Tira la palla, mordi l'esca

Da circa due anni e tre appartamenti mi aspetta sul comodino un libro molto interessante: L. Canfora, La democrazia. Storia di un'ideologia, Roma-Bari 2006² – che finalmente ho iniziato a leggere. Canfora è docente di filologia classica a Bari, uno dei pochi antichisti noti al di fuori dell'ambito accademico e penna particolarmente colta, arguta e stimolante. In questo libro si traccia il percorso del concetto di democrazia a partire dalla sua origine greca per arrivare ai giorni nostri.

La storia è bella perché, quando fatta bene, scardina i luoghi comuni ed i concetti sedimentati nel senso comune. La democrazia non fa eccezione. Cercherò di non svelare il finale dell'opera, ma posso certamente anticipare la tesi di fondo: l'ideologia democratica, da sempre, reca in sé i germi della tirannide. Oltre a ciò, essa si costituisce di un'ambiguità di fondo che le impedisce di essere davvero ciò che afferma di essere: il governo di tutti. Ogni volta che un popolo si è dato un ordinamento democratico, si è anche dato dei limiti precisi su quanto democratico dovesse essere. Atene si definiva democratica, ma i diritti civili erano ristretti ad un numero limitato di persone. Gli Stati Uniti si definivano una democrazia, ma convivevano con la schiavitù ed un sistema politico decisamente elitario. E così via.

Ed in effetti la riflessione di Canfora (solidamente sostenuta sul piano espositivo e delle fonti) è talmente buona che riesce a dare spiegazione di molti fenomeni; quando il potere politico rincorre il consenso del popolo nel suo complesso, rischia di trasformarsi nel contrario della democrazia: la tirannide greca, il cesarismo romano, il bonapartismo francese, il fascismo italiano... La ricerca del massimo di libertà produce la negazione della libertà.

Questa riflessione mi ha fatto capire che viviamo tempi strani. Il nostro sistema politico-economico è talmente complesso e stratificato da essere contemporaneamente il migliore ed il peggiore che il mondo abbia conosciuto. È un mondo fatto di contrasti ed antitesi che non si ripianano ma che si alimentano a vicenda. Abbiamo un sistema economico che crea il massimo della ricchezza e contemporaneamente produce il massimo del degrado; abbiamo un sistema politico che aborre le guerra e che contemporaneamente sperimenta le più grandi devastazioni; esaltiamo la libertà come valore fondante e creiamo le più feroci dittature.

È un mondo incomprensibile al singolo, che non riesce a ricondurre ad unità le diverse spinte cui è sottoposto. Per qualche millennio i popoli sono vissuti sostanzialmente allo stesso modo, società agricole i cui codici erano dettati da necessità di ordine superiore che, in quanto tali, non permettevano né scelta né disobbedienza. Non si poteva trasgredire al volere della natura che regolava pioggia e siccità, abbondanza e scarsità, salute e malattia, morte e vita: si era dipendenti da essa e non vi era altra via che accettare l'ordine costituito. E l'ordine costituito prevedeva l'esistenza di Dio, dei suoi vicari clericali, dei suoi agenti incoronati e delle preghiere di scongiuro.

Quando però la natura ha smesso di essere madre e matrigna ed è divenuta ancella umile e sottomessa, in un poderoso effetto domino si sono fatte saltare tutte le necessità fino a prima così imprescindibili: non temiamo più la carestia, non aspettiamo più la pioggia e sfidiamo la morte inghiottendo delle pilloline bianche; così Dio non è dato più per scontato, né il suo clero né i suo agenti incoronati. Non c'è più un ordine necessario superiore, ma dato che noi abbiamo bisogno di un ordine, dobbiamo crearcene uno.

Ci è necessario sapere cosa accade di fronte a noi. Siamo istintivamente portati a classificare il reale in base al suo grado di pericolosità, di vantaggio e di utilità, ma non è facile come un tempo. In più siamo costretti ad avere un'opinione per tutto. Dobbiamo avere un'opinione per votare, per leggere il giornale, per discutere al bar, per capire il mondo. E per avere un'opinione, dobbiamo ridurre la complessità del mondo, perché eccessiva. Abolendo la complessità, classifichiamo l'esperienza secondo il criterio binario buono/cattivo. In base a questa scelta, derivano i ragionamenti.

Rivoluzione francese: essa contiene sia il germe di tutto ciò che di buono il mondo moderno ha conosciuto (libertà) come pure il male (il Terrore), ma si deve scegliere se essa sia stata buona o cattiva, perché non è concepibile che sia insieme buona e cattiva. E allora qualcuno sceglierà che sia buona, esalterà gli aspetti positivi e minimizzerà quelli negativi. Al contario, qualcuno sceglierà che sia cattiva e procederà in senso inverso.

Capitalismo: ha creato ricchezza, abolito la fame, estratto le masse contadine da una vita di stenti; ma anche creato masse di miserabili, guerre imperialiste, nuove forme di schiavitù. Si deve scegliere: è male o bene? Chi dirà che sia bene, ignorerà le parti negative; chi dirà che sia male, ignorerà ogni vantaggio da esso creato.

Per ogni avvenimento o processo storico si è di fronte a questa scelta, che è quasi inevitabile. O di qua o di là. Tertium non datur.

Sarebbe interessante comprendere quale sia il meccanismo che ci fa scegliere l'una o l'altra opzione. Probabilmente è un processo meno razionale e cosciente di quel che si creda. Forse è poco più di un caso, di una serie di accidenti slegati ma consequenziali che agiscono sulla nostra sfera emotiva. È il desiderio di dividere il mondo in “bene” e “male”, di semplificarlo ai minimi termini così da poterlo percorrere sani e salvi fino alla fine.

Su questa semplice debolezza fa leva chi ci vuole convincere: politici, venditori, preti e blogger. Ci mostrano un succoso pezzo di semplificazione e, quando lo mordiamo, un amo acuminato si aggancia al nostro palato e ci tira su, pronti a finire sul piatto del pescatore.

Io faccio così: quando leggo o sento qualcuno con la spiegazione di tutto, smetto di leggerlo o ascoltarlo e faccio altro. Cose particolarmente irrilevanti o superficiali. Per festeggiare lo scampato pericolo.

8 commenti:

lamb-O ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Vittorio ha detto...

interessante, ma non è nuova come teoria, anzi... ne scrivevano già i democratici ateniesi.
una domanda: perché non continui con i "declassati etc."? Sono pezzi gradevolissimi da leggere.
Ciao.

Unknown ha detto...

Ciao Vittorio

ma non è nuova come teoria, anzi... ne scrivevano già i democratici ateniesi.

Sì certo, ma appunto Canfora è antichista e dà un taglio prettamente storico ai suoi libri.

perché non continui con i "declassati etc."? Sono pezzi gradevolissimi da leggere.

Il tempo è quello che è e scrivere un racconto richiede molto più impegno di un post di blog :-)

E sono affetto da accidia.

Conto di aggiornare presto anche lì.

Attila ha detto...

Io sono sempre stato affascinato dalle tinte di grigio, per cui chi mi pone la questione come o bianco o nero (dicendomi di scegliere o l'uno o l'altro), mi lascia sempre perplesso...

Bel post, mi ha fatto molto riflettere.

Cordialità

Attila

Yossarian ha detto...

"È il desiderio di dividere il mondo in “bene” e “male”, di semplificarlo ai minimi termini così da poterlo percorrere sani e salvi fino alla fine."

Concordo.

Scusa se mi permetto la presunzione, ma e' un po' la posizione contro la quale si trovano ad argomentare spesso i blog "non allineati".

Posizione dialettica, politica e filosofia che credo di poter, e perdona la presunzione, attribuire sia a te, sia al sottoscritto (e ad altri, obviously) pur con tinte e sfumature molto diverse.

Fra l'altro, e' sempre curioso notare come chi operi distinzioni manichee, disprezzi, neppure tanto velatamente, chi viene definito "moderato", o che sembra perennemente nel mezzo, come una sorta di handicappato morale privo della capacita' di decidere.

Quando invece e' l'esatto contrario.

Interrogarsi e' un solenne "pain in the ass" e non facilita affatto le decisioni.

E lo stesso credo accada con l democrazia.

Chi la disprezza a mio avviso ha paura della complessita', di interrogarsi, e soprattutto di evolvere secondo l'hegeliana (ti avverto che non me la sto tirando... :-) e' una delle poche cose che mi ricordo del filosofo tedesco e che ho studiato al licei) "tesi, antitesi, sintesi".

A me la complessita' non fa paura, me ne fa molta di piu' la noia, o la banalita', che poi puntualmente si ritrovano in tanti "guretti" o blog istituzionali.

Che a volte lo nascondono benissimo, anche dietro lauree prestigiose, o specializzazioni in lettere classiche.


PS La prossima volta che mi costringi a bruciare quei pochi neuroni rimastimi, per rispondere a un tuo commento con cui non sono d'accordo, vengo a pigliarti in Germania.

Cerca di scrivere commenti manichei, cosi' mi faciliti la vita e mi preservi le sinapsi.

:-)

Ciao belva. Bel post.

PPS Ottima la dritta su Canfora. E' inoltre un grande esperto su Cesare, se non sbaglio.

Unknown ha detto...

e' sempre curioso notare come chi operi distinzioni manichee, disprezzi, neppure tanto velatamente, chi viene definito "moderato", o che sembra perennemente nel mezzo, come una sorta di handicappato morale privo della capacita' di decidere.

Io ho sempre avuto il problema opposto: di essere considerato un estremista. Credo che ciò sia dovuto al fatto che sono molto intransigente sul piano dei principi e della coerenza, ma del tutto aperto verso chi non la pensa come me.

Invece i manichei sono quelli intransigenti con gli altri e particolarmente comprensivi con sé stessi.

Ottima la dritta su Canfora. E' inoltre un grande esperto su Cesare, se non sbaglio.

Non so se sia "esperto" di Cesare, penso che ce ne siano di più esperti, però gli ha dedicato un libro (che non ho letto) intitolato "Giulio Cesare. Il dittatore democratico", Laterza 2009.

lamb-O ha detto...

> Io ho sempre avuto il problema opposto: di essere considerato un estremista.

Io quello di essere contorto. Solo perché ogni tanto trovo delle falle nel senso comune e mi regolo di conseguenza =(
Tipo il fatto che non concepisco il fatto di reagire con violenza o rabbia a insulti diretti, o cose del genere.

Certo, ha influito il fatto che quando la mia patologia mentale era più intensa ero anche un bel rompicoglioni, ma non sottiliziamo =D


P.S. Il primo commento cancellato è il mio, scusa per l'imbrattamento. È un vizio che mi prende di tanto in tanto, come possono testimoniare gli altri blogger di cui appesto gli spazi.

Yossarian ha detto...

"Credo che ciò sia dovuto al fatto che sono molto intransigente sul piano dei principi e della coerenza, ma del tutto aperto verso chi non la pensa come me."

Innegabile, e lo riconosco.

Per quanto mi riguarda, tendo a evitare i confronti a meno che non sia necessario (lo so che non sembra, ma e' cosi'), a volte anche a costo di sembrare un po' ruffiano, ma quando poi metto i paletti per difendere i miei principi, non sono solo intransigente, ma assolutamente privo di qualsivoglia scrupolo per difenderli da chi mi sta sulle balle.

A la guerre comme a la guerre.

err...in effetti ho dimenticato le virgolette su esperto, a proposito di Canfora.

Detto cosi' sembrava "esperto di pesca col mulinello"...hai fatto bene ha farmelo notare LOL.

Ciao