Lunga e noiosa dissertazione sull'origine delle differenze tra Italia e Germania

Una costante del mio parlare della Germania agli italiani è cercare di spiegare perché io non ritenga che noi siamo un popolo di incivili, mentre contemporaneamente ammetta che in Germania le cose funzionano oggettivamente meglio (tanto che vivo qui per scelta e non per bieca necessità). Allora ho pensato di mettere giù due righe e spiegare questo fatto. 

Premessa importante: questo è un blog, quindi va preso per quello che è. Scrivo quando posso, di sera, nei ritagli di tempo se il lavoro per quel giorno non mi ha mandato in pappa il cervello. Quello che scrivo riflette i miei interessi, quindi le spiegazioni che mi do di solito si fondano su una selezione di tutti i dati disponibili. Ergo quello che si leggerà qui è parziale, monco, non può e non deve essere considerato una spiegazione esaustiva della materia che vado a trattare.

Bene, ciò detto, perché io vado in giro a ripetere che i tedeschi non sono più civili di noi mentre le cose in Tedeschia funzionano meglio? Ordunque la risposta che meglio mi aggrada è di ordine storico. 

Seconda premessa importante: ho scelto di fare un discorso ad ampio respiro che, in quanto tale, non tiene conto di tutti i particolari. Quello che qui sembrerà un movimento armonico e univoco, nella realtà fu un processo complesso e anche molto sofferto, incoerente e inorganico, pieno di spinte e controspinte, che vanno inevitabilmente a perdersi mano a mano che il punto di vista dell'osservatore si allontana da esse. 

* * *

La Germania unita è una nazione relativamente giovane, circa quanto l'Italia. Come l'Italia, è stata prima di tutto un'idea politica fondata sull'unità linguistica e culturale che ha preceduto la sua realizzazione pratica. Come l'Italia, è il frutto dell'espansione territoriale di uno dei tanti stati che componevano i territori germanofoni; in Italia è stato il Piemonte, in Germania la Prussia. Addirittura con l'Italia la Germania condivide una parte decisiva dei rispettivi processi di unificazione: il 1866, quando Regno d'Italia e Prussia sconfiggono l'Austria-Ungheria (cioè, l'Italia venne sconfitta a Custoza, ma la Prussia vinse a Sadowa, quindi noi abbiamo vinto per la proprietà transitiva delle battaglie. Passata alla storia come Terza Guerra d'Indipendenza).   

Io credo che le differenze tra Italia e Germania nascano a questo punto, a unità raggiunta. Terza premessa al mio discorso: sono convinto che in qualsiasi comunità/società/gruppo umano la direzione che il gruppo prende sia determinata dalle elite che governano quel gruppo: che sia un club di modellismo, un'azienda quotata in borsa, uno Stato, la minoranza che sta al potere determina gli esiti di quel gruppo, mentre la maggioranza vi si adegua. 

Quando la Germania nel 1871 compie il processo di unificazione e fonda l'Impero Tedesco (Deutsches Kaiserreich), le elite di governo hanno carta bianca, perché non esiste un manuale di management dell'unificazione che spieghi passo passo cosa fare quando si deve governare una nazione appena creata. La situazione allora era questa: uno Stato nuovo nato dalla fusione di differenti monarchie, ognuna con la propria organizzazione e burocrazia; abbondanza di risorse naturali (carbone, acciaio, eccetera); un sacco di nazioni intorno che non sono contentissime della nascita di questo impero. 

In questo contesto la Germania si muove in tre direzioni: creazione di un esercito efficiente sul modello prussiano; creazione di una burocrazia statale efficiente; creazione di scuole e università e promozione della cultura in tutti gli strati della popolazione. Ora, l'esercito in questa sede non interessa, perché l'attenzione sarà rivolta agli altri due aspetti.

Il Reich inizia subito ad investire massicciamente nella cultura. Il tasso di analfabetismo inizia a scendere costantemente, fino a raggiungere i livelli più bassi dell'Europa del tempo. Allo scoppio della Grande Guerra gli analfabeti tra i soldati tedeschi sono un numero drammaticamente inferiore rispetto a quello dei soldati italiani. Non solo, nella Germania postunitaria il numero di università che vengono fondate è incredibilmente alto. Il tradizionale concetto di università valido fino ad allora viene modificato e sorge l'università moderna così come noi la conosciamo e così come noi riteniamo debba essere.

Contemporaneamente il nuovo Stato unitario comprende la necessità di costruire un apparato burocratico che funzioni e si rende conto che la macchina statale non è fatta di regole, ma di persone e che è necessario che ogni singola persona che fa parte di quel meccanismo non lo intralci e non metta il proprio interesse o il proprio comodo di fronte al bene della burocrazia. È dunque necessario formare i membri dell'apparato statale in funzione del nuovo ruolo che andranno a ricoprire e per fare ciò è necessario creare una nuova fedeltà allo Stato che soppianti i legami di sangue o di relazioni preesistenti.

Questo duplice approccio - educare la popolazione e creare una classe di funzionari pubblici fedeli allo Stato - si rivela la scelta giusta e i frutti si vedono subito. È nell'impero tedesco che comincia la seconda rivoluzione industriale, è qui che si gettano le basi per la creazione del mondo contemporaneo, sia sotto il punto di vista culturale che sotto quello tecnologico. A partire da questo momento la Germania diventa un faro per la cultura occidentale. Per avere un quadro completo dello straordinario impulso tedesco alla scienza e alla tecnologia dal 1871 a oggi, troppo spesso ignorato o sottovalutato per colpa di quei maledetti 10 anni di dittatura, consiglio di leggere un libro uscito due anni fa: P. Watson, The German Genius: Europe's Third Renaissance, the Second Scientific Revolution, and the Twentieth Century, New York 2010.

Come si vede, le scelte della Germania o - per meglio dire - della sua classe dirigente, sono state opposte a quelle della classe dirigente italiana postunitaria. Lì si è percorsa la strada dell'alfabetizzazione di massa, qui si sono tenuti gli italiani a livelli di analfabetismo altissimi fino agli anni 60 del Novecento. Lì si sono formati e allevati funzionari pubblici fedeli allo Stato e alle sue leggi, qui si è lasciato che l'amministrazione pubblica rimanesse impigliata nella rete di relazioni e interessi privati che esistevano da prima. È una questione di mentalità. In Italia si pensa che la cultura sia strumento di emancipazione del singolo o della classe rispetto alla società e al potere costituito. Si è sempre ritenuto che educare la popolazione fosse la ricetta giusta per la rivoluzione (e quanti di noi non pensano che "loro" preferiscono avere una popolazione ignorante e malleabile e che non ci vogliano far studiare perché altrimenti saremmo una minaccia?) In Germania invece si è capito che l'istruzione è la strada maestra verso l'integrazione nella società e la fedeltà allo Stato, sia dei funzionari pubblici (soprattutto loro) sia della popolazione. E infatti - per fare alcuni esempi - il Regno d'Italia era una fucina di terroristi e anarchici, mentre nel Reich si sviluppò prestissimo la socialdemocrazia e le idee marxiste e rivoluzionarie vennero abbandonate relativamente in fretta. Quando il fascismo pretese dai professori universitari il giuramento di fedeltà, si rifiutarono nemmeno in venti. Quando il nazismo prese il potere, i professori tedeschi diedero una mano a portare in piazza i libri da bruciare.

A questo punto si potrebbe avere l'idea che la Germania fosse un Paese democratico o quanto meno aperto alle istanze popolari. Ebbene, fu l'esatto contrario! Mentre l'Italia cercò di mettersi nel solco della democrazia parlamentare inglese e francese, la Germania volutamente e coscientemente rifiutò quella tradizione e scelse per sé una strada tutta sua, un modo originale e diverso di organizzare la società e la politica, che venne da subito definito Sonderweg (strada/via speciale/diversa da quella delle potenze democratiche e dello zarismo russo).

Quando nel 1849 a Francoforte il primo parlamento tedesco offre al re Federico Guglielmo IV di Prussia la corona della Germania, egli la rifiuta: il trono dell'impero tedesco non deve essere legittimato dal popolo, poiché quello che il popolo dà, il popolo può togliere. Il senso di superiorità dell'aristocrazia rispetto al popolo e ai borghesi rimarrà costante per tutta la durata del Reich. Ad una nobiltà di sangue corrisponde una nobiltà di cultura e sapienza che è esclusiva delle elite di potere tedesche.

Esistono due parole per definire il termine 'cultura': Kultur e Zivilisation. La differenza tra le due è gerarchica: Kultur sta in alto, è il sapere intellettuale; è "nobile", per così dire. La Zivilisation sta un gradino più in basso e pertiene agli aspetti più pratici e "materiali" dell'esistenza. È utile, ma meno pregiata. Per l'elite tedesca dell'epoca, le altre nazioni non andavano oltre la Zivilisation, perché solo la Germania poteva esprimere Kultur.

Specularmente il sistema educativo tedesco teneva conto di questa gerarchia dei saperi. La divisione tra cultura alta e cultura bassa era netta. In alto stava la speculazione intellettuale che si fondava sulla tradizione dell'antichità greco-romana, in basso stavano le discipline tecnico-scientifiche. Ciò che rende affascinante l'esperienza tedesca è che questo bipolarismo, questa sfacciata gerarchia dei saperi (così contraria al sentire contemporaneo) ebbe come risultato che sia la cultura "alta" che la cultura "bassa" crebbero come in nessun altro luogo in quel periodo.

Tanto fiorirono gli studi classici (il secondo Rinascimento di cui scrive Watson si riferisce precisamente alla riscoperta dell'antichità, simile a ciò che era accaduto in Italia con il Rinascimento) quanto la scienza e la tecnica. Ma come è stato possibile?

In un certo senso, gli intellettuali tedeschi decisero di rinchiudersi nella torre d'avorio. Apposta. Per non mischiarsi con la volgarità mondana. Tuttavia vollero per loro la miglior torre d'avorio possibile e quindi vollero circondarsi dei migliori ingegneri, tecnici, muratori, idraulici. Gli intellettuali fornirono le scuole e le università, i tecnici conoscenza pratica. Gli intellettuali non intendevano fare proselitismo culturale e si disinteressarono alle questioni spirituali di chi stava fuori dalla torre e i tecnici accettarono di non intromettersi nelle decisioni prese dentro la torre (anche se gli intellettuali non potevano sapere che di lì a poco i tecnici, dopo aver costruito loro la torre d'avorio, li avrebbero chiusi dentro sbarrando la porta dall'esterno).

Perché oggi parliamo di quello che è successo in Germania non il secolo scorso, ma quello prima ancora? Perché oggi in Germania ancora si sentono gli effetti di quelle scelte così lontane nel tempo. L'apparato burocratico funziona, perché chi vi entra è stato istruito e selezionato con attenzione. Per fare un esempio, chi vuole fare l'insegnante deve - dopo la laurea specialistica - sottoporsi a due anni di tirocinio che, nelle parole di un mio amico, assomiglia all'addestramento dei soldati prussiani: prima ti smontano, ti depurano di tutto quello che credi di sapere, poi ti rimontano secondo gli standard richiesti. Alla fine dei due anni, il posto di lavoro non è assicurato, bisogna trovarse una scuola che ti accetti. E quando arriva il contratto, il futuro insegnante deve, tra le altre cose, sottoporsi a visita medica che accerti l'assenza di malattie invalidanti che mettano a rischio di pensionamento anticipato, che lo Stato tedesco non ha nessuna intenzione di darti lo stipendio per 10 anni e poi pagarti la pensione e i sussidi di malattia per i restanti 50.

Questo sistema non crea genii, crea "semplici" lavoratori preparati. Tiene lontani quelli che vorrebbero fare l'insegnante solo per avere un posto statale blindato a vita o che siederebbero in cattedra per mancanza di alternative o capacità in altri settori. Due anni di tirocinio non si fanno se non seriamente motivati, e già questo produce una scuola migliore rispetto a quella italiana.

Per entrare in polizia bisogna aver studiato. A scuola proprio. Bisogna essere preparati e seri. Non si va in polizia per scappare dalla disoccupazione, perché per questo ruolo lo Stato non vuole avere gente che non è riuscita a trovare nemmeno un lavoro come cassiere al McDonald's. Non è il mio pensiero, è il modo in cui ragiona la burocrazia tedesca. Lo stesso vale per tutti i dipendenti pubblici: l'impiego statale non è un ammortizzatore sociale.

Allo stesso modo per trovare lavoro nel settore privato è necessario aver studiato. Magari poco, ma bisogna aver studiato. Per andare a guidare il muletto in un magazzino servono mesi di tirocinio, così come per qualsiasi altro lavoro che noi considereremmo poco qualificato.

Il sistema educativo, invece, è estremamente diversificato. Mentre in Italia siamo ancora fermi alla polarizzazione liceo-università-laurea da una parte e istituto-tecnico-dove-sbattere-quelli-che-non-si-vogliono-laureare dall'altra, in Germania esistono molte più passaggi intermedi tra gli estremi di chi va a lavorare a 15 anni con il minimo di scolarizzazione e chi si dedica alla ricerca speculativa pura. Perché, visto che non siamo più nell'800, la maggior parte dei lavori richiedono conoscenze specifiche, pratiche ma intellettuali, che si devono insegnare dopo il liceo ma che non richiedono 5 o 6 anni di studi teorici.

Quando mi chiedono se in Italia non possiamo essere come in Germania, rispondo di no. Ma non perché i cittadini tedeschi siano antropologicamente diversi da noi, perché non è così. È che il sistema complessivo è radicalmente diverso. E se lo applicassimo da noi così come è succederebbe in finimondo, ma non per modo di dire.

La quasi totalità dei dipendenti pubblici italiani semplicemente non avrebbe le qualifiche per lavorare, ad esclusione di qualche categoria particolare come medici e infermieri. Se tra i lettori di questo blog ci sono dei dipendeni pubblici, sappiate che - con le qualifiche che avete - non potreste lavorare.

Potremmo cambiare col tempo? No, non credo. Perché. a differenza della Germania di Bismark, oggi l'azione politica e di governo ha bisogno del consenso popolare e il consenso popolare impedirebbe di cambiare la struttura portante del nostro Paese. Vi immaginate un partito che fa campagna elettorale con la promessa di modificare il pubblico impiego in modo che l'accesso filtri ed elimini gli elementi peggiori? Vi immaginate un partito che fa campagna elettorale promettendo di rendere incredibilmente più difficile trovare un lavoro da statale? Io no.

Si poteva fare ad Italia appena unita, quando in ogni caso il governo non si faceva problemi a  cannoneggiare la folla, mandare l'esercito contro i briganti e deportare quelli a cui non stava bene il nuovo corso degli eventi. Purtroppo all'epoca non avevamo la classe dirigente della Prussia e l'occasione è andata persa. Oggi la classe dirigente viene selezionata in base alla capacità di raccogliere consenso e niente di quello che ha reso la Germania quello che è si può fare con il consenso, tutt'altro.

17 commenti:

SpeakerMuto ha detto...

Non so se è davvero come dici tu ma il tuo ragionamento mi piace parecchio.

DuckZ q ha detto...

Certo è che tu i post a metà non li fai! :) Me lo tengo da leggere per domani, si preannuncia uno di quei post da gustare con i pop-corn!

Tommy Angelo ha detto...

Live fast or die trying :-)

r3dz ha detto...

qualcuno diceva che la democrazia è sempre, per sua natura e costituzione, il trionfo della mediocrità.
grande dissertazione.

andrea mig ha detto...

posso esser sincero tommy ?
(generalizzo un po' anch'io, non me ne volere)
il senso del tuo ragionamento mi sembra:la nazione italia va a meretrici, la colpa e' forse della nazione nella sua interezza?nooooooo, poverini,la è colpa delle malvagie elite (immutabili nei secoli, questo sia chiaro).e allora io rilancio, e se le elite sono tardive la colpa di chi è?......a me sembra il famoso gioco dello scarica barile

andrea

Tommy Angelo ha detto...

Non mi pare di aver dato giudizi di merito, quelli li lascio al confessore. Che le minoranze economiche e culturali al potere siano le responsabili della direzione del gruppo cui appartengono è una mia opinione, ma penso abbia un certo riscontro nella realtà: un'azienda dipende più dalle scelte dei dirigenti che dall'operato dei lavoratori, mi pare una cosa evidente.

I dati che ho riportato nel post non sono invece opinioni, sono questioni accertate e su cui non c'è disaccordo. La Germania ha fatto quello che scrivo, e il risultato è uno stato che funziona meglio di quello italiano, dove è stato fatto l'opposto. Ovviamente si potrebbe negare questo rapporto di causalità, ma allora bisognerebbe trovare un'altra causa a partire dai dati noti (e non credo che "gli italiani sono imbecilli" sia un dato da prendere in considerazione).

E se la Germania ha deciso per prima al mondo di rendere ingegneria una facoltà universitaria a pieno titolo, non è stata responsabilità dei tedeschi tutti, ma di chi aveva il potere di decidere su queste cose.

Poi è chiaro che il motivo delle differenze tra classi dirigenti può essere ulteriormente investigato e per fare questo si deve fare un altro passo indietro nella storia. Nel nostro caso, è evidente il legame che c'è tra Protestantesimo, con la sua attenzione verso lo studio, la morigeratezza dei costumi ed il lavoro come forma di perfezionamento morale, e la classe dirigente tedesca.

Io mi sono fermato ad un certo punto, il 1871, ma come ogni discorso di carattere storico ogni paletto temporale è una convenzione che si utilizza per economia del discorso.

UrielFanelli ha detto...

Ottimo. Direi che concordo.

r3dz ha detto...

non credo di aver compreso il punto Tommy.
il mio commento voleva semplicemente esprimere una mia personale opinione, seppur esternata per mezzo di una citazione altrui, che ritengo purtroppo piuttosto fondata e che peraltro mi pare piuttosto attinente ai fatti che riporti nel post (torre d'avorio, guglielmo, germania chiusa alle istanze popolari ecc).
non volevo attribuirti giudizi di sorta o contestare alcunché!

Tommy Angelo ha detto...

Oddio scusa ho risposto al commento sbagliato! :-)

La dashboard di Disqus sembra la città delle Micromachines ed è facile selezionare la cosa sbagliata...

Tommy Angelo ha detto...

Non mi pare di aver dato giudizi di merito, quelli li lascio al confessore. Che le minoranze economiche e culturali al potere siano le responsabili della direzione del gruppo cui appartengono è una mia opinione, ma penso abbia un certo riscontro nella realtà: un'azienda dipende più dalle scelte dei dirigenti che dall'operato dei lavoratori, mi pare una cosa evidente.

I dati che ho riportato nel post non sono invece opinioni, sono questioni accertate e su cui non c'è disaccordo. La Germania ha fatto quello che scrivo, e il risultato è uno stato che funziona meglio di quello italiano, dove è stato fatto l'opposto. Ovviamente si potrebbe negare questo rapporto di causalità, ma allora bisognerebbe trovare un'altra causa a partire dai dati noti (e non credo che "gli italiani sono imbecilli" sia un dato da prendere in considerazione).

E se la Germania ha deciso per prima al mondo di rendere ingegneria una facoltà universitaria a pieno titolo, non è stata responsabilità dei tedeschi tutti, ma di chi aveva il potere di decidere su queste cose.

Poi è chiaro che il motivo delle differenze tra classi dirigenti può essere ulteriormente investigato e per fare questo si deve fare un altro passo indietro nella storia. Nel nostro caso, è evidente il legame che c'è tra Protestantesimo, con la sua attenzione verso lo studio, la morigeratezza dei costumi ed il lavoro come forma di perfezionamento morale, e la classe dirigente tedesca.

Io mi sono fermato ad un certo punto, il 1871, ma come ogni discorso di carattere storico ogni paletto temporale è una convenzione che si utilizza per economia del discorso.

bionda84 ha detto...

Non è nè lungo, nè noioso. E' sconfortante, giusto quello. 

Tommy Angelo ha detto...

Tornata in Italia eh :-)

bionda84 ha detto...

Mpf.

fabristol ha detto...

Ottimo post. Credo che il punto nodale del discorso si trovi in quel: lo Stato in Italia è usato dalle masse per trovare un posto di lavoro a vita mentre in Germania no. La cultura del parassitismo è insita nell'italiano medio o è solo una questione storica?

Tommy Angelo ha detto...

Aspetta, anche in Germania la gente cerca il posto statale per mettersi a posto a vita. Solo che lo Stato filtra preventivamente, perché non vuole il parassita.

Se hai intenzione di fare il parassita qui credo che l'unica alternativa sia vivere con il sussidio chiamato Harz IV, ma ti tramuti in un emarginato sociale che passa le giornate a bere birra (ti posso assicurare che quelli che vivono così ti fanno stringere il cuore al pensiero di come passano la loro intera esistenza). Tecnicamente è gente che vive attaccata alla mammella statale, ma in pratica vivono talmente ai margini che non influiscono minimamente sul resto della società.

fabristol ha detto...

"Solo che lo Stato filtra preventivamente, perché non vuole il parassita."
Ma lo stato è fatto di persone, non è mica un'entità a se stante. Come possono i tedeschi evitare che il parassitismo entri dentro le istituzioni quando "anche in Germania cerca il posto statale a vita"?
A mio parere è la cultura, non la diversa struttura dello Stato -che, ripeto, è un'entità inesistente come la società- a fare la differenza.

Tommy Angelo ha detto...

Intendo le leggi e i regolamenti in base a cui è organizzato il reclutamento dei dipendenti statali. Stato per economia di spazio :-)

È infatti la cultura che fa la differenza, è quello che ho scritto nel post: la scuola, la burocrazia e l'accesso al lavoro sono stati regolamentati nel tempo in modo tale che le conseguenze sul lungo periodo sono un Paese che funziona meglio di altri.

Per esempio - e spero non si offenda nessuno - è tradizione in Italia che le forze dell'ordine siano reclutate tra chi non è esattamente un premio nobel. In Germania no, per entrare in polizia bisogna passare delle durissime selezioni.

Risultato? In Italia abbiamo la stessa polizia di cui si lamentava Manzoni nell'800, in Germania no. In Italia abbiamo 4 mafie indigene più tutte quelle locali, in Germania no.