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Spic & Span

Prendete una casalinga, di quelle brave che tengono la casa tirata a specchio, sempre in ordine, che sanno fare la spesa oculatamente, non sprecano una lira, e poi cucinano daddio e stirano le camice che guardi signora mia nemmeno nelle stirerie professionali.

Ora, fareste mai progettare una casa a questa casalinga? No ovvio, come fa? Le mancano la cultura e le conoscenze tecniche. Moralmente lei è ineccepibile e se le date in mano una casa bella e finita state sicuri che risplenderà così tanto che la si vedrà dalla Luna. Ma questo non vuol dire niente, se dovete progettarla.

E allora, perché votate il Movimento 5 Stelle?

Dichiarazione di voto

I sette motivi per cui non andrò a votare:

1. credo di aver dimenticato di comunicare al Consolato il mio ultimo cambio di residenza, così non mi hanno mandato le schede per gli italiani all'estero.

2. abito all'estero, non leggo i giornali, non guardo la tv italiana, non sono un attivista politico; ciononostante sono riusciti a rompermi le palle con questi referendum all'incirca 100 volte al giorno. Non so neanche come abbiano fatto. Devono essere usciti dai fottuti muri, non c'è altra spiegazione. Avemo capito, mannaggia la miseria, basta!

3. qualunque movimento politico o culturale che prolifera su Facebook e Twitter è letame. E in vita mia sui cumuli di letame non ho mai visto nascere i fiori.

4. e che qualcuno provi a venirmi a parlare delle rivolte nel Vicino Oriente. Che ci provi. Gli mostrerò che pugni che c'ho nelle mani.

5. i maledetti referendum non possono "abolire il nucleare", non possono impedire "la privatizzazione dell'acqua", non possono mutare l'acqua in vino. L'unica cosa che possono fare è abolire una legge, un articolo di una legge, un comma di un articolo di una legge. 

6. se togli un pezzo di legge, niente - ma proprio niente - impedisce che ne venga fatta un'altra peggiore. 

7. ai seggi non si può fare un ballo lento, non si può fare un ballo forte, non si può fare il gioco della bottiglia, non c'è amicizia, non c'è cortesia. 

¡Ay Carmela!

Andando così a memoria, senza consultare alcuna fonte, non mi par di ricordare alcuna manifestazione di protesta quando il governo spagnolo gonfiava una bolla speculativa enorme, destinata a fare la fine di tutte le bolle.

Sono abbastanza sicuro di ricordare che la Spagna veniva sperticatamente elogiata come esempio da seguire, come governo illuminato e faro da seguire nella buia notte di vacche nere che avvolgeva l'Italia. 

Sempre a memoria, ricordo che tutti dicevano di voler andare in Spagna, perché c'è il lavoro e poi si sta in piedi a bere fino alle quattro di mattina, non come quello schifo di Italia, il Paese dei vecchi che non ti lasciano stare in piedi dopo le otto.

E adesso che è arrivato il conto, come se niente fosse, c'è gente che continua ad elogiare la Spagna che vuole fare la rivoluzione, non come in Italia che non facciamo mai niente.

Fuuuuuuuuu

Allevatori contro imbottigliatori

Le grandi illuminazioni avvengono quando si sta facendo qualcosa di assolutamente non correlato alla scoperta. La mela, la gravità, Newton. Allora, io in questa estate di mondiali di calcio mi sono dovuto sorbire un bel po' di partite, quelle cose tipo Giappone-Camerun o Slovenia-USA. Cosa può succedere a guardare la nazionale di un Paese che chiama “football” uno sport che prevede di portare in giro con le mani una palla che non è nemmeno una vera palla? (la battuta non è mia, l'ho presa dal comico John Cleese. Impara, Luttazzi)

Succede che ti metti a tifare a favore o contro. Perché? C'è un motivo? No, non c'è alcun motivo per sperare che il Giappone batta il Camerun. A posteriori si può razionalizzare questo atteggiamento spiegando a vostra moglie che siete cresciuti guardano Holly e Benji, ma non è così.

O meglio, il motivo è che si fa il tifo per fare il tifo. È un istinto naturale. Date due fazioni, si tende automaticamente a parteggiare per l'una o per l'altra, anche se non se ne ricava alcun utile materiale o spirituale.

Sempre durante i mondiali, un giorno in pausa pranzo stavo parlando del più e del meno con la padrona, quando la si butta in politica e arriva la domanda “ma perché la gente vota Berlusconi”. Domanda che per uno straniero è lecita, visto che non è possibile trovare qualcuno che voti Berlusconi o a cui piaccia Berlusconi. Il dubbio è il seguente “ma se fa così tanto schifo come dite, perché lo votano?”

E lì ho avuto l'illuminazione. Perché votano Berlusconi? Perché è una delle due opzioni disponibili, quindi tendenzialmente metà degli elettori voterà per la sua fazione. Quando c'erano la DC e il PCI, si votava o DC o PCI; quando sono caduti, abbiamo forse smesso di votare? Giammai! Avevamo altre due opzioni, abbiamo continuato a sceglierne una, come se niente fosse.

E qui si spiega anche il potere mediatico reale di Berlusconi, in maniera più convincente di quello che si sente dire di solito. Berlusconi ha tre televisioni nazionali e bel po' di giornali. Quando si butta in politica, riesce a farsi passare come l'alternativa alla sinistra. Grazie all'enorme potere comunicativo della televisione e dei suoi volti familiari crea l'immagine di una coalizione di destra che non esiste se non sulla carta (Forza Italia non è mai esistita, l'MSI era un partitucolo, la Lega prendeva voti in – quante? – 5 regioni italiane) quale alternativa all'unica forza politica di un certo peso rimasta, il PDS.

A quel punto tutto il corpo elettorale si è trovato di fronte all'alternativa Berlusconi o PDS. Non importano i programmi, la storia, la politica, le ideologie: ci sono due fazioni e io devo sceglierne una. Tanto è gratis, nessuno sa cosa voto, e sono anche convinto che se vince una delle due fazioni avrò dei vantaggi diretti oppure, se non vince l'altra, non avrò degli svantaggi tangibili.

Tutto qua. Se domani Berlusconi sparisse e il PD sparisse e ci trovassimo come alternativa il Partito degli Allevatori di Mio Mini Pony contro il Partito degli Imbottigliatori di Aria Fritta, il corpo elettorale si spaccherà a metà, e comincerà la stessa solfa che si sente oggi tra i sostenitori di Berlusconi e quelli del PD.

Non è vero che state già pensando se preferite gli allevatori o gli imbottigliatori? Non potete farne a meno, dite la verità. Alla domanda “perché votano Berlusconi”, la risposta è perché Berlusconi è una delle opzioni e, finché ci sarà, prenderà voti. Quando non ci sarà più, qualcuno lo sostituirà e continueremo a scegliere tra le due fazioni. Come se niente fosse.

Deliri d'onnipotenza

Ma a voi non viene mai da pensare cosa fareste se foste a capo di tutto? Io sì. Mi chiedo: cosa farei io se per 100 giorni fossi a capo dell'Italia? Ma non a capo come Napolitano, ma proprio a capo nel senso che per un anno si fa come dico e non si discute... Carta bianca per 100 giorni e poi a casa.

Non è facile rispondere. Cioè, uno può dire “farei questo e quello”, ma non sarebbe mai sicuro di come va a finire la cosa. Allora ci si pensa con più calma. Ecco cosa farei nei miei 100 giorni a capo dell'Italia.

  1. Abolizione dell'esercito professionale e introduzione della leva obbligatoria di un anno per maschi e femmine. Conversione ad una milizia territoriale. Obiezione di coscienza limitata ai casi di comprovata presenza di una coscienza. Conseguente ritiro dalle missioni all'estero e l'esercito torna a difendere i confini nazionali al di qua dei medesimi, come è naturale che sia.

  2. Blocco di tutte le opere pubbliche a data da destinarsi.

  3. Blocco di tutti gli aiuti di Stato e comunitari.

  4. Blocco dei finanziamenti pubblici ad attività private di qualsiasi genere (partiti, giornali, cliniche e scuole compresi).

  5. Abolizione della Rai (non privatizzazione: abolizione). Azzeramento di tutte le leggi sulle telecomunicazioni e creazione di un libero mercato televisivo e radiofonico.

  6. Trasferimento di tutti i giudici, i magistrati, i prefetti e gli alti gradi delle forze dell'ordine.

  7. Obbligo per i dipendenti statali di lavorare 40 ore a settimana (e non per il doppio dello stipendio).

  8. Separazione tra previdenza sociale e pensioni e contestuale passaggio ad un sistema per cui chi lavora mette soldi da parte per sé e non paga i pensionati attuali.

  9. Abolizione delle province e accorpamento dei comuni più piccoli.

  10. Le tasse devono rimanere il più vicino possibile al contribuente (Comune e Regione) e solo una frazione minima deve arrivare a Roma.

  11. Drastico abbassamento delle tasse.

  12. Legalizzazione di droga e prostituzione.

  13. Scuola. Si torna ad insegnare solo le materie serie: leggere, scrivere e far di conto; italiano, matematica, scienze, inglese, storia, geografia e poi negli istituti superiori le varie materie di indirizzo. Stop assoluto alla fuffa, all'educazione civica, ai giorni delle memorie e a Dio sa cos'altro riempie la testa dei ragazzini al giorno d'oggi. Abolizione dell'insegnamento di qualsiasi religione.

  14. Abolizione del Concordato: gli appartenenti alla gerarchia cattolica sono cittadini come tutti gli altri e le loro proprietà sono fatte della stessa sostanza di tutte le altre, quindi non c'è bisogno di mettersi d'accordo su niente.

  15. Abolizione di tasse e balzelli su carburanti, sigarette e alcolici.

  16. Riduzione del numero di parlamentari nazionali e limitazione delle loro competenze a pochi ambiti, quali la difesa, le emergenze sanitarie e naturali e poco altro. Il resto va alle Regioni e ai Comuni.

  17. Licenziamento in tronco e denuncia per mancata ottemperanza degli obblighi contrattuali di tutti i medici “obiettori”. Se lavorate per un ospedale pubblico, fornite tutte le prestazioni previste; se la vostra coscienza non ve lo permette, apritevi il vostro studio e fate quello che vi pare.

  18. Divieto a chiunque abbia rivestito una carica elettiva di potersi candidare per qualsiasi altra.

  19. Abolizione di tutti i segreti di Stato applicati finora.

  20. Varie ed eventuali dettate dall'estro del momento.

Lo so, lo so che si alzeranno alte le grida e so anche il perché ma non importa. Il primo obiettivo è fare in modo che tutta la popolazione riceva un'adeguata preparazione militare. Non c'è libertà senza la possibilità di difenderla. Secondo obiettivo è eradicare la criminalità organizzata senza leggi o magistrati, ma semplicemente affamandola. Niente più soldi da droga, prostituzione e comunità europea, niente più mafia. Terzo obiettivo: troncare ogni forma di corruzione, che manda in fumo miliardi ogni anno e spesso provoca morti (a causa di costruzioni fatte al risparmio). Poiché la corruzione esiste per lo più negli appalti e nelle opere pubbliche, e per il resto nelle sovvenzioni pubbliche, si smette con tutte queste cose e cessa anche la corruzione.

L'obiezione “ma si perderanno un sacco di posti di lavoro” è sensata. Ma purtroppo per voi quello è proprio l'obiettivo. Far perdere il lavoro a tutti quelli che campano alle spalle degli italiani che lavorano: che sia la Fiat, il direttore di qualche clinica privata o il palazzinaro di un comune di 5000 abitanti. Tutti costoro perderanno il lavoro e smetteranno di succhiare soldi al contribuente. Deve essere così.

Direte “eh ma il sud e i problemi e la disoccupazione”. No, per niente. È ora di smetterla con queste sciocchezze. Basta soldi e lavori pubblici al sud e lasciate che mafiosi e parassiti rimangano senza lavoro. È ora di lasciare che le persone perbene possano costruirsi una vita dignitosa senza dover lavorare per mantenere i parassiti. Direte “eh ma la mafia”. La mafia niente: vi ho appena dato una milizia territoriale, avete le armi e sapete usarle. Arrangiatevi.

Direte “ma la gente che perde il posto di lavoro”. Perderanno il lavoro quelli che vivono di soldi pubblici e questo non è un effetto collaterale, ma uno degli obiettivi. Contemporaneamente però rimarranno molti più soldi in tasca alla gente, che quindi ne avrà da spendere per le cose che interessano davvero.

Direte “ah ma tu sei un neoliberista che vuole che i ricchi diventino sempre più ricchi”. No, per niente. Semplicemente penso che quando lo Stato si fa mallevadore di criminali e corruttori va fermato ed al più presto. Quando lo Stato diventa il modo per vivere alle spalle dei propri concittadini va fermato.

Direte “ah ma all'estero il welfare per tutti gratis”. Sciocchezze. I programmi di assistenza sociale funzionano bene nei Paesi con pochi abitanti, dove le tasse non si allontanano mai dal contribuente e dove il lavoro c'è. Per il resto credete che sia diverso dall'Italia? In Germania vengo decurtato della metà del mio stipendio perché lo Stato ha deciso di finanziare l'industria automobilistica e le banche, mentre io, oltre ad avere un'assicurazione sanitaria privata, devo pagarmi una pensione integrativa perché, grazie alle mirabili politche sociali tedesche, sarà buona appena per comprarmi i pannolini. Nel frattempo però devo mantenere tutti quelli troppo stanchi per lavorare, o troppo impegnati a bere birra o a guardare la tv al plasma, o pagare lo stipendio a quelli che lavorano nelle ONG che “aiutano” i Paesi in via di sviluppo, o pagare la retta agli studenti universitari parcheggiati da qualche parte a bere birra. Se non è chiaro, i soldi delle tasse servono per far arricchire i già ricchi, non penserete davvero che servano a “redistribuire la ricchezza”?

Direte “eh ma guarda in America come sono messi”. Francamente dell'America non me frega niente. Non vivo in America, non sono americano e i due Stati che si fregano o si sono fregati i miei soldi sono l'Italia e la Germania. Qui non è l'America e qui le cose funzionano in maniera diversa.

Se il programma non vi va bene, io resto in carica solo 100 giorni, poi potete tornare a finanziare la mafia e i falsi invalidi quanto vi pare.

Attrazione fatale

Avete presente Attrazione Fatale, mitico film dell'87 con Glenn Close? Lei che usciva dalla doccia brandendo un coltellaccio era diventata l'icona della follia irrazionale e persecutoria. Mi è venuta in mente l'altro giorno, quando ho aperto la cassetta delle lettere e ho trovato questo: E giuro che ha tentato di uccidermi! (e comunque mai avrei pensato che potesse arrivarmi una lettera intestata "Stato". Aggiunge orrore all'orrore) (e comunque se proprio devono comprarmi, dovrebbero offrirmi qualcosa in più che non il biglietto del treno regionale all'interno dei confini italiani)

Propaganda che vince non si cambia

Tradizionalmente le teorie che attribuiscono una certa situazione politica ad una cospirazione messa in atto da entità extrapolitiche e sovranazionali appartiene ad un'area che potremmo definire di “destra” (con tutte le cautele del caso). Il fascismo trasse il proprio sostegno inizialmente incolpando gli “imboscati” per il disastro della, pur vinta, Grande Guerra e poi agitando il pericolo bolscevico che stava per mettere le mani sull'Italia. Il nazionalsocialismo additò gli ebrei come causa di tutte le disgrazie della Germania, agevolmente accoppiando l'ebraismo al bolscevismo. In seguito, quando le vicende politiche fecero perdere a Italia e Germania il sostegno britannico, ebrei e bolscevichi divennero un tutt'uno con la finanza anglosassone.

Il processo è abbastanza intuibile: alla ricerca del consenso tra le masse si fa leva sulle paure del popolino e si addita come causa unica di tutti i problemi una parte minoritaria del corpo sociale, indicandola come un agente di entità quasi onnipotenti ma invisibili e dipingendo il potere in carica come vittima di un potere più forte. In questo modo è possibile mettere in atto azioni concrete di repressione senza doverne pagare le conseguenze: picchiare, derubare, perseguitare, imprigionare, deportare e uccidere anarchici o ebrei non comporta alcun problema di perdita del consenso o di supporto economico e politico, essendo ebrei ed anarchici pochi, deboli e poco amati dal resto della popolazione.

Agente della finanza anglosassone

Durante la guerra fredda, la nuova potenza egemone ha potuto continuare questo schema, teorizzando un'enorme cospirazione planetaria creata dall'Unione Sovietica i cui agenti si erano infiltrati nei gangli vitali dell'apparato statale e della società americana, creando il clima adatto all'accanimento contro l'avversario politico. Nel frattempo le teorie che coinvolgevano gli ebrei e i comunisti non sono morte, ma sono scivolate nell'ombra, covando sotto la cenere dei movimenti di estrema destra.

Quando lo spauracchio dei comunisti ha fatto il proprio tempo, è stato sufficiente teorizzare un complotto planetario retto da entità ancora più fumose del comunismo (che se non altro poteva essere rozzamente identificato con uno Stato ed il suo esercito e le sue spie e la sua propaganda), il Grande Complotto Islamico contro le Nostre Libertà®.

Lo schema si perpetua: il potere crea consenso per mezzo di un capro espiatorio, contro il quale esercita violenza in spregio delle leggi e del buonsenso, sicuro di non trovare alcuna opposizione a quegli atti. Così il governo italiano può rapire, espellere, imprigionare senza processo muratori e autisti di camion, perché farebbero parte di una cospirazione globale volta a trasformare l'Italia in un califfato.

Il futuro califfo d'Italia

La destra italiana è particolarmente capace in questo senso in quanto, oltre ad adeguarsi alla politica dei più potenti imperi americano ed inglese, propone sempre un guizzo nazionalpopolare che ci regala quel tratto di originalità made in Italy. Così la coalizione di destra, che ha la maggioranza dei voti ed è sostenuta e guidata dall'uomo più ricco e potente d'Italia, proprietario di un sistema mediatico capillare e monopolistico, sin dal suo nascere ha sempre adottato lo schema della cospirazione. Il risultato è che nel volgere di 16 anni da quel fatidico 1994, una folta schiera di persone, giornalisti, politici, blogger, editorialisti, ogni volta che incontra qualche critica al sistema politico contemporaneo non allineata alle critiche permesse dal Ministero della Verità grida con gli occhi iniettati di sangue e la bava alla bocca “complottisticomplottisticomplottisti!”, mentre – contemporaneamente – elabora fantasiose quanto complicate (ma pur sempre scopiazzate) teorie della cospirazione in cui ogni agente o accadimento che non vada perfettamente a favore del potere quasi assoluto che esercitano sul Paese fa parte del complotto globale. Quale complotto globale? Chiaramente quello della finanza anglosassone (ding!) che vuole distruggere l'Italia (ding!) e che per fare questo se la prende con il governo di destra (ding!) che sta attuando una politica di autonomia (ding!) a favore del popolo (ding!) in aperto contrasto con la suddetta finanza (ding!). E per impedire che in l'Italia cada in mano loro (ding!) bisogna innanzitutto sconfiggere le sinistre (ding!) che sono i burattini della finanza anglosassone (dinghededinghededì!!!) che controlla i giudici (ding!). Addirittura un noto ministro dalla erre moscia è andato alla tv nazionale rivelando agli italiani che il mondo è governato da una setta di banchieri e finanzieri (ding!) che potremmo definire Illuminati (dindondan-dindondan!!!).

E funziona, non c'è che dire. Persino siti dal magniloquente titolo d'ispirazione marxiana ormai seguono in fila indiana queste teorie della cospirazione.

Va da sé che nessuna di queste persone crede veramente ad una cosa del genere e che la mossa è puramente propagandistica. Le grande ideologie sono cadute, il mondo sta diventando sempre più complicato e gli elettori non si fidano più del potere: è logico che prima o poi qualche potente si riciclasse come nemico dei potenti. Il ministro con la erre moscia, quando si è messo a parlare male degli Illuminati in televisione, sapeva bene che in ascolto c'erano decine di migliaia di persone in attesa di sentir dire queste cose da qualcuno di importante. Più o meno tutti sappiamo che esiste una finanza anglosassone, più o meno tutti sappiamo che essa è potente e più o meno tutti sappiamo che il sistema bancario è un pozzo nero, ma in pochi sanno effettivamente i meccanismi reali quali siano. È un sistema lontano e dai contorni indefiniti. E allora arriva il ministro che dice “sì avete ragione, ci sono i banchieri anglosassoni che comandano tutto e tutti, votate me alle prossime elezioni e gliela faremo vedere noi a quei cattivoni!”

Il sistema è semplice e collaudato: qualche politico viene indagato? I giudici complottano per favorire la finanza anglosassone. Qualche impiegato statale scende in piazza con le bandierine lillà? La sinistra complotta per favorire la finanza anglosassone. Non consegnano le firme per le elezioni amministrative? Complotto contro la politica antimperialista del governo. Di Pietro cerca di coniugare un verbo? La quinta colonna della finanza anglosassone trasmette messaggi in codice agli agenti sotto copertura.

La finanza anglosassone

David Icke

Purtroppo queste astruserie prenderanno sempre più piede. E ancor di più, finché le uniche critiche al sistema sono rottami di socialismo reale e impiegati statali con la sciarpa lillà che gridano “golpe!” per ogni singolo atto o dichiarazione di un rappresentante della destra. Su Facebook.

Promemoria per chi volesse conquistare il mondo: fate sempre la parte dei perseguitati. Sempre e comunque. Se stuprate, frignate perché i poteri forti vogliono uccidere il maschio. Se picchiate, frignate che ha cominciato lui. Se vi arrestano, frignate che questa non è vera democrazia. Non sottovalutate mai il potere della lamentazione. Se siete presidente della Regione, dite che Roma vi vuole distruggere. Se siete Presidente del Consiglio, dite che la Cina/gli Usa vi vogliono distruggere. Se siete Presidente del Mondo, è ora di tirar fuori la storia dei rapimenti alieni. Più potere avete, più dovrete lamentarvi.

Se privatizzare è la cura...

Ormai ho imparato che quando i giornali sollevano una polemica e di conseguenza si alza un gran numero di voci che poi scendono in piazza per salvare il mondo dal pericolo che sta correndo, sono sicuro che l'argomento di cui si tratta è irrilevante o inventato.

Quindi, quando nei giornali si parla di emergenza criminalità e si fanno le ronde, sono sicuro che non c'è nessuna criminalità. Quando si parla di invasione islamica e si portano i maiali in giro per i terreni edificabili, sono sicuro che niente di nuovo si appresta all'orizzonte. Quando si grida al regime e si va tutti in piazza Navona, vado a letto sereno sapendo che non sono mai stato più libero di così. Quando si parla di liberalizzare l'attività di tassista e i tassisti fanno cordone di fronte al Parlamento, non v'è dubbio che di liberalizzazioni non hanno nemmeno mai discusso.

Indovinate quando scatta la polemica sui giornali e si organizzano manifestazioni contro la privatizzazione dell'acqua? Perfetto, non devo aggiungere altro. In questo caso però è più facile, perché saranno 20 anni che “privatizzano”, solo che prima di “privatizzare” devono aver cambiato la definizione ufficiale di tale verbo, e quindi si sa già che “privatizzare” si traduce con “spartire”.

Comunque, di tutti quelli che protestano contro le “privatizzazioni”, nessuno mai che protesti contro una delle più grandi privatizzazioni italiane (senza virgolette), che è sotto gli occhi di tutti e che è così macroscopica da diventare invisibile: la privatizzazione dello Stato, in tutte le sue forme, ai partiti politici.

I partiti, a differenza che quello che pensano in molti, non sono che gruppi di privati cittadini che si associano liberamente per discutere, proporre e portare avanti le proprie idee. Sono quindi delle entità private, ma non nel senso di esercizio commerciale volto al profitto economico: sono private al pari del club della briscola, dell'associazione sportiva e così via. Infatti la Costituzione, se da un lato stabilisce che i cittadini abbiano il diritto di formare partiti, non attribuisce ai partiti alcun ruolo istituzionale. Né glielo attribuisce la legge. Questo perché, in una democrazia parlamentare rappresentativa come la nostra, il principio che ne sta a fondamento è la sovranità del popolo, esercitata dalla Camera dei Rappresentanti. Non la Camera dei Partiti, né la Camera delle Scuole di Pensiero. La rappresentatività significa che i cittadini votano una persona e questa ottiene un seggio in Parlamento, facendosi portavoce delle istanze dei propri elettori.

Dal punto di vista dei principi ispiratori, il partito politico non esiste come parte del meccanismo di rappresentanza. Esiste solo come diritto dei cittadini di associarsi.

Ancor meno il partito esiste nella legge e nei regolamenti che ordinano il voto. Ad ogni tornata elettorale, dal quelle comunali a quelle nazionali, il sistema prevede che si formino delle liste di candidati che devono raccogliere un minimo di firme per poter partecipare. Per 50 anni la DC e il PCI, ogni volta che c'era un'elezione, dovevano presentare una lista di candidati, con nome e simbolo, e raccogliere le firme. Ad ogni elezione. Il che significa che finché sono esistiti, i due più grandi partiti italiani hanno dovuto cercare le firme millemila volte all'anno, vista la frequenze delle elezioni nel nostro Paese. Che significa? Significa che per la legge quei partiti non esistevano, cioè non avevano più diritti del circolo di cucito della moglie del sindaco. Non avevano nessun diritto preventivo di partecipare alle elezioni. Erano delle associazioni di cittadini. Certo, poi in pratica il PCI presentava una lista che si chiamava PCI e aveva come simbolo la falce e il martello e di conseguenza la percezione era che il partito fosse la lista. Ma non era così.

Non è finita. Quando i parlamentari venivano eletti, nemmeno la lista con cui si sono candidati esisteva più (essa “serviva” alle elezioni solamente). E' per questo motivo che in Parlamento esistono i gruppi parlamentari. Perché la legge dice che in Parlamento siedono dei singoli rappresentanti del popolo, che hanno la possibilità di riunirsi in gruppi con un loro portavoce e tutte queste cose. Anche in questo caso, una volta eletti, i parlamentari iscritti al PCI formavano un gruppo parlamentare chiamato PCI con simbolo falce e martello, del tutto indistinguibile dal partito e dalla lista per chi non avesse particolare occhio per queste sottigliezze.

Come è evidente, almeno in teoria lo Stato repubblicano non riconosce il partito politico come una parte di sé, non lo intende come parte del processo democratico, né come istituzione pubblica. Eppure in Italia ogni singolo aspetto dello Stato e dell'Amministrazione è in mano a quel manipolo di partiti che lo occupano stabilmente, in spregio ad ogni principio di legge e di buon senso.

Questa situazione è talmente accettata che non solo è opinione comune che il Parlamento sia la sede naturale dei partiti, ma quando la legge elettorale è stata modificata l'ultima volta in modo da attribuire ai segretari di partito il potere di stabilire prima delle elezioni e senza mandato popolare la composizione del Parlamento, nessun giornale ha imbastito polemiche internazionali per cercare di modificare le cose. Il motivo è persino banale: siccome questa spartizione del potere ha interessato tutti i partiti politici, nessun giornale ha avuto la pensata di, maddai, andare contro i propri referenti politici.

E così tutti quelli che protestano per la “privatizzazione” dell'acqua (che non esiste), poi vanno diligentemente a votare per quelli che hanno privatizzato (senza virgolette) un'intera Nazione, rendendola una proprietà a disposizione di soggetti privi di qualunque legittimazione legale o morale per mantenere la posizione che occupano.

La cosa divertente è che dovete leggere questi riassuntini della Bibba Civile da un blogger che qui a destra tiene almeno 4 o 5 link a siti anarchici e antistatalisti. Vorrà dire qualcosa?

E' un po' come quando il blogger in questione, privo di qualunque afflato religioso di sorta, si trova a dover spiegare a sedicenti cattolici la Bibbia (quella vera) – anzi, un giorno penso che andrò a chiedere alla mia catechista in che anno Maria è stata proclamata theotokos e cosa significa.

Io però ve lo dico: per ora è andata così, ma da oggi in poi le consulenze me le faccio pagare.

Le streghe sono andate via

C'è una cosa che apprezzo molto nelle donne: non amano parlare di politica. Una conversazione con una donna parte sempre col piede giusto, perché so che non arriveremo a parlarne, a meno che non sia io a farlo (e non lo faccio). Dev'essere la mancanza di quella componente tipicamente maschile che rende necessario appartenere ad un gruppo e inscenare una guerra ritualizzata contro un altro gruppo. E' lo stesso motivo per cui le donne non seguono il calcio. Ora che ci penso, nel mio ufficio i maschi parlano sempre di politica e di calcio, alternando i due argomenti in maniera assolutamente semplice ed automatica, senza cambiare tono di voce né modo d'argomentare.

Se avete la licenza elementare, saprete che se c'è una caratteristica intrinsecamente buona nell'essere donna, puntualmente si presenterà una femminista a volerla distruggere. Io, che ho anche la terza media, ho da poco scoperto che, per sapere quale sia il perbenismo degli anni duemila, bisogna leggere il sito di Micromega. E' davvero meraviglioso. Hanno tutte queste ricettine semplici semplici per salvare il mondo, solo che si vede benissimo che chi scrive viene da un mondo altro, leggermente meno schifoso di quello in cui viviamo noi. Immaginate di essere stuprati da Lexington Steele e mentre siete in ospedale che ancora cercate di capire come abbiate potuto non vedere quel dannato treno, arriva uno di Micromega on-line e cerca di spiegarvi perché nella nostra società il massaggio prostatico non è sufficientemente valorizzato. Rende l'idea?

Poiché tutto ciò che era rivoluzionario diventa col tempo perbenismo della peggior risma, era inevitabile che anche il femminismo divenisse una nuova forma di perbenismo. E siccome Micromega sta diventando il campione del perbenismo, non poteva dedicarci il suo bravo articoletto femminista.

Che inizia subito bene: “L’ 82% dei senatori, il 79% dei deputati e il 77% dei ministri sono uomini”. Bene, che c'è di male? Se fossi una donna sventolerei con orgoglio questi dati. Andrei da mio marito e con aria beffarda gli farei vedere chi sono quelli come lui. Girerei per strada a testa alta sapendo che così poche appartenenti al mio genere sono dei politici. Invece per le articoliste questa sarebbe una forma di discriminazione. Non riesco a capire il perché: è risaputo che le donne non amano il tifo e l'imbrancamento tipicamente maschili e quindi evitano le assemblee e gli stadi. Ottimo, no? Cioè, le donne avranno altri difetti, ma questo è indiscutibilmente un punto a loro favore. Invece no. La tesi proposta è che bisognerebbe arrivare ad un Parlamento col 50% di donne.

Leggendo l'articolo, capisco che le autrici hanno un po' di confusione in testa. Secondo loro, se metà della popolazione è composta da donne, allora metà dei parlamentari dovrebbe essere donna; se così non è, vuol dire che gli uomini imbrogliano. Qualcuno dovrebbe spiegare loro che il Parlamento non rappresenta la composizione statistica della popolazione, altrimenti la politica dovrebbe essere gestita come un sondaggio. Cioè, dovrebbe fare quello di cui viene sempre accusato il Berluscone. Il Parlamento invece rappresenta la volontà degli elettori che, per quel che ne sappiamo, potrebbero un giorno voler mandare a Montecitorio i più noti dj della Romagna, e non gli si potrebbe dire niente.

Ma le nostre intrepide redattrici non sono così sprovvedute. Loro sanno benissimo che la composizione del Parlamento non dipende dalla volontà degli elettori, visto che viene stabilita a tavolino da associazioni private non elette, i partiti. Ma siccome scrivono per il sito del nuovo perbenismo, si guardano bene dal dire una cosa del genere. Però devono anche trovare un modo per cambiare le cose. Quindi le suffragette cosa fanno? Scrivono un cento righe per arrivare a proporre che i partiti siano obbligati a candidare delle donne per una cifra che arrivi al 50% del totale dei candidati.

Capito le furbacchione? Sanno benissimo che i giochi politici sono fatti dalle segreterie di partito e che le elezioni sono solo un rito privo di significato, solo che a loro non interessa questo. A loro interessa arrivare alla cadrega e per ottenere la cadrega bisogna che il partito decida che loro arriveranno alla cadrega. Soluzione: facciamo una legge che obblighi i partiti a decidere che loro arriveranno alla cadrega. Mefistofelico.

Per educazione non farò notare che non gli è nemmeno passata per la testa l'idea che, se fosse vero che metà dell'elettorato vuole delle donne parlamentari e Presidenti del Consiglio, basterebbe candidare un po' di donne in una lista indipendente e vincerebbero a mani basse tutto il vincibile, totalizzando più voti di tutto il vecchio Pentapartito messo insieme. Meglio pretendere che gli altri ti assicurino il posto in prima fila, naturalmente.

Comunque basta avere pazienza, con il tempo ascolteremo sempre più personaggi di tal fatta, che propongono le idee più strampalate pur di ottenere un scranno del valore di 20000 euro al mese più pensione e viaggi gratis. Aspettate solo che il Berluscone si tolga di torno e finalmente potremo goderci degli spettacoli come si deve. Prepariamo il popocorn.

(E questi sono i progressisti che operano per un mondo migliore. Non immagino neanche che proposte possano fare gli altri).

Intermezzo sondaggistico

Mentre completo il post a continuazione del precedente come promesso, visto che ci sono mi metto a testare i sondaggi di Blogger. Perché un sondaggino, ora come ora, lo vorrei proprio fare, tanto per capire che aria tira.

E insomma, siamo arrivati a – credo – una decina di politici fino ad oggi. E mi chiedevo. Cioè... quanti altri ne dovranno beccare a tirare bamba e a pagare prostitute perché la smettiate non solo di votarli, ma anche di prenderli sul serio e di fare discorsi tipo “ah ma la politica economica di Tizio nel breve periodo porterà l'Italia allo sbando.” “No guarda, il programma di Caio evita di parlare dei riflessi strutturali che l'introduzione dell'aliquota differenziale causerebbe”, quando Tizio e Caio passano il loro tempo libero fatti come susine?

Riflessioni a margine di una giornata d'autunno

Ieri pomeriggio passeggiavo per la grande via dello shopping, indossando il mio completo in tweed e assaporando la mia pipa Dunhill, e ripassavo con la memoria i brani più noti del diario del conte di Wellington, quando una gazzarra assai peculiare mi ha distolto dai miei pensieri. Torto il collo in direzione del frastuono, ho scorto un assembramento di persone di fronte ad un palco eretto nella piazza. Ho riconosciuto subito una tipica manifestazione della cultura pop contemporanea: la campagna elettorale. In effetti da un po' di tempo la città è tappezzata da manifesti pubblicitari che recano dei messaggi inintelleggibili perché scritti seguendo la grafia tipica degli SMS e delle chat: una lunga lista di SPD, CDU, FDP, LG, MFG... avrei dovuto pensarci.

Non fraintendetemi, io sono un grande estimatore della cultura pop: mi è dispiaciuto che Michael Jackson sia morto; i Queen sono parecchio simpatici e trovavo Christina Aguilera adorabile, prima che diventasse un'attrice hard. Anche se non comprenderò mai il fanatismo e gli schiamazzi di fronte ad un palco.

In quel gran baccano sono riuscito a cogliere due o tre parole, che poi sono le stesse che tutti vanno ripetendo da settimane (cioè da quando hanno visto che la Linke ha stravinto gridandole ad ogni angolo di strada): “basta soldi alle banche”; e non ho potuto fare a meno di pensare ad uno di questi signori quando sarà al governo.

M'immagino la prossima crisi di liquidità delle banche e vedo un rappresentate dei banchieri che si incontra con il politico.

I due si siedono e sanno già quale sia lo scopo dell'incontro. Il politico parte dicendo che ovviamente lui non può dare alle banche in difficoltà nemmeno un centesimo, principalmente perché ha promesso l'esatto contrario due mesi prima e perché ha già finanziato a fondo perduto l'industria automobilistica per tre volte nel giro di una settimana.

A questo punto il banchiere assume l'espressione tipica del tedesco quando ti sta per inculare: sorriso largo e compiacente, aria bonaria e pacioccosa e inizia a parlare come se si rivolgesse ad un bambino di 6 anni. “Signor politico, lei non capisce. Lei deve darci i soldi, perché altrimenti se lei non ci da i soldi, noi diciamo a tutti che non ne abbiamo più e ci rifiutiamo di darne ai nostri correntisti, cioè ai suoi elettori. In questo modo scateniamo una bella ondata di panico, che spingerà tutti i suoi elettori a ritirare i propri soldi da tutte le banche, che non potranno fare fronte alla richiesta e dovranno chiudere. Ci prenderemmo tutti i soldi delle imprese e smetteremmo di fare credito a chiunque. A questo punto solo l'Onnipotente sa cosa potrebbe succedere. Forse la fine del mondo?”

Il politico, che non sa resistere al fascino di un uomo autorevole che gli dice con gentilezza cosa fare, si limita a fare sì con la testa, estrae il blocchetto degli assegni e chiede iniziare il salvataggio mettendoci i propri soldi.

A quel punto mi sono rimesso la pipa in bocca e ho continuato la mia passeggiata pomeridiana, sorridendo tra me e me ed invidiando un poco l'entusiasmo di quei giovani per i loro idoli.