Infuria la polemica sulla legge sulle intercettazioni. Non ne so niente, non ho seguito il dibattito, non conosco il testo, né gli effetti che avrà sui processi in corso o su quelli futuri. Ma so già cosa pensare a riguardo, senza perdere tempo leggendo il Corriere e Micromega.
Ora. Dato che.
Nessuna legge in Italia è fatta per fare quello che si dice dovrebbe fare. Nessun provvedimento legislativo ha altro scopo che accomodare la posizione personale dei promotori e dei loro oppositori. Ogni legge serve a dare lavoro a qualche amico di amico. Il sistema giudiziario è tale che l'ultima volta che ha arrestato con convizione qualcuno era Pinelli, aveva torto e comunque non ha mai risolto nessun delitto di una qualche importanza.
Nella realtà la legge sulle intercettazioni provocherà degli effetti collocabili in una gamma che spazia dall'impatto minimo (non cambia nulla per il cittadino, tranne nel caso in cui appartenga a minoranze contro cui sfogarsi a fini di propaganda; non cambia nulla per gli uomini di potere, che continueranno ad essere intoccabili) all'impatto massimo (non cambia nulla per il cittadino, tranne nel caso in cui appartenga a minoranze contro cui sfogarsi a fini di propaganda; non cambia nulla per gli uomini di potere, che continueranno ad essere intoccabili).
A sostegno della mia tesi vi è l'atteggiamento dei giornalisti, che si sono riuniti tutti insieme per protestare contro la natura illiberale, liberticida e antilibertaria della legge: evidente dimostrazione che questa legge, come tutte le altre leggi partorite dal Parlamento, è inutile fuffa senza senso e senza utilità. Come tutte le polemiche a corredo. Come tutte le petizioni. Come tutti gli appelli.
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