Arte, artigianato, videogiochi e lame nascoste

Questo post parla di videogiochi. Questo post rivela parti importanti dell'opera. Non proseguite se non a vostro rischio e pericolo. Visto che da poco è uscita la versione per PC, visto che ha venduto 7 milioni di copie, visto che ha ottenuto 127 copertine in 32 Paesi (nuovo record) e soprattutto visto che lo sto giocando in questi giorni, dedicherò un post ad Assassin's Creed 2.
Ceiling Ninja is quietly judging you

Per inquadrarlo esaustivamente, dico subito che, in quanto videogioco, è un ottimo videogioco: c'è una giusta mescolanza di generi, stealth, action, puzzle e platform che lo rende godibilissimo, ma darò per scontato che il lettore sappia di cosa si parla.

La storia è nota. Nell'Italia del Rinascimento, siete Ezio Auditore, l'ultimo appartenete per diritto di sangue alla setta fondata da Ḥasan-i Ṣabbāḥ, gli assassini appunto, e dovete combattere i Templari che vogliono dominare il mondo. Gli autori hanno dunque voluto pescare in quella forma di leggenda moderna rappresentata dai templari, accettando e riscrivendo la tradizione che li vuole sopravvissuti a sé stessi e custodi di un potere infinito.

Uno degli obiettivi che gli sviluppatori hanno sempre dichiarato prioritario è stata la possibilità di far rivivere al giocatore l'Italia del Rinascimento. Ci sono riusciti? Vediamo...

La prima cosa da tenere in considerazione è che il gioco (così come il suo predecessore) non è di ambientazione storica, ma contemporanea: è ambientato nel 2012 (certo, proprio quel 2012, quello dei Maya) e il giocatore in realtà è un uomo moderno che viene fatto sedere su di una sedia speciale e gli vengono fatte rivivere le memorie di Ezio Auditore, suo antenato. Il gioco non ha quindi nulla di storico, ma fantascientifico; anzi, il gioco deve moltissimo al film The Matrix: oltre alla poltroncina che ti fa credere di essere nel Rinascimento, il mondo attorno al personaggio viene costruito tramite una specie di costruzione computerizzata in 3D, proprio come in The Matrix, e soffre di continui glitch che dovrebbero simulare la natura informatica di quella realtà; proprio come in The Matrix, il prescelto inizia a ottenere nel mondo reale gli stessi superpoteri che aveva nel mondo virtuale. L'unica differenza è che in The Matrix il programma è verde, in Assassin's Creed 2 è bianco.

No, anche questo è copiato

Non c'è dubbio che gli sviluppatori siano riusciti a ricostruire i più importanti monumenti di Firenze e Venezia in maniera abbastanza precisa, anche se si notano spesso dei problemi con le proporzioni: a Firenze il campanile di Giotto nel gioco è alto circa due volte la cupola del Brunelleschi; Piazza S. Marco a Venezia è estremamente più piccola che nel vero; a parte gli edifici principali, in entrambe le città il tessuto urbano è totalmente slegato da quello originale. Questo si nota particolarmente per Venezia, che – per le ovvie ragioni tecniche – non ha potuto cambiare più di tanto negli ultimi 700 anni, a parte qualche canale interrato e la basilica della Salute. Si può dire dunque che Ubisoft ha fatto bene i compiti, perché al giorno d'oggi ricostruire un edificio in maniera dettagliata anche per una console di gioco non è più impossibile, ma ha tralasciato completamente la verosimiglianza.

Altro problema è la recitazione. Della versione doppiata in italiano non è neanche il caso di spendere più di due righe. Siccome noi abbiamo i doppiatori più bravi del mondo, l'adattamento è il solito cazzotto sui denti.

Ma lasciamo perdere. Perché stranamente anche la versione inglese ha un problema simile. Siccome il gioco è ambientato in Italia, hanno pensato bene di far parlare i personaggi metà in italiano metà in inglese. Nella stessa frase. Ciò significa che tutti i personaggi parlano la parte in italiano come ogni inglese che rispetti, cantilenando ogni sillaba e allungando le vocali senza motivo, mentre l'inglese verrà pronunciato con un finto accento italiano. In pratica è come sentir parlare Joe Pesci ubriaco.

Fuck my mother? That's what you fucking tell me? You motherfucker you!

Al contrario, le voci della folla in sottofondo sono state doppiate da attori italiani che parlano in italiano senza accento. L'unico problema è che imprecano come fossero dei tamarri qualunque: non credo di aver mai sentito così tante parolacce in un videogioco come in Assassin's Creed 2, e tutte assolutamente gratuite e prive di un contesto adeguato. Il culmine si raggiunge quando Ezio definisce un prototipo di macchina volante, che non funziona, “quel pezzo di merda” (immagino traducendo l'inglese piece of crap). È comprensibile che per uno straniero quelle parolacce non abbiano alcun valore, ma penso di non essere l'unico giocatore al mondo in grado di comprendere italiano e inglese.

Altro punto poco riuscito del gioco è la colonna sonora. In un gioco ambientato alla fine del '400, ascoltare musiche che sembrano prese da quelle dei menu di Mass Effect è un pugno allo stomaco. Stiamo parlando di un periodo interessantissimo e fondamentale per la musica mondiale ed è un vero peccato che si sia tralasciato questo aspetto, a favore di qualche jingle da B-movie fantascientifico.

A questo aggiungete una trama esilissima e stereotipata, che però in questa sede non interessa.

Ma perché parliamo di questo? Perché un interessante articolo dal titolo Video games can never be art, dove si presentano in realtà le due tesi contrapposte (non lo saranno mai contro lo sono già), mi ha fatto pensare. Per prima cosa ho pensato che non sono d'accordo con nessuna delle posizioni, per il semplice motivo che parlare di arte significa parlare del sesso degli angeli, visto che non esiste una definizione univoca di arte, e comunque qualunque definizione il vostro interlocutore usi, ha sempre il significato di qualcosa di nobilmente metafisico che si contrappone al vostro gretto materialismo maschilista. È un vicolo cieco.

Se invece riformuliamo, e ci chiediamo “possono i videogiochi essere una forma di espressione culturalmente rilevante?” si perde l'esigenza di paragonare il videogiochi alla Cappella Sistina e ci si focalizza sul loro valore intrinseco, si giudicano per quello che sono e non per quello che qualcuno presume debbano essere. In secondo luogo, si accetta il fatto che i videogiochi siano un fenomeno che coinvolge la società nel suo complesso e non una nicchia. Terzo, schiva la dicotomia “cultura alta-cultura bassa”.

In breve, quello che secondo me è interessante è definire in che modo la forma videogioco può soddisfare o creare le esigenze espressive della società e se sia quindi possibile giudicare un videogioco per la capacità di esprimere i sentimenti, le aspirazioni e l'estetica della società medesima e divenga capace di “parlare” non solo al ragazzino che vuole sparare coi siluri fotonici, ma a molte persone in tempi diversi e riesca a stimolarle anche sul piano intellettuale.

Ho scelto Assassin's Creed 2, innanzitutto perché lo sto giocando. Poi, perché è un fenomeno mainstream, per usare un anglismo. Terzo, perché è costato diversi milioni di dollari (numeri a due cifre). Quarto, perché Ubisoft, colosso del mondo videogiochico, ha deciso di mettersi a far cinema, ed ha iniziato proprio con Assassin's Creed, producendo Assassin's Creed Lineage, che in pratica è un cortometraggio prequel di Assassin's Creed 2. Lo potete vedere su YouTube cliccano qui per la versione inglese oppure qui per la versione italiana.

Ciò detto, bisogna arrivare ad una conclusione. Questo gioco si eleva al di sopra del semplice videogioco? No. Riesce ad essere un prodotto culturalmente rilevante? No.

Perché?

Perché gli autori del gioco sono certamente degli ottimi professionisti. Direi che sono degli ottimi artigiani: l'uso della tecnologia a disposizione ha portato a creare un prodotto tecnicamente ineccepibile. Quello che manca è la conoscenza approfondita della materia che hanno scelto di trattare. Per ricreare davvero il passato non basta ricostruirne gli edifici e vestire i personaggi con abiti d'epoca, inscenando duelli all'arma bianca e infilandoci a tradimento personaggi famosi come Lorenzo de' Medici e Leonardi da Vinci. Bisogna sapere come avrebbero ragionato degli uomini del tempo nei rapporti col potere, nei rapporti col nemico, nei rapporti con gli altri. Personaggi che parlano come se fossero usciti da un vecchio film western o da qualche fanfiction fantasy scritta da un adolescente non reggono lo scrutinio di un giocatore mediamente acculturato.

Ordire trame secondo gli stereotipi narrativi ollivuddiani non può che far pensare ad un prodotto di massa, e quindi privo di valore culturale.

Tratteggiare i personaggi come macchiette da avanspettacolo (sul modello nintendiano it's a-me, a-Mario!) distrugge ogni forma di immedesimazione e verosimiglianza: va bene che noi italiani siamo tanto simpatici e gesticoliamo, ma quegli italiani in particolare hanno praticamente fondato il mondo moderno, pensare che parlino come degli emigranti illetterati mette in mostra non poca insipienza.

Ricordare ogni 5 minuti che quella che vedete non è la realtà ma una sua ricostruzione digitale non è una geniale trovata per amalgamare fantascienza e storia: è fare a pezzi la sospensione di incredulità, che è la conditio sine qua non di ogni storia. Significa copiare e male The Matrix.

La musica: la musica è fondamentale per ricreare l'atmosfera. Una colonna sonora che rifletta la grande opera musicale dell'epoca avrebbe certamente aiutato a dare spessore al gioco.

Come si vede, per tutte queste cose non occorrono milioni di dollari. Basta collaborare con qualcuno che se ne intende, possibilimente non qualche Ph.D. in cerca di soldi facili che parla solo per iperboli, come di solito fanno gli “esperti” consultati in questi casi.

Finora i videogiochi non hanno mai superato il loro limite di mero strumento di intrattenimento. Non ci è riuscito nemmeno Assassin's Creed 2, nonostante le roboanti promesse degli sviluppatori. Potranno mai i videogiochi essere una forma espressiva culturalmente rilevanto? Sì, quando qualcuno riuscirà a fare quel piccolo passo che spinge oltre l'artigianato di alta qualità e riuscirà a parlare anche all'intelletto del giocatore.

Qualcosa del genere, ma che poi posso sparare a Platone

Si era sulla strada buona con un videogioco di qualche anno fa, Mafia. Un gioco ottimo sul piano tecnico, ma anche capace di ricostuire in maniera filologicamente corretta l'America degli anni '20 e '30, di narrare una storia credibile lasciandosi andare ad un piacevolissimo citazionismo cinematografico. Purtroppo nessuno ha raccolto il testimone. Ad agosto uscirà il sequel, stranamente intitolato Mafia II, e staremo a vedere.

A questo punto, di solito entrano in scena i videogiocatori, che cominciano ad enumerare tutti i videogiochi della storia, cercando di spacciarli come opere d'arte che nemmeno Domenico Ghirlandaio. Alla fine vi tirano fuori qualche RPG giapponese, quelli con le trame ridicolmente complicate, i dialoghi drammatici che non finiscono mai e le donne anoressiche ma con le tette a dirigibile.

22 commenti:

Uno ha detto...

"Questo gioco si eleva al di sopra del semplice videogioco? No. Riesce ad essere un prodotto culturalmente rilevante? No.
Perché?"

Perché è fatto dagli americani.

Yossarian ha detto...

Alla fine vi tirano fuori qualche RPG giapponese, quelli con le trame ridicolmente complicate, i dialoghi drammatici che non finiscono mai e le donne anoressiche ma con le tette a dirigibile.

Questa m'ha ucciso. LOL

Le tette a dirigibile...

Bella recensione Tommy, e per quanto riguarda Assassin Creed, da quel che ho visto in rete, credo che tu abbia centrato il bersaglio.

Fra l'altro Ubisoft sta facendo incazzare i PCisti perche' ha inserito un sistema di DRM (Digital Rights Management) che fa un po' spetazzare.

Ma la cosa non mi tange perche' comunque io i giochi li compro rigorosamente tutti.

Mi piace averli, e non da UTorrent.

L'RPG non e' il mio genere. Per quanto riguarda la mia nicchia delle simulazioni belliche o strategiche - comprese quelle professionali che poi vengono adottate da vari enti della difesa - devo dire che il livello di realismo, compresa l'ambientazione e' sempre eccellente.

E non potrebbe essere altrimenti, visto che affrontano temi storici e che altrimenti sia gli appassionati, sia i "titolati" protesterebbero veementemente.

Alcuni RTS come la serie Total War della SEGA sono addirittura una cornucopia di informazioni storico belliche molto interessanti e corrette, pur essendo dirette a un pubblico relativamente vasto.

Per non parlare delle simulazioni di navi, aeroplani etc etc.

Se il Me-109 che piloti non riproduce alla perfezione l'interno del cockpit, o la dinamica di volo, la portanza, la fisica balistica etc etc, uno non lo considera nemmeno.

Ripeto, la recensione e' proprio bella.

Leggo avidamente un sacco di recensioni online e su carta, di videogames, e la tua e' chiara, articolata ed efficace.

Infatti non lo comprero'...

Della Ubisoft mi piaceva Ghost Recon.

Yossarian ha detto...

PS

I videogiochi per me sono videogiochi.

Ovviamente qualcuno si avvicina a standard artistici anche piuttosto elevati, ma la mia personale opinione e' che si tratta di videogiochi.

Non potrei vivere senza, ma sono videogiochi.

E' non e' snobismo.

:-)

Unknown ha detto...

Uno Perché è fatto dagli americani.

Veramente è fatto dai francesi.

* * *

Yoss, grazie.

Sul DRM di AC2 lasciamo perdere. Pensa che io l'ho giocato molto perché ero senza internet. Se avessi avuto la versione PC non avrei potuto giocarlo perché non avevo internet. Roba da pazzi.

Pare l'abbiano già craccato comunque.

Sui simulatori, be' ormai hanno raggiunto livelli così alti la parola "gioco" diventa un po' fuori posto. Penso ad iRacing o rFactor, per esempio.

Unknown ha detto...

Anche quelli di Cracked hanno detto la loro. Ed inspiegabilmente sono stati più seri di me...

http://tinyurl.com/25g2dh9

Juhan ha detto...

Non ho letto tutto ma devo comunque chiederti una cosa, urgente: i Templari! Si comportano bene? Vincono? O almeno pareggiano?
Questo perché il fidanzato della figlia di mia sorella c'è dentro parecchio, vede templari dappertutto, oltre a scie di non ho ancora capito cosa e qualche UFO con base in Area 51, ma forse anche 52 e 53.
Tento di tenerlo all'oscuro fino a quando mi rispondi ma capisci che sono nei guai.
Siccome continua a non studiare l'inglese se vuoi... Il tedesco poi sarebbe il massimo, escluderebbe anche me. Ringrazio anticipatamente.

Unknown ha detto...

Non l'ho ancora finito, ma penso che pareggino, altrimenti non riescono a fare Assassin's Creed 3, che insomma sono altre milionate di euro di fatturato...

I Templari sono comunque cattivi: pensa che c'erano loro dietro la rivolta dei Pazzi, ma per fortuna gli Assassini li hanno fermati.

Gli UFO non ci sono ancora, ma sicuramente nel prossimo episodio li vedremo.

Attila ha detto...

Mi hai fatto molto riflettere sulla questione dell'importanza del "commento musicale" ad un videogame ambientato in una determinata fase storica. Quello che ho più apprezzato è stato il simil liuto sintetizzato della serie strategica Stronghold, il quale, in un primo momento, mi aveva fatto girare le scatole non poco, ma poi mi sono così assuefatto, da "sentirmela in testa" ogni volta che leggo un testo di storia medioevale. Sempre sullo stesso tema, anche le marce tipiche degli anni '30-40 dello scorso secolo di un vecchio gioco dei primi anni '90: Panzer General.

Parlare di opere d'arte nei videogames mi pare eccessivo... anche se per il primo Metal Gear Solid della Playstation un sospirone mi nasce spontaneo...

Cordialità

Attila

Ed Schlecter ha detto...

Non so se l'utilizzo di musiche originali del periodo sarebbe stata una scelta azzeccata, vista l'estrema lontananza del modo di intendere, sentire e scrivere la musica di quel periodo rispetto alla produzione da Monteverdi in poi.

All'orecchio medio la musica del Rinascimento suona inevitabilmente monotona e i singoli brani non sono caratterizzati e differenziati in maniera così netta gli uni dagli altri, anche perché la teoria degli affetti era ancora ampiamente di là da venire. In pratica, non sentirai mai brani "allegri", altri "angosciosi", altri "tristi", ma si assomigliano tutti abbastanza.

Prova a pensare per esempio al Kyrie (preghiera che supplica sussurrando il perdono di dio) e al Gloria (proclamazione della grandezza di Dio) nelle messe.

Nella musica rinascimentale non ti rendi neanche conto della differenza, se non ascolti il testo, mentre nei periodi successivi non ti puoi sbagliare:

Desprez, Missa Hercules, Kyrie e Gloria:

http://www.youtube.com/watch?v=JRQ3gu3g9OM
http://www.youtube.com/watch?v=5vY-jwQ15Fg

Mozart, Messa in Do minore, Kyrie e Gloria:

http://www.youtube.com/watch?v=zuFA3DmglwI
http://www.youtube.com/watch?v=OVL2V8GQpgw&feature=related

Non so se mi spiego.

Per esempio mi è piaciuta molto l'idea di Olmi in Il mestiere delle armi, in cui il commento musicale al film riprende la polifonia rinascimentale con linguaggio contemporaneo.

Bisogna vedere quale scopo si sono posti nel decidere il tipo di musica per la colonna sonora, ma penso che l'utilizzo della musica originale avrebbe ottenuto il solo risultato di tediare il giocatore. Poi ovviamente non esiste nessuna giustificazione all'utilizzare porcate elettroniche di bassa fattura, a prescindere dal periodo storico in cui è ambientato il gioco. :-)

Unknown ha detto...

Potevano ricorrere a leggeri anacronismi, andando avanti un po' con gli anni, oppure potevano comporre musica ex novo ma fortemente evocativa.

Avevano molte scelte a disposizione, ed è questo che fa esprimere un giudizio negativo: potevano risparmiare su un paio di cartelloni pubblicitari in qualche metropoli americana e assumere musicisti seri, non era un problema di soldi.

Cioè, se non hai le possibilità e fai quello che riesci, va bene. Ma se hai le possibilità e non le sfrutti perché non comprendi che non bastano i costumi per fare la storia, il giudizio è scontato.

Anche perché il valore sta proprio nel fatto di riuscire contro le difficoltà: se è difficile ricreare quell'epoca, meglio, è lì che ti voglio :-)

Ed Schlecter ha detto...

Ora ho capito, e sono d'accordo. Tornando a Olmi, prova a immaginare come potrebbe essere il gioco con in sottofondo questo:

http://www.youtube.com/watch?v=KCcDR-kqsWQ

da 2:18

e questo

http://www.youtube.com/watch?v=AG2BVhQSQ4A&feature=related

da 5:20

Sicuramente un altro effetto.

Ciao

Chaotic Alea ha detto...

Anche perche' avendo speso un fracco di soldi potevano pure spenderne due per comprare i diritti di qualche esecuzione di musica d'epoca (anche con lievi anacronismi come dici tu) o musica popolare (che pensate per caso che tutta la musica rinascimentale fosse "da messa"?)... un po' come s'era fatto per Europa Universalis 2

Chaotic Alea

Paolo Bizzarri ha detto...

Lo ammetto, è un pezzo che dico all'Unipisa di cominciare a vendere background storici per giochi di ambientazione medievale e rinascimentale.

Ed Schlecter ha detto...

@ Chaotic Alea

Non che tutto fosse "da messa", certo, ma rimpinzare la colonna sonora di frottole, passemezzi e saltarelli avrebbe inevitabilmente garantito un mood da sagra paesana al gioco, e non penso sia in linea con la trama che ci ha descritto Tommy.

Chaotic Alea ha detto...

@Ed

Beh visto il linguaggio da scaricatore di porto poteva pure passare

Randy Watson ha detto...

bell'articolo!
parlare di "arte" a proposito di videogiochi è fuorviante ed è più sensato chiedersi se il videogioco sia in grado di avere una rilevanza culturale nel senso da te ben descritto.

secondo me i videogiochi riusciranno a evolversi anche in quella direzione e a coinvolgere intellettualmente il pubblico acculturato.

ma attenzione, prepariamoci al dilagare anche in questo campo di quella critica farlocca da cineforum che finirà per cianciare di videogioco d'essai o scrivere di semiotica epistemologica di super mario nel macrocontesto della fenomenologia del genere platform o roba tipo "da altair ad ezio: implicazioni storiografiche dell'estetica dell'occhio dell'aquila. per un nuovo paradigma semantico dell'etica assassina" :D

PS
ogni riferimento a certa critica videoludica esistente è puramente casuale :)

Unknown ha detto...

Paolo: infatti, sai che non è una brutta idea? Almeno si sarebbe certi che un minimo di qualità viene garantità e sarebbe un modo per finanziare la ricerca.

* * *

Randy, devi ammettere però che se riescono a rendere noioso anche un videogioco, bisogna far loro i complimenti.

Hanno già ammazzato letteratura e cinema, possiamo ben sperare anche per l'elettronica.

Anonimo ha detto...

Ma c'è davvero bisogno di cercare di fare -ARTE- con un videogioco? Si deve farlo per poter entrare nel circolo buono rispettato e cvolto?
Ho trovato Half life migliore della maggior parte dei film d'azione, Thief 1 & 2 superiore a tanti racconti di genere fantastico, e poi l'adrenalina a mille del primo aliens vs Predators, le tempeste di sabbia in Morrowind, la citta imperiale di Oblivion o quella decadente e in rovina di Washington in F3... sinceramente se cercavo l'arte non mi sarei messo a fare una partita ad uno di questi videogiochi, comunque di sicuro è stato molto di più che un semplice sparare siluri protonici, e mi ha dato molto [molto] di più di certa "Avte" ...
Ma chi se ne frega del circolo buono rispettato e cvolto, anzi, ci manca solo l'equivalente videoludico della corazzata potemkin con i suoi "sacerdoti"...


Lìberi_tutti

Paolo Bizzarri ha detto...

@Tommy

E mica ci provo da oggi... c'è una caterva di ambientazioni che vanno solo sviluppate un minimo decentemente, tanto per citarle:

- tutto quello che riguarda l'epoca d'oro delle repubbliche marinare;

- tutta la parte relativa alla formazione dei comuni e delle signorie;

- il mondo della finanza di stato che girava intorno ai Medici (e non solo a loro)

- tutta l'Italia dalla morte di Lorenzo il Magnifico fino al 1559.

E solo per citare un po' di pezzetti... poi volendo potresti divertiti su tutta l'Italia altomedievale, fra longobardi, bizantini e quant'altro.

Colei che... ha detto...

Beh, intanto complimenti per la recensione! Mi hai convinta a non comprare il gioco... :P
Pero' la questione videogioco arte-non arte mi interessa non poco (a proposito, grazie per il link all'articolo). Sono d'accordo con te nell'evitare la questione di lana caprina su "cos'e' l'arte", e' un buco nero dal quale non se ne esce...
Per il resto, sono una videogiocatrice (che videogioca molto poco, tempo tiranno :P), e personalmente sento che il videogioco si sta sempre di piu' spostando "oltre" l'essere puro intrattenimento. Il momento di rottura c'e' gia' stato con Syberia di Sokal, prima di tutto un grande artista che e' riuscito a dare un'anima alla sua opera, ma ammetto che per un avventura grafica e' piu' facile avvicinarsi alla lirica - e alla letteratura. :)Antri tipi di videogiochi devono fare ancora della strada, ma immedesimazione, emozione, sopensione della credulita', impatto visivo sono a volte pari, se non superiori a quelli che si provano guardando un film. Una buona opera di artigianato che trasmette emozioni e un pezzo d'arte. Se e' cosi', anche alcuni videogiochi lo sono.
Ciao!

Odysseus_Nauticus ha detto...

"un prodotto di massa, e quindi privo di valore culturale."

L'unica frase che mi ha lasciato un po' perplesso. Intendo dire che un antropologo potrebbe decidere di decapitarti, scuoiarti, disossarti e darti fuoco - non necessariamente in quest'ordine - per un'affermazione del genere. E anche Benjamin, credo. :D

Perché "QUINDI privo di valore culturale"?

PS
Ho dato un'occhiata a Lineage. Milano 1476 ricostruita come la Firenze degli stessi anni è uno spettacolo che oltrepassa i limiti della decenza.

Unknown ha detto...

Colei che : grazie, ma guarda che AC2 è un bel gioco, divertente e crea dipendenza.

Per il resto concordo con te

* * *

Odysseus: in effetti mi sono espresso male. Volevo in un parola condensare il concetto di un bene prodotto in serie con lo scopo di soddisfare un largo pubblico evitando accuratamente qualsiasi novità o trasgressione alla regola conformandosi al gusto consolidato, al mero scopo di vendere un quantitativo predefinito di copie.

Insomma, un prodotto di massa.

E lascia pure che gli antropologi s'arrabbino: penso che di questi tempi saranno più presi a cercar lavoro che a badare a me :-)