Sinestesie

Uno dei fatti della vita che ho compreso solo in età adulta era la critica alle festività consumistiche e alla loro retorica dei buoni sentimenti. In passato non la capivo perché, essendo nato e cresciuto in terra cattolica, per me le festività erano principalmente un duro periodo dedicato all'obbligatorietà dell'azione religiosa. Ora, invece, che vivo in Germania e frequento famiglie completamente a-religiose, le comprendo. Qui il Natale e la Pasqua sono davvero un periodo melenso e sdolcinato, retorico e vagamente repellente. Personalmente ho impiegato molto tempo e molti sforzi per arrivare a tollerare i festeggiamenti germanici (ma non sono ancora riuscito a farmele piacere, né mai tenterò), ma non perché siano solo delle vuote celebrazioni del consumismo neoliberista che sta distruggendo i valori (quella è la parte buona), ma per colpa della mia educazione.

Un bambino nordico cresce sapendo che un giorno all'anno, per qualche inspiegabile motivo, ci si fanno i regali e a lui spetta, senza motivo, quello più bello. Io sono cresciuto sapendo che per quattro settimane il parrocco e i catechisti avrebbero preteso da me la conoscenza di mezzo Vangelo e facevano di tutto per insegnarci a sentirci in colpa per non essere nati in una stalla, riscaldati dai peti di una mucca palestinese. I regali non si dovevano nemmeno nominare e ci dovevamo vergognare anche del pensiero. Quattro settimane per prepararsi, alla fine delle quali non c'era nulla da festeggiare ma, anzi, bisognava andare a confessare i propri peccati, tutti quegli orribili misfatti che i bambini delle elementari compiono quotidianamente.

La sera della vigilia, mentre i bambini nordici scartavano i pacchi, noi si doveva stare svegli per andare alla messa di mezzanotte, messa cantata e quindi ancor più insostenibile. E il giorno dopo c'era la messa della mattina, cantata anche questa, mentre i bambini nordici giocavano coi loro nuovi giocattoli. Per questo, adesso, devo litigare ogni anno per far comprendere ai nordici che Natale è il 25 dicembre, non il 24 e che il Natale è una festa religiosa e non la festa della famiglia che si scambia i regali.

Poi c'è il carnevale, che per i tedeschi esiste senza un perché e finisce un martedì del calendario a caso con una bella festa simpaticissima e piena di verve come solo le feste tedesche sanno essere. Per me invece finiva il mercoledì con un prete che ti cosparge il capo di cenere. Così, tanto per ricordarti che finirai un metro e mezzo sottoterra mangiato dai vermi. A 10 anni è tempo che ti prepari all'idea.

Poi c'è la Pasqua. Per i tedeschi, la Pasqua è una festa priva di motivo in cui la famiglia si scambia i regali. Per noi era la festa più importante della cristianità, ma non capivamo perché, visto che i regali si ricevevano a Natale. Quindi serviva una doppia razione di catechismo per insegnarci che il Natale non contava poi così tanto (avrei giurato che il dicembre precedente avessero detto altro, però) e che la Pasqua era la vera festa. E via di nuovo, Vangelo e confessioni, confessioni e peccati. Ma tutto amplificato, perché qui si parlava di Gesù ucciso dagli uomini e quegli uomini eravamo noi, noi bambini avevamo ucciso Gesù, dannati piccoli assassini. Ed infatti, mentre i bambini nordici ricevono doni, noi aspettavamo rassegnati la settimana intera di messe cantate. Giovedì, venerdì (due volte, alle 15, quando è morto e alla sera, ripercorrendo tutta la Passione), sabato la veglia e domenica mattina. Ci sarebbe stato anche il lunedì, ma non eravamo così tanto devoti.

Adesso che sono grande, invece di imporre ai miei figli questa trafila, ogni anno devo spiegare cosa sia la Pasqua, che Gesù è morto e risorto, che resurrezione vuol dire che il corpo intero si è rialzato, non solo l'anima, eccetera eccetera.

Nelle feste non doveva esserci nessun divertimento e nessun autocompiacimento. Per noi erano solo la tortura delle infinite messe cantate, dell'incenso che brucia le narici, delle catechiste che controllano come stai seduto e come stai in piedi. Era una dura disciplina che ci formava, anche se tutti inevitabilmente prima o poi lasciavamo perdere appena divenuti un po' più grandi: la vera educazione non è quella che si perpetua all'infinito ma quella che ti condiziona per sempre.

Immaginate dunque come possa sentirmi in mezzo a gente che ostenta buoni sentimenti, salamelecchi e smielosità varie. Per esempio, almeno nella zona da cui provine la mia Frau, la domenica di Pasqua fanno un gioco che non so neanche come descrivere. Ognuno prepara dei piccoli regali e dolcetti per gli altri e li nasconde (per modo di dire) in giardino e poi tutti devono trovare i loro. Esclusi i casi in cui siano presenti bambini, la scenetta è disgustosa: vedere persone adulte che fanno finta di stupirsi per aver trovato un sacchetto di cioccolatini è francamente impressionante. Capite che quando sento parlare di efficienza tedesca, di asprezza del carattere, di educazione severe mi vien da ridere...

E mi vien voglia di tornare a quand'ero bambino, quando la Pasqua era un Dio tumefatto e sanguinante, torturato fino allo sfinimento, tradito dagli amici, abbandonato da suo Padre che poi era Lui, quindi un Dio abbandonato da sé stesso; sua madre che vede il centurione infilzarlo con una lancia, le donne che prendono il cadavere e lo depongono in una tomba che non era nemmeno la sua; le infinite messe cantate, l'incenso che satura l'aria; rimpiango persino quel prete che una volta venne nella nostra parrocchia a celebrare la messa, che pareva un personaggio uscito dal Nome della Rosa e tuonava contro il diavolo e ci metteva in guardia dai piaceri del mondo terreno.

E niente, per me Pasqua è la Missa Brevis di Palestrina che profuma di incenso. E senza bisogno di LSD.

6 commenti:

annarella ha detto...

Laonde son io pare che spargano uova e poi le cerchino.

Ci sono però 3 cose che apprezzo della Pasqua tedesca:

1) le Passioni di Bach
2) Il Messiah di Haendel
3) il lunghissimo we

Juhan ha detto...

A parte Bach & Haendel quest'anno festeggiare la pasqua qui in Italia mi fa senso, davvero: la chiesa alleata con la Lega razzista e xenofoba e con il governo del losco Berlusca a proteggere i preti pedofili!
Se seguite le vicende italiane dalla civile Germania capirete perché non auguro buona pasqua a nessuno. OK, solo agli ebrei, chiamandola Pesach, Passover, Peysekh o פֶּסַח (e mettersi d'accordo no è?).
Buona Pesach.

Unknown ha detto...

@ annarella: purtroppo, qualsiasi critica si muova alla Germania, basta rispondere "Bach" e basta, fine della discussione...

* * *

@ juhan: le elezioni fanno male all'anima. Dovete smettere! :-D

Ed Schlecter ha detto...

Io ieri sera mi trovavo davanti a Notre Dame e ho pensato di vedere come si sarebbe svolta la veglia pasquale (anche perché era l'unico modo per vedere la basilica dall'interno, dato che siamo ripartiti stamattina). La messa più importante della cristianità in uno dei templi più magnifici delle cristianità.

E invece dopo una mezz'ora ce ne siamo ovviamente andati (eravamo alla terza lettura di sette), anche per la commercialità dell'operazione-messa ad uso e consumo dei turisti: telecamere e schermi ovunque e rito delle candele protratto più a lungo del previsto per creare coreografia.

Unico punto interessante, la musica: intermezzi per organo scritti, presumo, dall'organista della basilica per l'occasione e strumento a dir poco divino (tra l'altro con una potenza impressionante, considerate le dimensioni della chiesa). Quei brevi pezzi di musica contemporanea tra una lettura della Genesi e l'altra erano veramente suggestivi. E poi l'Agnus dei della Papae Marcelli, che con buona pace dei ricordi di Tommy, sta su un altro pianeta rispetto alla Breve.

http://www.youtube.com/watch?v=pk2FvFnSS24

http://www.youtube.com/watch?v=ry1sQz3vQUc

Schlecter

nonno enio ha detto...

l'importante è festeggiare, tutto il resto appartiene alla storia...

Attila ha detto...

A me ha stupito della Germania le "sacre" vacanze per Pentecoste...

Le elezioni in Italia non finiscono mai...

Cordialità

Attila