma viaggiare con Trenitalia ti fa invecchiare dentro e ti sembrano tutti pischelli, anche le signore di 80 anni). Allora questi ripiegavano su argomenti più seri, come il diritto ad avere le fotocopie gratis e la connessione ad internet gratuita ed illimitata. Immaginate l'effetto di queste proposte a gente come noi che a volte doveva andare in un'altra università di un'altra città per avere un libro assolutamente introvabile nella nostra biblioteca.
Ecco, questi sono i ricordi che ho io delle mie occupazioni e autogestioni.
Piccolo manuale pratico per lo studente protestante
Immagino ci sia un ristretto numero di studenti che genuinamente credono nelle proteste che portano avanti. Mi rivolgo a loro.
Ricordatevi che quello che ora difendete, noi lo avevamo combattuto; quello che voi ritenete un diritto, per noi era un sopruso. Pensateci.
A meno che non abbiate serie intenzioni di fare politica attiva da grandi, state perdendo il vostro tempo. Le vostre proteste non servono a niente. Credete davvero che un gruppo di minorenni che gridano per strada possa avere la minima influenza sulla politca di una nazione? No. Sul serio, non è una provocazione. No. Usate il vostro tempo in maniera più utile. Studiate, anche quello che non vi insegnano. Coltivate degli interessi, leggete, anche cose scientifiche, non ci sono solo romanzi. Viaggiate. Visitate un museo della vostra città. Lavatevi, radetevi i baffetti e chiedete alla ragazza che vi piace di uscire con voi (ma radetevi i baffetti, mi raccomando). Questo era per i ragazzi, lo so. Ragazze, rilassatevi. State con le vostre amiche, uscite con i ragazzi. Siete tutte bellissime, ognuna per quello che è. Non andate a rovinarvi con i dreadlock in testa o mischiandovi a teppaglia parafascista. Giocate coi videogame. Se siete maggiorenni, organizzatevi un bel viaggio con Ryan Air, venite qui in Germania e scoprite le meraviglie della prostituzione legalizzata. L'importante è che stiate lontani dalla massa protestante. Lo ripeto, quello va bene solo se volete fare politica di mestiere. Per tutti gli altri, è solo tempo sprecato. Di vita ne avete una sola, non buttatela via con la politica.
Non partecipate a nessuna manifestazione. E' una cosa stupida. A chi pensate di gridare, camminando per le strade svuotate? E chi pensate stia ascoltando, a parte i vostri amici e i poliziotti in testa al corteo? Manifestare non è niente di diverso dall'andare allo stadio la domenica, una massa di ragazzi in piena scarica ormonale che si lasciano andare. Siete meglio di così, dico davvero.
Senza considerare che ultimamente le manifestazioni tendono a finire male, ci sono sempre più botte da orbi, sia da parte di altri manifestanti che della polizia. Il manganello fa male. Chi ve lo fa fare? Se non vi piace fare a botte (è una iniezione di adrenalina non da poco, devo ammetterlo) state lontani e usate il vostro tempo in maniera migliore.
Fate l'amore, non fate politica.